Dannati boomers

Tempo fa, ho scritto che l’eredità andrebbe abolita (qui il post). Magari con qualche sistema compensativo per far andare agli “eredi” la casa di famiglia, perché non la perdano, e poi redistribuire tutto il resto. Lo penso ancora ma, come tante cose che andrebbero fatte, funziona solo se si fanno anche altre cose contemporaneamente. In ogni caso l’eredità si sta abolendo da sola, ma non nel modo che proponevo io.

Ammetto di leggere, ogni tanto, tra i vari siti che seguo, anche il Daily Mail, un tabloid rappresentativo di un populismo piuttosto becero e trash abbastanza tipicamente inglese. Lo leggo perché è colorito e soprattutto, come sembra essere diventata la norma per il populismo di destra in tutto l’Occidente, nella sua becerità spesso tratta argomenti tabù in altri ambienti, o coperti da spessi strati di dati e distinguo offuscanti quando ne parlano i media più tradizionali. Bene, ecco il link a un articolo su un fenomeno che mi sembra riguardare la totalità della generazione dei miei genitori vs la nostra. È un’altra forma di abolizione dell’eredità: anziché, come vorrei io, lasciarla alla collettività per redistribuirla, anziché trasmettere la ricchezza per via generazionale come succede di solito, i pensionati semplicemente la sperperano in vacanze, beni di lusso, cene fuori e case e inservienti e una marea di cianfrusaglie che poi si dimenticano persino di avere. Vedo quotidianamente i sessantenni e settantenni di oggi spendere quantità di denaro che io non solo non riuscirei neanche lontanamente a guadagnare, ma nemmeno a scialaquare a quel ritmo. Mi stanca solo l’idea.

Parte del problema è che per noi millennials, per non parlare dei poveretti più giovani di noi, tutto costa di più e il lavoro paga di meno, per cui anche a parità di impegno non possiamo avere quello che hanno loro. Un altro aspetto della questione è che una volta c’erano meno vecchi, adesso ce n’è di più, quindi garantire a ognuno di loro un tenore di vita che per i loro genitori ci si poteva ancora un po’ permettere adesso è diventato proibitivo a livello di società e di spesa pubblica. “Studiare”, poi, non è più la garanzia di un buono stipendio. Per cui “noi” sputiamo pallini per comprare una casa, ammesso e non concesso che qualche banca ci dia un mutuo, facciamo mille “rinunce” e spesso molti rinunciano ad aver figli, mentre i nostri genitori ci regalano con gran fanfara qualche briciola e poi si godono personalmente tutto il resto. Naturalmente ci sono popoli molto più poveri di noi, e questo complica ulteriormente il problema. Mentre c’è gente nel mondo che non può permettersi di curarsi, mentre la catastrofe ambientale getta un’ombra nera sul futuro di tutti, nessuno batte ciglio che la generazione più avvantaggiata della storia bruci enormi quantità di preziose risorse in un consumismo sfrenato e interminabili gozzoviglie.

Una cosa che l’articolo non dice, però, è che i boomer sono la generazione collo di bottiglia: quella che dai propri genitori, perché una volta si faceva così, ha avuto tutto – soldi, case, aiuto con i figli – e ai propri figli non vuole invece dare niente, se non qualche aiutino qui e lì e una casa se proprio avanza. Alcuni vanno addirittura a “godersi la pensione” vivendo all’estero, fregandosene sia degli abitanti dei paesi scelti, che magari non sono contenti di riempirsi di vecchi che per giunta fanno aumentare i prezzi, sia della società e comunità di origine, che ha dato tanto a loro e a cui non restituiscono nulla. Riscuotono e partono.

Dite che non è vero se ne avete il coraggio.

A me non dispiace non avere quello che hanno loro, perché a me il consumismo non piace e sono favorevole a vivere modestamente e redistribuire; al tempo stesso, per fare un esempio, per mettere in pratica il mio ideale di agricoltura sostenibile avrei bisogno di terra o soldi, le banche non me ne danno, i contributi sono una trappola, non sono in grado di guadagnare le somme sufficienti in tempi abbastanza brevi, e quindi oltre a quello che ho già avuto e che purtroppo non basta non c’è niente e infatti ho rinunciato al progetto, e pazienza. Ma il punto non è questo. I punti sono due. Uno è la diseguaglianza, l’ingiustizia, l’enorme sperpero di risorse in un mondo in cui invece bisognerebbe smettere di inquinare, di distruggere, e aiutare chi è davvero povero a stare un pochino meglio. Le persone non dovrebbero comportarsi come se dopo di loro ci fosse, letteralmente, il diluvio.

E la seconda questione è la vuotezza di tutto questo consumare, questo girare, questo cercare il piacere a tutti i costi… io sono d’accordo con l’idea che la vita vada vissuta, che sia un dono, ma mi chiedo se consumare come dannati sia davvero “vivere la vita”, o solo l’espressione di un’insoddisfazione perenne. Se non sarebbe meglio semplicemente stare con la famiglia, i vecchi amici, dare una mano nella comunità, fare qualcosa di utile, piuttosto che queste vacanze “da sogno” una dietro l’altra, senza pace, vite mondane e appuntamenti romantici da ventenni… E poi penso che se in tutte le società umane gli anziani hanno sempre avuto un ruolo, a cui molti ora improvvisamente abdicano, un motivo ci sarà. Se certe cose sono più tipiche della gioventù non significa che non debbano esserci eccezioni, ma che sono eccezioni per un motivo. D’altronde, la nostra è l’era in cui l’eccezione viene elevata a norma. Così crollano gli imperi.

Tra l’altro questa generazione che ormai è anziana ha però spesso a sua volta genitori ancora più vecchi, quelli che le hanno permesso di accumulare questa ricchezza e che adesso, come ringraziamento, si trovano parcheggiati in case di riposo o affidati alle cure più o meno amorevoli di povere donne straniere, mentre i figli si fanno i fatti loro e i nipoti sono troppo impegnati a sopravvivere per dare più di tanto una mano.

Spero, a breve, di potervi presentare un libro, e poi anche altri, che spiega per filo e per segno e dati alla mano cosa intendo riguardo a una buona parte di queste cose che ho appena descritto a grandi linee. Intanto, se vi va, date un’occhiata a cosa dice il trentenne frustrato dell’articolo di cui sopra, che vi garantisco è molto rappresentativo (anche se dai commenti non si direbbe, ma i commentatori del Daily Mail sono come cani rabbiosi), e ditemi cosa pensate. Io sono anni che inveisco contro i pensionati su questo blog, quindi cosa penso lo sapete già.

8 risposte a “Dannati boomers

  1. Nelle mie conoscenze vedo che chi va in pensione (io fra questi) fa la vita di prima, solo piu rilassata. Casi come quelli dell’articolo inglese sinceramente non ne conosco.

    Secondo me il livello di consumi come lo stile di vita o la propensione al risparmio è una costante della persona che fa parte della propria personalità.

    Semmai il problema è che i livelli dei consumi di oggi sono esageratamente alti e sono trasversali alle generazioni. Vedo tante persone mature che si comprano il suv, ma anche tanti giovani lo fanno. Forse i giovani li prendono a rate ma il succo non cambia.

  2. gaiabaracetti

    Forse vivi in una zona molto ricca, in cui è normale per tutti consumare tanto…
    Sono d’accordo con il tuo ultimo paragrafo, meno con quelli precedenti, sulla base della mia esperienza e delle mie osservazioni.
    Tra le mie conoscenze, alcuni miei coetanei sono ben sistemati, mentre altri fanno più fatica, ma di tutti i genitori tra i sessanta e i settanta che conosco, praticamente la situazione descritta è assolutamente la norma. Tutti viaggiano di frequente, comprano seconde case e macchine nuove, fanno spesso shopping, e in alcuni casi sono anche poco disponibili con i nipoti, anche se qui c’è più varietà (ma succede).
    Se invece guardo dai settanta-settantacinque in su, vedo gente che ha speso relativamente poco, avendo risparmiato per i figli. Penso sia una questione generazionale più che individuale. Tra l’altro il paradosso, o forse no, è che i “boomer” di adesso spesso hanno conosciuto ristrettezze nell’infanzia e giovinezza, perché anche i genitori benestanti credevano nel risparmio, e quindi si sfogano ora; noi, che abbiamo avuto aspettative materiali più alte, ora vediamo queste aspettative disattese e siamo frustrati. Consumare meno è un bene, non un male, ma dovrebbe essere fatto da tutti e non solo da alcuni.

  3. Secondo il World Happiness Report 2024, sembra essere aumentato anche il gap nella sensazione di benessere e qualità della vita tra giovani e boomer, almeno negli USA e in Europa Occidentale: i nati prima del 1965 hanno valutazioni di vita superiori a quelle dei nati dopo il 1980.

    https://www.sciencealert.com/us-happiness-ranking-plummets-as-one-group-struggles-most

    https://worldhappiness.report/ed/2024/happiness-and-age-summary/

  4. Non vivo in una zona ricca ma comunque in romagna che è sempre norditalia. Non credo che da noi sia molto diverso rispetto alla tua zona.
    E’ vero che gli oltre 70enni hanno una minore propensione al consumo rispetto ai giovani ma oltre a questo è anche una questione di salute ed attaccamento al territorio. Me ne accorgo io che sono boomer fra i 60 ed i 70: ad una certa età ti passano molte voglie. Mangiare fuori sarà anche bello ma si diventa delicati, già una pizza è difficile finirla. Viaggiare sarà bello ma poi hai meno spirito d’adattamento, il materasso che non è il tuo non lo sopporti, stare tante ore in auto o in aereo è faticoso, il cibo è diverso (io per fortuna ho viaggiato abbastanza in passato ma lowcost, con il sacco a pelo). Di vestiti te ne servono sempre meno visto che non si va piu al lavoro e la vita sociale si riduce. Molti soldi ce li spendiamo nella sanità visto che quella pubblica purtroppo è insufficiente.
    Non conosco veramente nessuno della mia età che uscito dal mondo del lavoro di sia buttato nel consumismo molto piu di quanto lo facesse prima. Chi ha figli parzialmente sistemati fornisce aiuto economico e materiale e non sono pochi.
    Però questi sono discorsi un po sterili perchè ognuno fa le sue analisi solo all’interno della sua bolla di conoscenze. Io ad esempio vengo da un mondo operaio dove tanti glilli per la testa non si potevano avere.
    Bisognerebbe ragionare sui numeri, sui dati che non è così facile trovare.
    Comunque il patrimonio immobiliare resterà e passerà di generazione in generazione solo che con il calo della popolazione varrà sempre meno. Ad un certo punto potra essere perfino un peso.

    Ps se sono qui a leggerti è perchè anch’io sono un consumatore debole, amo il riciclo ed il recupero nonchè l’autoproduzione (ho un orto gigantesco!) e che se non si interrompe questa escalation dei consumi l’umanità non avrà futuro. Spero sinceramente in una qualche crisi per rimetterci sulla retta via.

  5. gaiabaracetti

    Paolo, avevo sentito qualcosa del genere. Ci sono anche dati su come le generazioni più anziane si stanno arricchendo mentre i giovani si impoveriscono. Forse li avevo citati in qualche vecchio post o commento.
    È un po’ triste constatare che il benessere sia così legato al reddito nelle nostre culture e società, in cui quasi nessuno è veramente povero; per quanto mi riguarda non si tratta di volere quello che gli altri hanno, con qualche eccezione (una casa, per esempio), ma dell’ingiustizia e del veder sperperare risorse preziose mentre l’ambiente si degrada e alcune persone devono lavorare più di quanto vorrebbero solo per sopravvivere.

  6. gaiabaracetti

    ijkijk, conosco bene la Romagna perché la famiglia di mia madre viene da lì. È una zona in cui l’arricchimento generalizzato ha portato a una devastazione del territorio veramente incredibile, soprattutto nella parte costiera e pianeggiante. Le colline sono già un po’ diverse, ma comunque non risparmiate da nuove edificazioni, allevamenti intensivi… Credo che la simpatia delle persone e una certa gioia di vivere e di stare insieme, oltre a una fama di regione “di sinistra”, abbiano mascherato quella che secondo me è una realtà simile a quella del Veneto e della Lombardia, fatta di produzione industriale, sfruttamento dei lavoratori (non dappertutto, ma ho sentito brutte storie sul settore turistico) e distruzione ambientale.
    Tutto questo con la questione generazionale c’entra poco. Hai ragione, ci vorrebbero dei dati, e al momento non ne ho, anche perché come dicevo a Paolo i dati sull’arricchimento relativo della generazione più anziana della nostra, in tutto l’Occidente, ci sono, ma sulla propensione al consumo è più difficile trovarne. Anche perché, statisticamente parlando, tra “vado in vacanza ai Caraibi” e “compro la terza casa” c’è differenza, ma ai fini di quanto sto sostenendo non ce n’è.
    Non dubito di quello che dici; il mondo è vario e c’è di tutto. Magari in ambienti contadini e operai è diverso: è ancora normale, ad esempio, per chi eredita o anche apre un’azienda agricola essere aiutato dai genitori se erano a loro volta contadini; se erano professionisti mi sembra che questo non succeda quasi mai.
    Ripeto, quello che osservo attorno a me e che mi raccontano i miei amici è al 100% come l’ho descritto; a questo punto sarei curiosa di sentire altri pareri, oltre al tuo che mi hai dato e che non corrisponde alle mie osservazioni.

  7. gaiabaracetti

    P.S. Mi fanno piacere i motivi che hai elencato per leggermi 🙂

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