Armi

Va di moda, di questi tempi, dire che le armi non servono, che più ce n’è, peggio è. Magari fosse così! Magari l’essere umano fosse tale da riuscire a mettersi d’accordo con i propri simili sempre e comunque senza usare la forza… E invece c’è sempre qualcuno che decide di usare violenza dove prima non c’era, e chi la subisce può solo scegliere tra arrendersi o difendersi, ma non può controllare, se non in minima parte, le azioni di chi l’ha aggredito.

La storia forse più istruttiva di cosa succede a un popolo che decide fermamente di non rispondere con la violenza a un’aggressione violenta è quella del popolo Moriori, che ha preferito farsi massacrare dagli invasori Maori piuttosto che rinunciare alla propria cultura pacifista. Non ne avevate mai sentito parlare? È perché soccombere significa anche venire cancellati, e poi dimenticati. La storia forse non è scritta dai vincitori, ma sicuramente è scritta dai sopravvissuti.

Naturalmente non tutti i conflitti contrappongono così nettamente un aggredito a un aggressore, e dove si tratta di questioni complesse in cui ci sono sia ragioni che torti da tutte le parti la cosa migliore sarebbe sempre far tacere le armi e parlarsi. Ma le armi devono tacere tutte insieme, e i rapporti di forza devono essere abbastanza paritari perché la tregua non faccia solo gli interessi di chi è già più forte. In molti altri casi, invece, ragione e torto sono abbastanza chiaramente distribuiti, per quanto gli aggressori ce la mettano tutta per confondere le acque e dare la colpa alle proprie vittime dell’ingiustizia che subiscono, come nella storia del lupo e dell’agnello di Esopo.

Checchè ne dica il papa, solitamente arrendersi non conviene. Ne vediamo la dimostrazione tutti i giorni nell’attualità, solo che non interpretiamo correttamente i fatti, preferendo anteporre il mondo come vorremmo che fosse al mondo per come invece è.

Ucraina, Gaza e Myanmar offrono tre esempi di questo: in tutti e tre i casi sono state tentate vie pacifiche, economiche e diplomatiche, ma non hanno funzionato o non sono bastate, perché una delle due parti disponeva di una forza troppo sproporzionata rispetto all’altra per avere interesse a trattare, quando poteva sperare di vincere e prendersi tutto. In realtà parte della resistenza degli ucraini, dei palestinesi e dei birmani è ancora pacifica, ma è accompagnata anche da quella armata. Non si può nemmeno fare resistenza pacifica senza la protezione dei fucili. I militari nemici non prendono di mira solo i combattenti, ma anche chi fa disobbedienza civile, attivismo, informazione. Lo vediamo tutti i giorni nei posti che ho citato, e in molti altri.

Se nessuno fornisce ai resistenti le armi, non è che la guerra finisce: spesso addirittura si allunga, perché è impossibile spegnere il desiderio di un popolo di libertà e dignità, se non massacrandolo finché perde la capacità di resistere, come è stato fatto ad esempio agli indiani d’America. Da Hamas che si fa le armi con lo zucchero e con i pezzi recuperati dalle armi israeliane, agli ucraini che si stanno costruendo i droni da soli, ai birmani che hanno cominciato con i fucili di legno fatti a mano, un popolo che vuole combattere troverà sempre il modo di farlo, anche se tutti lo abbandono e si trova solo come Davide contro Golia. E questo è un bene, non un male, se non vogliamo che i prepotenti, la sopraffazione, la violenza trionfino nel mondo. Per quanto lo disprezziamo e lo preghiamo di arrendersi, chi combatte per un principo giusto combatte per quel principio ovunque, non solo a casa sua.

Vi invito a guardare questo video sulla resistenza birmana. Dimostra quanto ho detto finora sulle armi e la resistenza a ogni costo – a partire da una sorta di MacGyver della giugla che costruisce bombe con una vecchia gelatiera – ma anche un altro punto fondamentale: non tutta la violenza si equivale. Così come un chirurgo che taglia una pancia con un bisturi non è la stessa cosa di un criminale che accoltella la sua vittima, così la resistenza armata non è equivalente alla tirannide. Come dice un “partigiano” intervistato nel video, quando i soldati della giunta birmana catturano i nemici, li torturano e li uccidono. Quando i ribelli catturano i soldati, invece, li tengono prigionieri nel rispetto delle convenzioni di Ginevra o addirittura li liberano. Ed è per questo che ad alcuni le armi andrebbero date, e ad altri no.

26 risposte a “Armi

  1. Cara Gaia, sull’efficacia del pacifismo ad oltranza, purtroppo, sono d’accordo con te.

    Però occorre distinguere nettamente la difesa contro una occupazione straniera, dalla ribellione contro un governo sgradito.

    Nel primo caso è un problema di geo-politica internazionale, che viene complicato e condizionato dal sistema delle alleanze, nel secondo invece è (molto spesso) solo un problema interno.

    Inoltre sono molto restio a dividere i contendenti in buoni e cattivi; come diceva Manzoni nei Promessi Sposi “La ragione e il torto non si dividono mai, con un taglio così netto, che ogni parte sia soltanto dell’una o dell’altra”.

  2. Alla fine chi si preoccupa di più è ovviamente chi confina con paesi bellicosi:

    https://www.valigiablu.it/polonia-paesi-baltici-riarmo-russia-ucraina/

  3. gaiabaracetti

    Lumen, non capisco la nettezza di questa divisione in cosa consista. Cosa intendi per “solo” un problema interno? Ribellarsi contro una dittatura vale forse meno che lottare contro un paese invasore?
    Solitamente nessuno si ribella, con le armi, contro un governo sgradito. Solitamente ci si ribella contro un governo *illegittimo*. Tale governo dispone di una forza armata che, nei casi più estremi, come quello della Birmania, si comporta di fatto come una potenza occupante. Quando al popolo non è permesso di scegliere liberamente, almeno in una certa misura, come vivere e come essere governato, la ribellione ha natura di autodifesa contro l’oppressione e l’usurpazione.
    Inoltre, quando a ribellarsi sono delle minoranze interne oppresse, di fatto il meccanismo è lo stesso di quello internazionale invasore-invaso: hai un gruppo estraneo che entra in qualche modo nel territorio di un gruppo che non lo riconosce, e pretende di comandare la gente che ci vive.

  4. gaiabaracetti

    Paolo, i polacchi, i baltici e altri paesi dell’Europa dell’Est (che adesso non vogliono nemmeno più essere chiamati “dell’Est”) sanno cosa significa avere come vicino la Russia, sono stufi di invasioni, ingerenze e conquiste, e sono più solidali con l’Ucraina degli italiani che possono sguazzare nel solito opportunismo storico e nell’illusione che la Russia sia ancora l’Unione Sovietica paradiso comunista, o il baluardo della cristianità conservatrice, o altre fantasie, quando di fatto è solo una cleptocrazia imperialista che tratta i propri cittadini come carne da macello.

  5. gaiabaracetti

    Lumen, scusa, ti ho risposto solo a metà.

    È raro che qualcuno abbia tutto il torto e qualcuno tutta la ragione, ma succede. Forse più di quanto pensiamo. Nei casi che ho citato, direi che è abbastanza chiaro chi ha ragione e chi ha torto. Nella Birmania in particolare, avendo seguito la vicenda da vicino per anni, direi che siamo davvero ai “buoni contro i cattivi”. Non c’è proprio partita, da un lato hai il peggio di cui l’essere umano sia capace, senza nemmeno qualcosa in compenso, dall’altra il meglio che si possa fare in circostanze simili.

  6. @ Gaia

    Ho evidenziato la differenza perché mentre nel secondo caso non c’è quasi mai alternativa alla resistenza armata, nel primo caso molto dipende dal coinvolgimento dei rispettivi alleati, che possono modificare il ricorso alle diverse opzioni.

    Cosi per esempio nel caso recente dell’Ucraina, la forte ingerenza della Nato ha portato a fare delle scelte che potrebbero non essere le migliori per il popolo ucraino.

  7. gaiabaracetti

    Lumen, ti sbagli, e mi dispiace molto che ci sia ancora così tanta gente che ripete queste cose.
    Non è stata la NATO a invadere l’Ucraina, è stata la Russia. L’Ucraina è un paese sovrano ed è libera, liberissima, di aderire alla NATO o a qualsiasi altra alleanza le paia e piaccia, senza che per questo la Russia abbia diritto di distruggerla. In fondo noi non abbiamo invaso la Bielorussia perché fa parte della CSTO. O La Gran Bretagna quando ha deciso di uscire dall’Unione Europea.
    Inoltre a questo punto dovremmo aver tutti capito che l’Ucraina non sta combattendo per fare un piacere all’America o perché la NATO la costringe, ma perché non ha nessuna intenzione di farsi sottomettere dalla Russia. Incredibile che gli italiani questo semplice concetto non riescano proprio a capirlo.

  8. Cara Gaia, mi dispiace, ma sulla questione dell’Ucraina la pensiamo in modo diverso.

    Forse tu non condividi le posizioni di Alessandro Orsini, ma la sua ricostruzione dei rapporti Ucraina / Russia / Nato (che ho letto in un suo recente saggio) mi è sembrata convincente.

  9. gaiabaracetti

    Ma non è una questione di opinioni o di ricostruzioni. È una questione di diritto internazionale e di saper riconoscere il giusto dallo sbagliato. Se uno mi dice che un uomo ha ragione a violentare una donna perché questa si è messa la minigonna, o a uccidere l’ex moglie perché lei lo ha lasciato, io non penso: questo la pensa diversamente da me, penso: questo è fuori di testa.
    Che è quello che penso di Orsini.
    Ti chiedo, molto semplicemente: secondo te un paese indipendente e sovrano ha o non ha il diritto di allearsi con chi gli pare senza solo per questo essere bombardato da un paese vicino che non è d’accordo?
    Tra l’altro la Russia si è annessa la Crimea nel 2014: cosa c’entrava la NATO quella volta?
    Se ci fai caso, la Russia non ha attaccato un paese NATO, ma un paese che non era nella NATO – anzi, tre: Ucraina, Georgia e Moldavia. E questo è proprio il motivo per cui i paesi vogliono entrare nella NATO: perché hanno visto cosa succede a quelli che non lo fanno.

  10. gaiabaracetti

    Grazie della segnalazione. Tra l’altro, una delle conseguenze di questa guerra è che Finlandia e Svezia hanno deciso di entrare nella NATO, allungando il confine tra Russia e NATO rispetto a quello coi paesi alleati o neutrali. E Putin non ha mosso un dito. Giusto per sottolineare nuovamente che non è la NATO il problema di questa guerra, ma il desiderio della Russia di poter disporre a proprio piacimento del’Ucraina. Cosa che gli ucraini, con buona pace di Orsini, giustamente non vogliono.

  11. Cara Gaia, è vero che, in linea di principio, ogni nazione può fare le alleanze e le scelte internazionali che meglio crede, ma purtroppo, nella pratica, la geografia rappresenta un vincolo molto forte.

    Il diritto internazionale è poco più di una finzione e una nazione oculata, prima di fare qualsiasi scelta, dovrebbe valutare i pro e i contro, anche in funzione delle possibili reazioni dei paesi vicini o potenzialmente coinvolti.

    Così, per esempio, è vero che l’Ucraina si è avvicinata alla Nato per ottenere una maggior sicurezza, ma, di fatto, questa scelta la sta portando in una situazione molto peggiore di prima. Almeno, questa è la mia impressione.

    Approfitto dell’occasione per farti una domanda un po’ off topic, ma se non hai il tempo di rispondere va bene lo stesso.

    Cosa pensi del caso di Ilaria Salis ?

  12. Lumen, per quanto riguarda l’Ucraina, il tuo ragionamento appare logico, ma in realtà non lo è. Stai applicando un modo di ragionare a una parte, e un modo diverso all’altra.
    Se prendi la geopolitica come una legge ineluttabile, per cui certi meccanismi determinano quello che succede a prescindere dalle intenzioni degli attori in gioco, allora non puoi attribuire nè all’Ucraina nè alla NATO la responsabilità della situazione attuale: così come era “inevitabile” che la Russia l’attaccasse, così era inevitabile che l’Ucraina cercasse protezione nello schieramento opposto, e che questo la offrisse. Quindi inutile lamentarsi se l’Italia manda armi: sta tutto seguendo la stessa logica geopolitica.
    Se, invece, ritieni che la NATO e l’Ucraina avrebbero potuto fare scelte diverse, questo però deve valere anche per la Russia: avrebbe potuto cercare di attirare a sè l’Ucraina offrendo condizioni migliori di quelle dell’Europa, oppure avrebbe semplicemente potuto inghiottire il rospo senza mettere in atto un’invasione militare, con tutte le conseguenze disastrose per entrambe le parti.
    Tornando al mio esempio, è come se tu dicessi: “è stata violentata perché si è vestita in modo provocante”, sottintendendo che la donna può scegliere come vestirsi e quindi è responsabile delle reazioni che provoca, ma l’uomo non può scegliere se stuprare o meno. Questo è palesemente assurdo.

    Inoltre, chi ha seguito con attenzione la vicenda e ascoltato quello che dicono gli stessi russi, avrà capito che il problema tra Russia e Ucraina c’entra poco o niente con la NATO ed è una questione storica e culturale per cui Putin, e molti russi, sono convinti che gli ucraini siano i loro fratellini piccoli che devono ubbidire e fare quello che vuole la Russia, altrimenti è giusto che le prendano. Questo è quello che dicono i russi, mentre noi attribuiamo loro spiegazioni che in realtà non sono così realistiche e obiettive come ci piace pensare. Ripeto: se il problema fosse la NATO, non si capisce perché Putin abbia fatto spallucce quando Finlandia e Svezia sono entrambe entrate nell’alleanza, peggiorando la situazione per la Russia più di quanto forse avrebbe fatto un, inizialmente molto ipotetico, ingresso dell’Ucraina nella NATO.

    Riguardo a Ilaria Salis, sinceramente non ho un pensiero ben chiaro, sia perché non mi sono molto informata, sia perché mi sembra ci siano varie cose da considerare. Se mi chiedi “è giusto che un’imputata venga trascinata con le catene alle caviglie in tribunale e rischi 24 anni di carcere per un crimine meno grave dell’omicidio?”, ti direi no, non è giusta nè la prima nè la seconda cosa. Non so quanto male facciano quelle catene e quanto a lungo le tenga, mi sembra che la gravità stia più nell’umiliazione simbolica e voluta, e sinceramente non saprei dirti che pena sarebbe giusta per un’aggressione fisica.
    Detto questo, però, io non me la sento di schierarmi a spada tratta dalla parte di lei, se non per chiedere il rispetto dei diritti umani per tutti. Non so se sia colpevole di questi reati che le vengono contestati, e se lo fosse sarebbero comunque, per quanto mi riguarda, abbastanza gravi, a meno che non si sia trattato di autodifesa. Non credo nella violenza politica e se sei veramente antifascista non vai a picchiare la gente solo perché la pensa diversamente da te. Ma questo lo dico senza conoscere bene i fatti, che devono essere accertati in tribunale, per cui potrei benissimo sbagliarmi.
    C’è poi il discorso delle persone che vanno in un paese che non è il proprio e fanno attivismo secondo la propria coscienza. L’ho fatto anch’io, quando ero in Canada, nel rispetto delle leggi, ma il Canada non è l’Ungheria, paese che a quanto so è caratterizzato da una cultura diffusa nazionalista, conservatrice e generalmente di destra. E non da oggi. Però è anche un paese relativamente democratico. Quindi la mia domanda è: se agli ungheresi va bene vivere così (tanti a cui non andava bene se ne sono andati), è giusto trasferirsi lì e pretendere che le cose siano diverse perché noi cittadini di un altro paese non siamo d’accordo?
    Sì e no. Diciamo che se lo fai, devi essere pronta ad affrontarne le conseguenze. Bene che le autorità italiane si interessino alla questione, ma dovrei sapere quali sono le leggi ungheresi prima di poter dire se nei confronti di Ilaria Salis c’è un accanimento particolare, o l’Ungheria è proprio un paese fatto così e sarebbe meglio non andarci a vivere.

  13. Gaia, ti ringrazio per la lunga ed articolata risposta.

    Sul caso Salis la penso sostanzialmente come te; anche io non credo nella violenza politica e se la usi contro i fascisti, finisci – senza volerlo – per metterti al loro stesso livello.

  14. Bisognerebbe capire se è veramente colpevole di quello di cui viene accusata, e quali erano le circostanze. In ogni caso la pena di 24 anni sarebbe eccessiva, ma comunque è solo un’ipotesi.
    A parte il suo caso specifico, comunque, di gente che va in piazza per menare le mani contro quelli che la pensano diversamente ne ho vista, e non mi è mai piaciuto.

  15. Non c’è da stupirsi se è difficile farsi un’idea dei fatti, coi media che abbiamo:

    https://www.butac.it/la-cia-in-ucraina-stessa-notizia-articoli-differenti/

    Quanti vanno a leggere l’articolo originale? E quanti non ci vanno per l’esasperata polarizzazione ideologica attuale?

  16. Grazie della segnalazione, adesso dò un’occhiata.
    A me è capitato di notare che persino quelli che “smontano le bufale” non sempre sono del tutto onesti…
    Bisogna imparare a leggere con attenzione e soprattutto a ragionare, non se ne esce se no.

  17. Un esempio recente che mi ha dato veramente fastidio è stato vedere il discorso del premio Oscar Jonathan Glazer riportato erroneamente sul Fatto Quotidiano, che ha scritto che il regista “rifiutava la sua ebraicità”. In realtà su alcuni media inglesi la citazione era stata riportata, del tutto in malafede, in questa versione, ma credo che tra i lettori non ci siano cascati in molti dato che il discorso per intero è facilmente reperibile; quello che Glazer ha effettivamente detto è che lui e gli altri lì presenti con lui smentivano/contestavano il fatto che la loro ebraicità e l’Olocausto venissero utilizzati per giustificare l’occupazione di Israele. Che è ben diverso. Il contrario, anzi: afferma il suo diritto di essere ebreo come ritiene lui, e non vuole lasciare che altri prendano la sua identità e la usino come scusa per fare i propri interessi.

    Ho ammirato molto il suo discorso e il suo coraggio nel farlo (hanno cominciato subito a massacrarlo e a dire di lui cose orribili), e vedere la totale malafede di alcuni anglofoni è stato avvilente; quanto al Fatto, non so se sia successo perché sono in malafede anche loro o perché fanno lavorare giornalisti che sanno l’inglese meno delle mie pecore.

  18. A me è capitato di notare che persino quelli che “smontano le bufale” non sempre sono del tutto onesti…

    In genere quelli che seguo non sono in malafede, certo sono umani e possono sbagliare anche loro. Ma appunto, come dicevi, sta a noi ragionare (e verificare).

  19. gaiabaracetti

    Ecco un’altra disonestà giornalistica: https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/06/il-nord-italia-si-spopola-iniziata-la-glaciazione-demografica-lo-studio-numeri-molto-grandi-al-di-la-della-nostra-immaginazione/7503876/

    Intanto, a vedere i dati VERI, e non quelli allarmistici basati su proiezioni, mese dopo mese riscontro con sgomento che la popolazione nel già troppo affollato Nord Italia non fa che aumentare: https://demo.istat.it/

    Chi fa il debunking di queste storie sull’inverno demografico? Io ci provo, come tanti altri che si interessano di sovrappopolazione, ma i giornali confindustriali non fanno che ripetere le stesse cazzate.

  20. Purtroppo l’ideologia crescitista non può fare a meno di sparare cavolate su certi temi. Temo che finché il sistema attuale non collasserà le cose non cambieranno.

  21. gaiabaracetti

    Forse hai ragione, ma riporre le proprie speranze nel collasso è molto rischioso… se collassa il sistema collassano anche gli ospedali, le strade, la protezione della legge e delle forze dell’ordine, la democrazia…

  22. Non vedo come si possa essere contenti per una catastrofe, la mia era una considerazione basata su quello che vediamo da decenni: non c’è inversione di rotta, si continua col business as usual e la consueta cecità. Riesce difficile coltivare la speranza.

    Poi magari tra mille anni i superstiti della nostra specie riusciranno finalmente a vivere in armonia tra loro e con la biosfera in un modo per noi inimmaginabile, ma questo come potrà compensare tutte la follia e atrocità che avremo attraversato? Non so, mi pare che il bilancio alla fine sarà sempre negativo.

  23. gaiabaracetti

    Uno dei molti fattori che hanno portato alla mia decisione di non avere figli è stato proprio osservare la crudeltà e la distruttività della specie umana. Ci sono tante cose belle su cui potremmo soffermarci, e io non sono certo una misantropa, ma ogni tanto penso che sarebbe davvero meglio se ci estinguessimo. Finché ci siamo, però, dobbiamo comportarci bene e darci una mano l’un l’altro.

  24. A proposito di giornalismo disonesto, ecco come titola oggi Il Fatto: La guerra in Ucraina? Poteva finire in un mese. Ma Usa, Ue e Boris Johnson sabotarono tutto.

    Sto leggendo l’articolo originale, e la storia è parecchio diversa e più complicata di così: https://www.foreignaffairs.com/ukraine/talks-could-have-ended-war-ukraine

  25. Intanto che noi stiamo qui a parlare di “pace” in termini astratti, la Russia sta massacrando l’Ucraina e l’Ucraina non ha armi per difendersi: https://www.aljazeera.com/news/2024/4/18/russia-pounds-ukraines-cities-and-front-lines-as-air-defences-dwindle

    Non mi piace la logica del “noi contro loro”, e su Israele ha ragione l’Iran, ma sul resto no, e se non ci diamo una svegliata in fretta rischiamo di fare tutti una brutta fine.

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