La società signorile di massa

Oggi vorrei consigliarvi un saggio: La società signorile di massa del sociologo torinese Luca Ricolfi. La sua mi sembra la miglior descrizione della società italiana oggi – la più onesta e acuta. Avevo pensato di farne un resoconto commentato (ovviamente ho da ridire su alcune cose), ma è un testo breve e denso e consiglierei piuttosto di leggervelo per intero. Non solo per il quadro generale e per come l’autore giustifica la sua tesi, ma anche per le tante citazioni od osservazioni interessanti che invitano, volendo, a ulteriori approfondimenti. Se non volete spendere, questo libro probabilmente si trova in biblioteca; io sono riuscita a farlo arrivare fin quassù con solo un po’ di attesa.

Il libro tratta alcuni temi che sono ricorrenti su questo blog, ma in un’ottica diversa (e con un’implicita considerazione positiva di crescita economica e demografica che io naturalmente non condivido, pur riconoscendo che questi elementi contribuiscono a contestualizzare l’analisi). Siccome ai sociologi spesso piacciono grandi generalizzazioni che diano una lettura originale e complessiva della società (magari per cui essere ricordati), chiaramente questa lettura sarà incompleta, ma c’è poco da fare, noi italiani siamo quello che lui descrive. Se qualcuno di voi lo leggerà o lo ha già letto ne possiamo parlare.

Per concludere, tante delle cose che leggo, non solo in questo testo, mi sembrano descrizioni della vetta prima che cominci, o quando è appena cominciata, l’inevitabile discesa. Io spero sinceramente che sia così. Per quanto sia piacevole trovare interpretazioni interessanti della realtà, se questa realtà non ci fa onore resta l’amaro in bocca – e la società italiana descritta da Ricolfi è un’utopia andata storta, perché noi umani non siamo fatti per i mondi perfetti, è distopica. Per quanto mi riguarda, questo libro ha confermato la mia interpretazione della nostra società e le mie scelte, per quanto spesso incomprensibili per chi mi sta attorno e per quanto in contraddizione con quanto raccomandato nel libro stesso. Anche per questo vi invito a leggere questo saggio, se vi hanno interessato certi temi e avete voluto conoscere una parte di questo percorso.

18 risposte a “La società signorile di massa

  1. Signorile di massa è una contraddizione.

  2. Già letto l’anno passato. E’ un po’ troppo filo-Craxiano come sociologo,
    ma sicuramente fotografa i tratti tipici della società italiana attuale.
    Su questo scenario, la sovrapposizione della pandemia da Covid-19 è un qualcosa che può fare impazzire definitivamente la maionese. Sono decisamente preoccupato.

  3. Quando vedo delle fotografie della 2ª metà del XIX secolo o della 1ª di quello scorso osservo compostezza, una sorta di eleganza povera, una certa armonia complessiva.
    La liquefazione, col sinistro vietato vietare sessantottesco, ha diarreificato un po’ tutto. La prima connotazione di respons-abilità, di maturità è il controllo degli sfinteri: non solo cafonale di massa ma pure infantilizzata.
    Nel mio cinismo non penso che una volta fosse meglio: certo non c’era la triturazione etica, sociale arcobalengo progressista, ma la maggior parte delle persone non aveva energia e mezzi per dare il peggio di sé.

  4. Fabiano, non ho idea di cosa sia un sociologo filo-Craxiano, quindi su quello non posso commentare, ma sicuramente la sua visione del mondo non è la mia, i suoi valori non sono i miei. Nel libro non credo compaia nemmeno una volta la parola “ambiente”, e non c’è riferimento alla finitezza delle risorse. Eppure, ha una sua coerenza interna e aderenza alla realtà che lo rende utile anche per chi come me parte da presupposti diversi.
    Riguardo al Covid, a me quello che frustra è che sono anni, decenni, che innumerevoli persone autorevoli di tutti i tipi ci avvertono sui pericoli della situazione, sui rischi che corriamo, sulle nostre illusioni, pretese, sulla necessità di correggere il tiro… e niente! Adesso inizia a succedere tutto quello di cui ci avevano avvertito, e noi, cosa facciamo, diciamo forse: ah, avevi ragione, allora secondo te come dovremmo fare?
    Macchè! Tutte le nostre energie sono concentrate sul trovare il modo di continuare a fare gli stessi identici errori di prima.

  5. Ciao Gaia,
    io sono rimasto vittima della tua stessa disperazione: avere scoperto che da decenni si studiano le pandemie, si fanno simulazioni sui modelli pandemici, che esistano tutta un’ oramai consolidata letteratura scientifica e piani di gestione dell’emergenza (ovviamente nei paesi meno cialtroni), che sia un fatto scientificamente provato che le pandemie siano provocate dagli spillover a loro volta causati dalla deforestazione, dal land-grabbing e dagli allevamenti intensivi, e che con tutta questa conoscenza pregressa il mondo intero non abbia fatto niente per prevenire, e che i piani di gestione siano principalmente studiati per non fare crollare nazioni ed economie e poi, se si riesce a salvare quante più vite possibili, beh tanto meglio… Tutto ciò mi ha fatto molto cambiare opinione sul genere umano, sull’accademia, e sul valore reale della conoscenza.

    Spero che quando in questi giorni alcuni di noi si ritroveranno per le cene a casa con le sedie dei vecchi vuote, senza i loro inutili e triti ricordi che ti suggeriscono per quale fortuita combinazione del caso tu esista e sia proprio lì in quel preciso istante, o con l’orecchio teso al cellulare per paura che arrivi la temuta telefonata dall’ospedale, almeno in alcuni di loro – non dico tutti, mi accontento anche del 20% – sorga spontaneamente la domanda su che senso abbia continuare a mantenere una società signorile di massa (che non è una contraddizione in termini) nella quale in un anno muoiono (piuttosto male) quasi 2 milioni di persone a causa di un nuovo virus già previsto da anni, soltanto perché tutti non possiamo più fare a meno di mangiare carne quasi ogni giorno, o avere l’ultimo gadget tecnologico, o sapere che “tutto sta andando per il meglio” perché un ristretto gruppo di persone, di cui neppure facciamo parte, è un po’ più ricco dell’anno che è appena trascorso. Come se poi anche quelle persone non morissero in futuro, vanificando con la loro morte tutti gli scempi fatti al pianeta e al genere umano soltanto per ottenere il +8% sulle share dell’ultimo quadrimestre. Ma noi in fondo siamo comunque felici: perché il 2020 è oramai passato e mamma ha appena portato a tavola lo zampone, mentre stiamo chattando con la nuova fiamma del momento sul nuovo smartphone ricevuto per regalo a Natale.

  6. µĸ, prova però a ribaltare l’ottica. Le misure di contenimento adottate sono state devastanti per l’economia – io, che sono per la decrescita e contro il primato dell’economia su ogni altra cosa, comunque mi rendo conto che molte persone e attività si sono trovate enormemente in difficoltà all’improvviso e senza propria colpa diretta. Quel che è peggio, l’intero sistema sanitario si è bloccato e un sacco di persone sono da mesi in attesa di esami, interventi, cure urgenti, con conseguenze gravi e in certi casi anche mortali. E tutto questo perché la società – per quanto con ritardo e superficialità – si è concentrata tutta sul fermare un’epidemia che fa un numero sproporzionato di vittime tra gli anziani. Senza contare che, dopo i medici, i primi ad avere il vaccino saranno gli anziani e chi lavora nelle case di riposo, quindi sempre per loro. Da un punto di vista epidemiologico ha senso, ma fatto sta che chi è più giovane, di nuovo, deve mettersi in coda.
    Quindi in questo caso la retorica dei “poveri vecchi” per me non regge. Certo, per molti è stata una morte atroce e in solitudine, però quando leggi articoli della serie “guarito dal Covid a cent’anni, racconta la sua esperienza”, e magari un cinquantenne non viene operato di tumore perché gli ospedali sono fermi… ecco, io non la vedo come te. Con tutto il rispetto per i vecchi, ma questo mi sembra l’ennesimo sacrificio che facciamo per loro. E per me, per motivi di uguaglianza, vale più la vita di un giovane di quella di un vecchio, a parità di tutto il resto, perché dovremmo avere tutti le stesse possibilità e una vita stroncata a quarant’anni non è lo stesso di una finita a novanta.
    Uno può dire: non bisognerebbe dover scegliere. Ma le risorse non sono infinite, lo sappiamo bene. Certo, si sarebbe potuto e dovuto fare di più. Ma comunque, prima o poi, la scelta si ripresenta: quanta longevità vogliamo barattare con quanti sacrifici per tutti gli altri?

  7. Gaia,

    è vero che vivo in prossimità di un vulcano, per cui sembrerò poco attendibile, però se io so che c’è un pericolo cerco di mettermi in ragionevole sicurezza. Il discorso che facevo non era sulla retorica dei vecchi o sull’aspettativa di vita, ma sul fatto che – a mio avviso – a questo punto qui non ci saremmo proprio dovuti arrivare.

    Che esistesse il vaiolo o qualsiasi altro virus causato dalla prossimità degli uomini con serbatoi animali addomesticati a me può anche andar bene; che il genere umano si debba beccare 2 milioni di morti gratis, più il crollo dell’economia etc. etc. perché andiamo a costruire fin sotto le grotte dei pipistrelli o distruggiamo loro le foreste in cui vivono è un altro discorso, che non accetto assolutamente.
    A me dispiace sia per il vecchio che muore nell’RSA, sia per quello che muore a casa, sia per il collega giovane che muore anche se non è vecchio, sia per chi perde il posto di lavoro – ti assicuro che qui al meridione l’emergenza è più cogente che in altri luoghi -, sia per i malati che ora vengono trascurati… insomma, per tutti quelli danneggiati dalla pandemia, che non sono solo quelli che vediamo nelle immagini strappalacrime nei telegiornali.
    Il ragionamento che facevo era: se come società pensavamo di meno ai nostri interessi individuali (gli esempi banali del post) e distruggevamo meno l’ambiente, non sarebbe stato meglio? Non ci saremmo evitati tutto questo? Eppure non parlo di drastico cambiamento degli stili di vita – che so bene è un processo che richiede anni -, ma almeno di consapevolezza e limature varie, o contenimento. Ho portato l’esempio degli anziani perché statisticamente sono quelli morti in maggior numero, e per miei valori personali la perdita di una vita umana è superiore a quella di un’attività commerciale/professionale. Detto questo, resto avvilito perché la risposta alle mie domande precedenti è comunque «no». Alle persone non interessa il destino comune, l’abbiamo visto infinite volte e a tutte le latitudini nei comportamenti che hanno tenuto le popolazioni: ogni qual volta è stato chiesto loro di limitare attività non essenziali per evitare l’aumento dei morti, sono venute sempre prima le vacanze, i viaggi, le discoteche, gli apericena, i ristoranti, i bar, etc. Fa niente che poi ci sia qualcuno che muoia soffocato in TI oppure che resti per strada senza lavoro, quelli non sono problemi nostri.

    Volevo sottolineare solo questo, senza fare retorica: visto che la pandemia l’abbiamo subita, cerchiamo almeno di imparare la lezione e di capire in cosa e dove abbiamo sbagliato, affinché non si ripeta, o quanto meno la si limiti nei danni. Invece sento solo parlare della contabilità dei morti, di chi vuole aprire a tutti i costi, di chi vuole chiudere a tutti i costi, dei negazionisti, delle polemiche dei talk-show e di quelle sul numero dei partecipanti al cenone.

    Non è questa la società in cui vorrei vivere e in cui mi riconosco, tutto qui.

    Baci
    µĸ

  8. Se la metti così, certamente ti dò ragione. E non è solo il Covid, sono talmente tanti gli ambiti in cui “ci avevano avvertito” e non abbiamo fatto niente… Per me è stato emblematico, forse l’ho già scritto, quando c’è stata la tempesta Vaia, probabilmente causata dal cambiamento climatico, e davanti allo sfacelo generale cos’ha fatto la gente? È salita sul Suv ed è andata a comprarsi un generatore a gasolio.

  9. Sono d’accordo con te, un ritratto impietoso, molto vicino alla realtà delle cose. Ti consiglio Teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura se non lo avessi letto. Mandi!

  10. Le risorse sono finite e questo virus corona è una delle realtà che reintroduce l’ecologia dei giochi a somma zero.
    I signori (le persone intelligenti) mangiano carne due oltre volte alla settimana, si muovono anche in bici, a piedi, si riparano gli oggetti di buona qualità che acquistarono per bellezza, qualità e durevolezza.
    Un cretino con un SUV in città, un giudice sinistro deresponsabilizzato che “impone” i (non-)diritti universalizzati, sadico, un vegano con otto cani, è un cretino che, come scritto sopra, ha energia e risorse per dare il peggio di sé.

  11. Mukappa, mi permetto di sottolineare un Vostro errore così comune nel sinistro pensiero che Sartre che così ben conosceva i sinistri pollaio e ipocrisia riassumeva nel sanno benissimo le cose, sono in malafede.
    Sapere che ci possono essere pandemie è come sapere che il debito NON può aumentare esponenzialmente, che in Italia e in Europa non possono essere ficcati decine e decine di milioni di islamici, africani, asiatici, che se in ospedale si mantengono in terapia intensiva novantenni con il virus corona non si potranno curare i trentenni con tumore, che se tu giudice donna del tribunale di Firenze per i “diritti” del pachistano dichiaratosi gaio lo liberi/non lo rimpatri questo esce e violenta due ragazze chisenefotte deidiritti di queste due meschine piccolo borghesi razziste bianche fascistelle….
    Eccetera eccetera.
    Strati di vernice culturale applicati sulla realtà per poterla ignorare a favore delle proprie malate teorie applicate alle vite degli altri.
    Sanno e sanno benissimo, sono in malafede.
    Credetegli, parola del marxista Sartre.

  12. Davide, sì, lo cita e consiglia anche Ricolfi nel suo saggio, lo prenderò in considerazione. Buon ultimo dell’anno e inizio del nuovo!

  13. UIC, io ti passo i commenti, però sappi che, non avendo tu palesemente idea di che cosa dica il libro e scrivendo tu sempre le stesse cose qualunque sia il tema del post, a un certo punto potrei iniziare a cancellarli. Scusa ma prima o poi dovevo dirlo.

  14. Gaia, questa è casa tua e, giustamente, vigono le tue regole. Gli ospiti devono adeguarsi.
    Mi scuso se può averti infastidito: io cerco di rimarcare i tratti comuni della narrazione apologetica imperante. Qui si potrebbe iniziare dal titolo, l’ugualizzazione, una tessera importante del mosaico narrativo e deformante vigente, per cui tutti potrebbero essere uguali, signori, di massa, una visione così evidentemente distorta e illogica, visto che il concetto di signore è un concetto gerarchico e ontologicamente discriminante (non ci sono signori senza servi e viceversa).
    Ovviamente il titolo potrebbe essere su un registro sarcastico, un tentativo di indicare una società di … non saprei che termine indicare, neoricchi forse eccessivo, di neo… di neocafoni ? persone con energia e mezzi per dare il peggio di sé e che vorrebbero fare i signori senza esserlo.
    D’Agostino coniò il neologismo-inglesismo aggettivo cafonal.

  15. Ok, diciamo che a me è dispiaciuto che tu sia saltato a una conclusione immediata su un testo che secondo me ti piacerebbe e con cui in parte potresti anche essere d’accordo. Poi non mi interessa che tu diventi un fan del libro, mi interessava solo sottoporre ai lettori un’interpretazione originale che in parte parla dei temi di questo blog.
    Adesso ti cerco qualche link che riassuma la tesi del libro, così, senza che tu sia obbligato a leggerlo tutto, puoi farti un’idea di cosa significa “signorile di massa”.
    http://www.lanavediteseo.eu/item/la-societa-signorile-di-massa-2/
    (Questo non l’ho letto tutto ma mi sembra sia un riassunto con commenti: https://www.doppiozero.com/materiali/la-societa-signorile-di-massa)
    Intervista all’autore, linko sulla fiducia e adesso la leggo: https://luz.it/en/spns_article/intervista-luca-ricolfi-societa-signorile-massa/#0

  16. Ora mi sono letto pure l’ultimo dei tre, su Doppiozero.
    Grazie per le segnalazioni, Gaia: l’intervista su luz.it forse spiega meglio che gli altri due.
    Diciamo che le osservazioni di Ricolfi sono pertinenti, per il poco che ho letto.
    Dovrei leggere il testo ma, intuisco, la lettura rischierebbe di sfondare delle porte aperte.
    Come intuivo, “signorile di massa” e’ proprio usato per indicare la contraddizione, la cortocircuitazione sociale, politica, economica, strategica di un paese basato su debito e deficit, sul non lavorare, sul passo piu’ lungo della gamba, sulla importazione di neoschiavi dall’estero a favore di quelle parti della società che ricercano lavoro al costo piu’ basso possibile e a detrimento di tutte le altre.

    Leggo alcuni distinguo tuoi (decrescita, ecologia) ma penso siano comprensibili considerate le differenze di eta’ e generazionale tra Ricolfi e te, Gaia.

  17. Certo, ma comunque preferisco un’idea forte anche se in parte sono in disaccordo piuttosto che le banalità che si sentono continuamente.
    Il testo merita una lettura perché è ben scritto e fa molte osservazioni importanti che non mi aspettavo, comunque quello che a me interessava era appunto segnalare questa chiave di lettura della società italiana. Le sue ricette non sono certo le mie, ma almeno sono coerenti rispetto all’analisi, a differenza di tutti quelli che pensano, dall’estrema destra all’estrema sinistra e tutto in mezzo, che non si debba mai rinunciare a niente né impegnarsi un po’ più di così.

  18. Pingback: signori | gaia baracetti

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