libri, in generale

È recentemente uscito un rapporto dell’Istat secondo cui nel 2013 più della metà della popolazione italiana oltre i sei anni non ha letto nemmeno un libro (esclusi quelli letti per motivi scolastici e professionali). I “lettori”, in Italia, sono 24 milioni. Tolti i 3.3 milioni di bambini con meno di 6 anni, significa che in Italia ci sono circa trenta milioni di persone che non leggono libri. Detta in un altro modo, i non lettori sono più della metà della popolazione italiana. Per una come me, che scrive e vende libri,  è una notizia sconfortante. E non solo per motivi economici, ma anche perché il libro non è un hobby di nicchia ma il contenitore potenziale di tutta l’esperienza e la scienza umana. Sapere che sono così pochi quelli che lo capiscono deprime parecchio.

Non mi dilungo su questo punto, perché i dati si commentano da sé. Giustamente, il direttore di Internazionale Giovanni De Mauro, in un editoriale di qualche settimana fa, ha proposto un’angolazione meno ovvia: dove sarebbero questi libri così belli che la gente dovrebbe leggerli a tutti i costi? Magari anche la qualità non è chissà che, e bisogna lavorare su quella… È anche vero, comunque, che se a uno non piacciono le nuove uscite può andare a cercare i classici.

Secondo l’Istat leggono più i figli dei lettori, più si ha studiato più si legge, e la fascia di età in cui si legge di più è quella tra gli 11 e 14 anni: curiosità, marketing, o maggiore tempo libero? Si potrebbe pensare “tempo libero”, ma i pensionati leggono meno degli adulti in età da lavoro. Io ho una teoria assolutamente parziale ma originale: oltre a lavorare di meno dovremmo usare meno l’auto anche perché sui mezzi pubblici si può leggere e mentre si guida no 😀 Sul serio. Poi ci sono tutti gli altri motivi.

Io non vorrei, comunque, insistere troppo sulla dimensione quantitativa. Certo, non leggere neanche un libro all’anno è davvero poco, tanto più che la categoria “libro” comprende anche raccolte di poesie, saggi, manuali non necessari per lavoro, guide… È anche vero però che un singolo libro richiede tempo, e quando sento qualcuno vantarsi del fatto di leggere centinaia di libri all’anno mi chiedo cosa gli possa essere rimasto. Come scrittrice, potendo scegliere preferirei lettori fedeli a lettori voraci, anche se rispetto con entusiasmo la libertà di ognuno di leggere come e quanto gli pare.

Se avete voglia, possiamo parlarne. Perché la gente non legge? Perché guarda la tv? Perché sta sempre su internet? Perché non è curiosa? Perché nelle librerie trova solo schifezze? (Questo non vale: chiedi ad amici, parenti, librai alternativi, fiere, internet…) Perché non ha tempo? Perché i libri costano (ma ci sono le biblioteche)?

Perché leggono più le donne degli uomini e più in giù si va in Italia meno si legge? Perché si legge più nelle città e meno nei paesi, più al Nord e meno al Sud?

(E poi: c’entra con questa non lettura il fatto che la gente non sa più scrivere testi comprensibili dal punto di vista logico, sintattico e di punteggiatura? Mi arrivano spesso mail completamente incomprensibili scritte anche da persone con un buon livello di istruzione. Ormai le virgole tra soggetto e verbo le usano persino i giornalisti…)

Forse queste disquisizioni è meglio lasciarle a sociologi e statisti, almeno nei dettagli. Se dovete scegliere tra discutere su perché la gente non legge e leggere voi stessi o, ancora meglio, prestare o regalare un libro, scegliete quest’ultima attività. Ma quando regalate un libro non seguite mode, pubblicità, o consigli televisivi. Un libro è una cosa seria.

[In più, una breve ma interessante riflessione sull’idea che non esistono le classi (qualcuno lo pensa davvero?).]

6 risposte a “libri, in generale

  1. Per vedere il pdf dovete togliere la parte iniziale dell’indirizzo che compare nella barra, e lasciare la parte che inizia con www. Non so perché fa così, ma lo fa sempre.

  2. Ioleggerò ‘na decina di libri all’anno.
    Diciamo che la vita intensa come singolo mi ha fatto ridurre di un terzo il numero di libri letti.
    “Leggere è nutrimento della mente.” si dice.
    E la metafora è pertinente. Esiste pure il cibo spazzatura, quello veloce, quello bulimico, poi c’è il non cibarsi. Ecco, il non leggere.
    Infine direi che ora ci sono più opportunità di apprendimento e di formazione culturale rispetto ad una volta.
    Un musicofilo leggerà spartiti con le orecchie, è cultura non verbale, è cultura musicale.
    E questo è solo un esempio dei molti modi non verbali di cultura.

    Certo che una opera completa ha approfondimento e trattazione che non sono superficiali come quelle di un papero sul web, per quanto ben fatto.

    A me una cosa che intimorisce è la sterminata scelta di titoli: la possibilità di incappare in un libro in cui sprechi il poco tempo che hai mi pare, a intuito, aumentata rispetto ad un tempo.
    Così io acquistai due libri (il secondo è ancora lì da leggere oltre le prime pagine) percé una frequentazione quotidiana mi permise di capire che avrei comprato della roba bbbona come constatai col primo tuo libro. 🙂

    Così, impressioni scritte di getto.

  3. È vero, tutti scrivono ed è molto difficile capire cosa leggere in un mare di roba. Io ho un sistema personale che è sorprendentemente efficace, ma ho capito che non è replicabile. A questo punto, la cosa migliore mi sembra il passaparola: purtroppo tante persone leggono e apprezzano (quelle che secondo me sono) porcherie, vero, ma del passaparola fa anche parte scegliere a quali persone dare ascolto e a quali no – e trovare un buon centro di raccolta e ricircolo di libri usati per quando il sistema fallisce. A Udine ce ne sono molti: quello che non mi piace ma può piacere ad altri finisce lì, quello che mi piace lo tengo e ne parlo con altre persone, non per consigliare ma per condividere.

  4. Una risposta per tutte le tue questioni: perché siamo omologati. E fondamentalmente tristi, secondo me 🙂

  5. Mi sembra eccessivo trascurare i libri letti per motivi professionali. Ognuno cerca di dedicarsi a quello che preferisce e quando sceglie cosa leggere non è assurdo che resti nell’ambito. Poi internet è troppo comodo ed è più divertente imparare in modo cooperativo. Anche nella ricerca scientifica, purtroppo, ci sono articoli e non libri.

  6. Credo che sia stato necessario escluderli dalla statistica, altrimenti i risultati non sarebbero stati una fotografia reale di quanto interesse gli italiani abbiano per la lettura. Lo studio non vuole demonizzare chi legge libri per lavoro, ma è effettivamente allarmante che ci sia così tanta gente che legge solo quello, il che significa o che le persone leggono solo se in un certo senso obbligate, o che la maggior parte degli italiani conosce e prova interesse nei confronti di un solo campo, che è limitante comunque lo si guardi.

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