Alla Clemente

Vedendo che il lavoro sul mio libro procedeva a rilento, mi è venuta l’idea di traslocare dalla poltrona al tavolo. Ci sono molti e sconosciuti legami tra corpo e mente, e anche la postura ha un suo ruolo psicologico (vi è mai capitato di provare sensazioni diverse dal solito quando mettete abiti che vi costringono a un portamento particolare, o schiacciano certi punti del corpo?). A seguito di questo spostamento di quattro metri mi sono finalmente messa a scrivere più in fretta, lavorando “alla Clemente”*. Ho trovato una persona, che Dio la benedica, disposta a leggere e controllare le mie bozze; il testo è lungo ma ci siamo quasi: per aiutarmi a finire prima possibile, sta leggendo “a spromba tutto”**.

Sembra che io abbia anche trovato il modo di fare una copertina senza spendere “Lira di Dio”***.

*Il sottomenzionato correttore di bozze mi ha detto di aver pensato per molto tempo che si dicesse “lavorare alla Clemente”, nel senso che c’era questo Clemente che era diventato famoso per il suo impegno, una specie di Stakanov de noantri.

**Stessa persona: convinto per anni che l’espressione si riferisse a un modo di fare le cose così determinato da essere travolgente, “sprombando” tutto al suo passaggio, per l’appunto.

***Questa sono io: quando mia nonna si lamentava, o vantava, a seconda, di qualcosa che costava “Lira di Dio”, io pensavo che si riferisse a una metaforica moneta battuta in Paradiso, che evidentemente valeva molto di più di quella terrena.

A proposito di modi di dire, avete mai letto, o fatto leggere a dei bambini, i libri di Bianca Pitzorno? È un’autrice di libri per ragazzi che mi piaceva molto quando ero piccola; in particolare, mi ricordo ancora (quasi) tutte le storie del suo Parlare a vanvera. Il genere di libro ideale per i bambini: non solo divertente e adatto alla loro età, ma anche in grado di stimolare a inventare storie o a fare cose nuove da soli.

Spero di potervi dare aggiornamenti più concreti a breve. Intanto, come sempre, ricordo che ci sono i miei altri libri in vendita online o che potete chiederli a me (ho anche quelli “fuori stampa”, che sui siti non si trovano). Spero di riuscire a organizzarmi per vendere i libri online tramite qualche piattaforma, che eventualmente segnalerò su questo sito. Per il momento, però se li volete comprare da me dovete scrivermi a gaiabaracetti [@] yahoo.com. Così mi aiutate a liberare un po’ di posto in casa per i libri nuovi o per i libri degli altri.

12 risposte a “Alla Clemente

  1. Sicuramente ci sono legami tra postura e mente, senza contare la respirazione, che è influenzata e influenza entrambe. C’è molto da sperimentare, se ti ci metti. 🙂

  2. gaiabaracetti

    Probabilmente, come in altri campi, anche qui la scienza più avanzata finirà per confermare antichi saperi e vecchie “superstizioni”…

  3. Ma mi pare che lo stia facendo già. Comunque, per quanto mi riguarda, in certi ambiti sono un empirista, quindi preferisco parlare solo di ciò che ho sperimentato personalmente (e non sempre ne ho voglia, preferisco che ognuno sperimenti da sé).

  4. gaiabaracetti

    Sì, sta già succedendo, per quello ho scritto così. Io non credo nell’assolutizzare la propria esperienza, ma è sicuramente il primo modo in cui conosciamo il mondo.

  5. Non parlavo di assolutizzare la propria esperienza, ma se c’è una possibilità di modificare la propria visione del mondo è attraverso esperienze vissute in prima persona che non riescano a essere collocate nel proprio paradigma/ideologia di riferimento.

    Naturalmente mi riferisco soprattutto a esperienze interiori profonde, perché per quanto riguarda il resto si possono sempre trovare echo chamber che confermino ciò in cui crediamo.

  6. gaiabaracetti

    Ti dò ragione, e secondo me non solo per esperienze interiori. Per fare un esempio personale, vivere in una piccola comunità di montagna mi ha costretta a mettere in discussione un sacco di comportamenti, idee e atteggiamenti che davo per scontati.

  7. Non so se questo l’avevi già segnalato:

    https://www.ilpost.it/2024/04/21/canarie-protesta-turismo/

    Nei mesi scorsi ho visto proteste del genere a Napoli, il cui boom turistico ha portato spiacevoli effetti collaterali per i residenti e gli studenti.

  8. Questo è il problema di quando si scrivono questo genere di saggi: devi aggiornarli continuamente! Avevo aggiunto un riferimento alle proteste alle Canarie ma adesso stiamo impaginando e se mi metto a scrivere ancora non si finisce più.
    Proprio negli stessi giorni in cui ho letto per la prima volta delle Canarie, una persona che è in Spagna da turista ha fotografato e mi ha mandato una delle scritte che stanno comparendo sempre più di frequente: “turisti tornatevene a casa”. A quel punto mi sono resa conto di quanto profondamente egoiste siano le persone, che persino davanti a una cosa del genere non si fanno il minimo scrupolo di essere indesiderate, e addirittura trovano la protesta stessa un’attrazione turistica!

    Il discorso del mio libro è meno legato all’attualità; il rischio è che ci siano un po’ di proteste nei casi più estremi, e poi tutti se ne dimentichino.

  9. Anche iil Giappone ha i suoi problemi col turismo di massa:

    https://www.ilpost.it/2024/04/26/barriera-monte-fuji/

  10. Ho da poco riletto In Asia di Tiziano Terzani; per un periodo è stato di base in Giappone (che non gli piaceva per niente) e i suoi articoli sono illuminanti. Ce n’è uno anche sul monte Fuji e sulla gente che ci va, in gran parte, a quei tempi, giapponese. Merita di essere letto e riletto; non c’è nessuno che sappia raccontare quei posti come lui, anche se adesso brulicano di giornalisti.

  11. In uno dei commenti dell’articolo del Post viene citato questo del New Yorker, non ricordo se l’avevi linkato anche tu:

    https://www.newyorker.com/culture/the-weekend-essay/the-case-against-travel

  12. Grazie della segnalazione. Non c’è niente di peggio (per modo di dire), quando concludi un lavoro, trovare qualcosa che potrebbe costringerti a rimetterci in mano o a metterlo in discussione.
    Per cui leggerò solo dopo aver definitivamente concluso il mio libro, altrimenti non finisce più.

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