Architettura contemporanea

Oggi vorrei introdurre un argomento abbastanza nuovo per questo blog, anche se non del tutto; parlo spesso di ambiente, e l’ambiente in cui viviamo non è solo quello naturale ma anche quello architettonico. Potrà sembrare una banalità dire che stare in edifici e spazi belli, interessanti, confortevoli, riconoscibili e in cui ci si può identificare sia meglio che stare in edifici e spazi squallidi, brutti, alienanti, anonimi od ostili. Eppure, esiste una categoria di professionisti accuratamente formata e profumatamente pagata il cui compito è far sì che viviamo in spazi del secondo tipo, non del primo. Si tratta degli architetti. E, più ciò che progettano è stonato rispetto al contesto, visivamente disarmonico e aggressivo, privo di ornamenti e simile ad altre cose costruite in posti diversissimi tra loro in giro per il mondo e quindi irrispettoso della cultura locale, più aumenta il prestigio di detto architetto, fino ad arrivare alla contesissima archistar.
Voi sapete che quello che dico è vero; lo sappiamo tutti, ma nessuno ha il coraggio di dirlo per paura di essere tacciato di ignoranza e di “non capire”, un po’ come succede per tante forme di arte contemporanea – “non capisci perché questo quadro sembra il retro di un tappeto sbranato da un cane o questa musica è piacevole come il rumore di un gatto che corre tra le pentole? È perché sei un ignorante.”
Il fatto è che, a differenza delle forme d’arte sopracitate e altre simili, l’architettura che non ci piace non si può evitare. Siamo costretti ad abitarci, a entrarci per consultare uffici pubblici o privati, a esserci curati quando stiamo male e a passarci davanti tutti i giorni. L’unica scelta che abbiamo è dove andare in vacanza e, con alcune rare eccezioni tipo, secondo me e ad esempio, il Guggenheim di Bilbao, nessuno va in vacanza a vedere le porcherie sopracitate. Andiamo al mare, in montagna, a Venezia o a Barcellona o in qualche antico borgo costruito da sconosciuti secoli fa, non dalle celebrità di adesso.
Il re è nudo, ma nessuno ha il coraggio di dirlo. Vi segnalo due articoli in cui si spiega, in un caso molto eruditamente ma scorrevolmente, e in un altro con ironia, quello che sto cercando di dire io in maniera grossolana. Sono in inglese, ma anche solo le foto parlano da sé – ditemi se anche voi, davanti alle foto di edifici contemporanei, non provate orrore e tristezza, e davanti a quelle di edifici più antichi o centri storici, non provate quasi un desiderio di essere lì, di calore o di meraviglia.
Ecco gli articoli: Why you hate contemporary architecture e Why your city looks ugly AF (per chi non avesse familiarità con gli acronimi di moda, AF sta per ‘as fuck’, cioè ‘da morire’ ma detto in modo più volgare, e secondo me questa mania degli acronimi è un ulteriore tratto in comune tra l’America e l’Impero Romano, oltre all’esercito di mercenari e stranieri, al popolo tenuto buono con intrattenimenti violenti, alla lingua mondiale ecc). Il fenomeno è talmente globale che due articoli non italiani ma ben fatti andranno benissimo, poi se volete integrare ne parliamo qui.
Avevo preparato anche esempi locali di architetti che vivono in begli edifici rustici / storici (quindi sanno qual è la verità) ma disegnano obbrobri secondo le mode del momento, ma non voglio far arrabbiare nessuno quindi vigliaccamente mi astengo. Tanto ci siamo capiti.

30 risposte a “Architettura contemporanea

  1. Il sadismo di ‘sti architetti compete con quello di certi progressisti al caviale: “W l’accoglienza senza se e senza ma che si traduce noi facciamo gli accoglienti con la tua vita, li accogli tu nel tuo quartiere popolare pulcioso gia’ mezza banlieue, col tuo autobus gia’ stipato, etc. e poi ti licenziamo e ti sostituiamo pure con quel tunisino che fa le pulizie per meta’ del tuo prezzo.
    Questi fabbricatori di mostri – eco e non solo – poi si scelgono il maso walser o il dammuso o il mulino in macigno e fanno vivere gli altri nella roba che hanno oensato e fatto fabbricare,
    Beh, fare i froci con i culi degli altri e’ sempre uno sport molto di moda.
    Piu’ che mai nelle castalie radical chic.

  2. gaiabaracetti

    Una volta sono stata nella casa di un architetto di queste parti. Era una bella casa in collina, un rustico in sasso, elegantemente ristrutturato e pieno di mobili antichi di buon gusto, con gli interni in pietra e legno. Mi è stato detto che questo architetto, che gentilmente ha prestato a me e a una mia amica la sua casa per farci delle foto, è quello che ha progettato le torri di piazzale Osoppo a Udine. Probabilmente non sai a cosa mi riferisco, ma puoi immaginarlo; se vuoi cercale su internet.
    Ci sono tanti esempi così. Immagino che anche i dirigenti comunisti che facevano costruire gli ecomostri “egualitari” nei paesi dell’Europa dell’Est poi avessero dimore storiche e belle dacie in campagna. Questo fa ancora più arrabbiare, perché vuol dire che sanno benissimo cosa è bello e cosa no, ma lo tengono per sè e usano l’ideologia come maschera per rifilare schifezze alle masse per il “loro bene”.

  3. La spiegazione più semplice di questo apparente paradosso, è che i mega-edifici iper-moderni costano DI MENO (per unità di misura, o per utente) degli edifici più classici, ma non mi intendo di costruzioni per cui ci vorrebbe la conferma di un esperto.
    Dico questo perchè troppo spesso attribuiamo ad ipotetiche motivazioni artistico – culturali delle scelte che sono, invece, semplicemente economiche.
    E’ probabile che il “bello” sia un concetto strettamente correlato all’utile, e quindi meno teorico di quanto pensiamo.

  4. gaiabaracetti

    Non solo costano meno (come è spiegato nell’articolo, di cui consiglio nuovamente la lettura), ma sono anche molto più veloci da fare. Per cui le amministrazioni possono vantarsi e gli architetti possono aggiungerli al loro portafoglio e passare al progetto successivo.
    Lo stesso vale in tutto, dai vestiti all’arte. Umili e sconosciuti contadini o artigiani per secoli hanno ricamato abiti bellissimi, bandiere, paramenti sacri, non disdegnando di decorare con precisione e amore lenzuola e biancheria che nessuno avrebbe visto, costruito case, giardini, piazze e chiese che ammiriamo tutt’ora, dipinto e intarsiato mobili, lasciato infinite eredità di bellezza. Cos’avevano, con meno tecnologia e meno soldi, che noi non abbiamo? La pazienza.
    E la generosità, anche, di fare per i posteri e non solo per sè.

  5. Scusami, Gaia, avevo risposto d’istinto senza leggere il link (cosa che non bisognerebbe fare mai).
    Ma allora, se i problema è sostanzialmente economico, tutto si spiega; anche il penoso tentativo di occultare la nudità del ‘nuovo re’ da parte della cultura ufficiale (palesemente al servizio delle elites).

  6. gaiabaracetti

    Non solo economico, anche culturale. L’articolo spiega il legame con la Seconda Guerra Mondiale.

  7. Banalizzando, l’antico sarebbe bello ed il moderno brutto?
    E’ la tipica mentalità da vecchi.
    Io non ne sono esente. Per me le auto moderne sono tutte brutte.
    Hai notato che in tutte le foto di architettura non si vede mai un’auto?

    PS.
    Ho guardato e sleggiucchiato i 2 link ed ho anche cercato le torri di piazzale osoppo. Io non ci vedo nulla di brutto in quelle 2 torri.

  8. gaiabaracetti

    Prova a viverci.

  9. gaiabaracetti

    Comunque, il senso dell’articolo non è che “l’antico è bello e il moderno è brutto”. È, tra le altre cose, che per migliaia di anni gli umani di tutto il mondo si sono preoccupati di costruire edifici e ambienti che esprimessero bellezza, armonia, che facessero stare bene le persone o le riempissero di meraviglia. Poi, dal secondo dopoguerra in poi, gli architetti si sono messi in testa, di comune accordo, di riempire il mondo di edifici senza ornamenti e volutamente irregolari, alienanti e visualmente aggressivi, per ideologia. Con queste intenzioni, non potevano fare niente di “bello”.

  10. Il primo grande strappo, a livello artistico generale, è stato probabilmente l’inizio del novecento, quando il NUOVO in quanto tale è diventato il grande paradigma da seguire, prendendo il posto del BELLO.
    Ne ha parlato approfonditamente l’economista della decrescita Maurizio Pallante (un breve estratto qui: https://ilfenotipoconsapevole.blogspot.com/2012/09/impara-larte-e-mettila-da-parte.html )

  11. gaiabaracetti

    Lumen, non credo. L’Art Nouveau era bellissima e persino l’architettura fascista era molto meglio degli obbrobri costruiti dopo. E le case anni ’20 delle nostre città, persino quelle popolari, sono le ultime che abbiano ancora un po’ di grazia e qualche decorazione.

  12. gaiabaracetti

    ijkijk, comunque una prova su cosa è bello e cosa no è facile da fare e difficile da smentire. Se tu venissi in visita a Udine, andresti in piazzale Osoppo o in piazza Libertà? I turisti vanno a Venezia o a Mestre? E così via.
    Per quanto cerchiamo di autoconvincerci, sappiamo benissimo cosa è bello e cosa no, anche perché non si tratta solo della forma di un singolo edificio, ma della combinazione di edifici, strade, piante e fiori, luce, materiali e colori, dell’armonia o disarmonia degli stili… ci sono dei posti che la gente che ha costruito e usato ha voluto rendere più belli possibile innanzitutto per sé, e posti che sono stati calati dall’alto da persone che non ci vivono e probabilmente neanche ci vivrebbero mai.

  13. Gaia, forse a livello architettonico le cose sono peggiorate solo lentamente.
    Però nelle arti figurative classiche (pittura e scultura) il crollo del senso estetico nel ‘900 mi pare evidente.
    Quanto all’edilizia fascista, che alcuni pregi estetici in effetti li aveva, va detto che il regime, per motivi ideologici, si rifaceva molto alla cultura dell’antichità classica, e questo influiva (in positivo) anche sullo stile.

  14. L’art noveau era bella? Per me è il paradigma del brutto.
    Alcuni edifici elencati fra i brutti nei 2 link io li sono andati a visitare perchè per me sono capolavori. Non tutti vanno in ferie nei borghi mediovali. C’è anche che va a new york o a dubai o singapore appunto per ammirarne le architetture.
    Però per non insistere con inutili polemiche vorrei farti notare che gli archiietti si adeguano alle richieste dei committenti. Quasi tutti gli edifici sono stati scelti dai committenti fra altri in bandi pubblici. Quasi nessuno ha avuto carta bianca.
    Poi distinguerei fra edilizia residenziale e pubblica. Un conto è costruire abitazioni, un’altro è fare un municipio o una chiesa a o un’ospedale.
    Comunque la mia opinione è che i nuovi ricchi dei paesi emergenti in asia e mediooriente stanno foraggiando i peggio architetti con le trovate piu strampalate e per me veramente orribili. Cercando di rimanere un po nel tema del tuo blog, trovo che nessuna nuova grande costruzione che viene inaugurata, non solo è abbastanza brutta e banale ma che non tenga minimamente presente il contenimento dei consumi energetici. Mi piacerebbe che si sforzassero di costruire edifici a consumo zero o quaesi di energia ed invece di questo aspetto se ne fregano altamente.

    Ti linko un mio vecchi post sull’argomento:
    http://ravennapensa.blogspot.com/2017/07/vetrocemento-il-passato-che-non-passa.html

  15. gaiabaracetti

    ijkijk, per curiosità, quali degli edifici elencati come brutti negli articoli per te sono dei capolavori? E, oltre a visitarli, ti piacerebbe viverci, vederli ogni giorno? Non lo chiedo per polemica ma per capire.
    New York ha un suo fascino, ma io non vivrei mai in mezzo ai grattacieli; oltre ad essere, come dici tu, antiecologici, se non vivi ai piani alti non vedrai mai la luce del sole. Ci sono da dire alcune cose su questo esempio, però: lo stile di New York, così “moderno”, almeno è coerente, forma un suo insieme, e già questo, come anche sottolinea l’articolo, è attraente di per sè. Ci sono poi quartieri più vecchi, tipo Brooklyn, anch’essi con una propria armonia e coerenza, che fanno parte del fascino della città (New York non è solo Manhattan); infine, molti degli edifici famosi di New York, come forse il più celebre, l’Empire State Building, sono antecedenti al periodo che stiamo cricando (l’Empire State Building ad esempio è degli anni ’30).
    Dubai non la conosco, ma a Singapore ho vissuto due anni un po’ di tempo fa, quindi alcuni edifici che forse tu hai in mente non c’erano, ma non ho mai apprezzato un solo edificio moderno in tutto il tempo che sono stata là. Non me ne ricordo nemmeno uno, a dire la verità! Semmai ammiravo la natura lussureggiante o la vivacità dei quartieri, non certo i palazzi. Ho vissuto anche a Londra e Montreal, dove potendo frequentavo solo i quartieri più residenziali e più vecchi, finché c’erano, e a Vancouver, dove, idem, e quando mia madre anni dopo mi ha fatto vedere una foto dello skyline di Vancouver, quello con i grattacieli, non l’ho nemmeno riconosciuto. Semplicemente, non aveva mai fatto parte del mio vivere la città, non era riconoscibile, non significava nulla; ricordavo piuttosto il campus sull’oceano, le montagne o la malfamata ma viva Downtown Eastside.
    Tu dirai: gusti. Però sia il turismo sia i sondaggi che ogni tanto vengono fatti confermano che i miei gusti sono quelli della maggioranza di persone, e io non credo in un istintivo cattivo gusto delle masse, per lo meno non di tutte le persone del mondo.
    Riguardo ai committenti, sì e no. Le amministrazioni hanno anche dei limiti di budget, e gli edifici “brutti” probabilmente costano poco e soprattutto le decorazioni costano e sono difficili da giustificare economicamente; è anche vero che se vieni martellato con l’idea che devi chiamare un “archistar” o qualcuno che abbia lo stesso stile, perché è quello che fanno tutti, magari ti lascerai convincere. Come i cortigiani che non ammettevano che il re non avesse vestiti, perché nessuno voleva dirlo.

  16. La bellezza ha alcuni fattori oggettivi (e.g. la simmetria).
    La bruttezza del modernismo è causata da alcuni componenti:
    o – la scala
    o – la necrofilia ovvero l’esaltazione dell’assenza di vita biologica
    o – la linearità.
    Interessante le osservazioni sulle cause economiche della bruttezza: rigetto questa lettura marxista. Ci sono edifici “poveri” del passato assai belli e ci sono orribili stramberie assai costose.
    Appena sarò al piccio andrò a vedere ‘ste torri di piazzale Osoppo, Gaia.

  17. gaiabaracetti

    Ok, non sono così terribili, era solo per dire che chi le ha disegnate vive in una casa molto più bella.
    UomoInCammino, anche a te suggerisco la lettura integrale dell’articolo, in cui viene criticata anche l’ossessione egualitaria di sinistra che ha sostenuto e in parte continua a sostenere edifici squallidissimi (es. non solo il famosi blocchi sovietici, ma anche posti tipo Grenfell Tower).

  18. gaiabaracetti

    Ah, comunque non parlo per gli altri ma io non intendevo dire che i ricchi fanno cose belle e i poveri brutte (infatti ho scritto il contrario qui sopra), ma che c’è una tendenza al risparmio (o perché le amministrazioni hanno questo criterio o perché i costruttori vogliono avere più margine) che una volta non c’era. Se sei il vescovo e sai che puoi imporre infinite ore di lavoro per tutto il tempo che ti serve per fare una cattedrale, e che più è gloriosa più Dio sarà contento o paradiso avrai, e se anche il singolo artigiano che fa il Gargoyle fa lo stesso ragionamento e si prende il tempo che gli serve, è chiaro che poi hai una cattedrale gotica e non una scatola di scarpe sovradimensionata.
    Se invece sei un’archistar che deve aggiungere l’enesima sboronata al suo “portfolio” e farsi notare, pensi qualcosa tipo: “uh, nessuno ha ancora mai fatto un auditorium a forma di ravanello!”, disegni un ravanello, incarichi il tuo studio di trovare il modo di costruirlo, e poi passi alla cagata successiva. Io almeno la immagino così, dati i risultati.
    Poi magari il ravanello gigante costa un sacco lo stesso, ma sei la Cina e vuoi che il mondo sappia che te lo puoi permettere, quindi lo fai.

  19. Pulchra, proportio, integritas erano i canoni del bello secondo San Tommaso.
    Per dire che lo stabilire cosa è bello e cosa è brutto è sempre stato un’argomento su cui litigare da quando esiste l’uomo. Ci si sono accapigliati tutti i filosofi e i maggiori pensatori di ogni epoca tanto che oggi è diventato quasi un mestiere, quello del critico d’arte. Esistono centinaia di riviste dedicate e nello specifico esistono tantissime riviste di architettura ( e blog) in cui si dice, sempre banalizzando, questo è bello e quello è brutto.
    Io ho le mie idee sull’argomento (ad esempio trovo che le decorazioni siano il massimo del kitsch e che la maggiore conquista del 900 sia stata la liberazione dalle decorazioni) ma è pericoloso esporle pubblicamente perchè poi ci si deve scontre continuamente con le opinioni altrui in discussioni senza fine.
    Appena ho letto il tuo post ho avuto la sensazione che tu esponendo le tue idee sull’architettura non sapevi che avresti scatenato un vespaio perchè il discorrere del bello e del brutto è un’argomento scottante, uno dei piu scottanti nella storia del pensiero e ci si buttano tutti, dal contadino all’intelettuale.
    Da giovane mi sono dibattuto fra il diventare architetto (inseguendo il bello a discapito della funzione) o diventare ingeniere(inseguendo la funzione a discapito del bello). Poi non sono diventato ne l’uno ne l’altro ma wuesta è un’altra storia e oggi ho abbastanza in spregio la categoria degli architetti.
    Il tuo esempio del ravanello è perfetto. Penso che vada proprio così. La moda del momento fra gli archistar è quella del “famolo strano”, tanto piu che le tecnologie oggi permettono qualunque forma.

  20. Una volta a Parigi dovetti scegliere se visitare Versailles o il Centro Pompidou. Non ebbi dubbi. Per me il Beaubourg è uno degli edifici piu belli del mondo.
    Sai che il museo di Bilbao è completamente rivestito di titanio?
    Ti ripeto che secondo me la prossima frontiera a cui l’architettura deve guardare è quella della sostenibilità ambientale, rinunciando ai ravanelli ella necessità di stupire.

  21. gaiabaracetti

    Va bene sollevare un vespaio, scrivo le cose qui per incoraggiare una discussione. Riguardo a Versailles, forse non ci sarei andata neanch’io; dalle foto mi fa l’effetto che mi fa la nostra villa Manin, qualcosa di imponente fatto più per esibire potere e mettere soggezione che per creare accoglienza e bellezza. Sempre meglio di tanti grattacieli di adesso, comunque.
    Tu dici che non ti piacciono le decorazioni, ma dalle foto il Beauborg mi sembra che non sia una superficie liscia e uniforme… semplicemente, ha un tipo di decorazioni diverse da quelle a cui eravamo abituati – colori e forme anziché pitture o intagli. A me non sembra tanto bello, ma si è capito che non abbiamo gli stessi gusti.
    Per quanto riguarda la sostenibilità, sono d’accordo ma mi sembra che spesso si cerchi di spacciare per sostenibili cose che non lo sono per niente, pur di continuare a produrre. Io comincerei chiudendo tutte le cave, e decidendo che d’ora in poi si utilizzano solo materiali o completamente rinnovabili o riciclati. Altro che bonus ristrutturazioni, per l’amor di Dio.

  22. Eisenman-designed house so departed from the normal concept of a house that its owners actually wrote an entire book about the difficulties they experienced trying to live in it. For example, Eisenman split the master bedroom in two so the couple could not sleep together, installed a precarious staircase without a handrail, and initially refused to include bathrooms”.

    Andate a vedere delle sfilate di moda e troverete le stesse perversioni. Gente piena di problemi che applica le proprie frantumazione e fratture interne agli altri. Con una cricca di pseudo intellettuali semicolti baldracche che che incensano e (auto)celebrano.
    Avete presente tutte le menate sulla “sessualità tossica maschile” e la moda per cui un giovane ragazzo “tossico” in quanto giovane maschio dovrebbe mettersi i tacchi, il rossetto e avere sembianze pseudo femminili!?
    Questa robaccia patologica è solo una delle forme con cui si esprime la merda del totalitarismo LGBTvdfXTransBifXkghqqqmnbvcxz.
    Sul piano concettuale è la stessa merda dell’ugualismo prima illuministico, poi marxista, ora liberal arcobalenga.
    Poiché dovete essere tutti ugualizzarli e il nostro sadismo moralizzatore neutrale soddisfazione, vi appiattiamo, vi ugualizziamo, vi omologhiamo al peggior comun denominatore.
    Avrete sessualità di merda, mangerete merda, vivrete in unità parallelepipediche del vitalismo transarchitetturalevpostpreavanguardia Afroberlin2059 per sadomasoxisti, ascolterete rumore, avrete segatura solo di un cklore arcobaleno nella testa (aah, ecco la grande inculturazione osservata da Renaud Camus)
    Ovviamente vi diremo che tutto ciò è cuul, democratico, antifa, antiqua, antilà, fescion, trendi, è intellighenzia progressista, blablablablabla.
    Voi continuerete nelle vostre banlieue di merda inferni multietnici mangiando plastica, riempendovi la testa del prodotto della ns. peristalsi mentale, in appartamenti senza bagno e senza finestre e noi ci prenderemo il castello nelle Langhe con le guardie armate, voi merdcola noi Ca’ del Bosco.
    Beh, riuscii, tempo addietro, a leggere alcune pagine scritte dal baffetto austriaco e, osservo, con orrore, che la storia si ripete, preparare il peggior mondo possibile fino a creare la reazione più forte possibile.
    Vi stupirete se Caio dopo che per anni gli avete fatto mangiare merda spacciaandogliela per finissima cioccolata svizzzzera vi prenda a sprangate quando vi trova a sgrassare sfogliatine di arancia bio croccanti ricoperte da cioccolato fondente lavorate da vergini equadoriane in plenilunio e trasportate in elicottero a temperatura controllata!?
    Questo sinistro culto al peggio orizzontalugualizzato per tutti (voi) è il massimo per i sovietfurbastri: come diceva Massimo Fini mettetelo nel culo e farlo pure col tuo giulivo consenso. Una volta ugualizzatoomologatometicciato, se romperai i coglioni, ti sostituiamo.

  23. gaiabaracetti

    UIC, il discorso della moda è un po’ diverso. Innanzitutto, non tutto quello che sfila è pensato per essere indossato. Alcune cose sono volutamente eccessive o teatrali per esprimere un’idea, così come, che ne so, io faccio una statua di un tizio nudo avvolto dalle serpi ma questo non significa che voglio che la gente vada in giro a farsi stritolare viva. È simbolico ed estetico.
    Inoltre, se un vestito non ti piace puoi non mettertelo. Se vuoi vestirti “da maschio”, ti vesti “da maschio”, se un altro maschio vuole mettersi la gonna perché in cuor suo ha sempre pensato che la gonna è più comoda, sono anche affari suoi. Invece l’architettura è una forma espressiva a cui poi non si può sfuggire. Anche gli edifici privati sono visibili a tutti e occupano uno spazio comune; quelli pubblici commissionati sono edifici in cui poi devi andare se ti ammali, devi mandare i tuoi figli a scuola, entrare per fare la coda a un ufficio, eccetera. Per cui la gente non può “votare con il portafoglio”, deve intervenire direttamente nella loro edificazione, perché poi non può più evitarli.

  24. > le torri di piazzale Osoppo a Udine

    Sono queste, Gaia?

  25. Butto lì un’ipotesi bislacca. Niente più che un’illazione.

    Scopo degli architetti (e soprattutto di chi commissiona loro le opere che elaborano) è acquisire visibilità. La visibilità è tanto maggiore quanto maggiore è il contrasto. Esempio…

    Ammesso che esistesse lo spazio per farlo, costruire un palazzo in perfetto stile ottocentesco nella zona antisante la stazione Porta Nuova di Torino significherebbe costruire un palazzo tra i tanti, anonimo nella sua uniformità con l’ambiente circostante. Una sorta di “mimesi architettonica” che condannerebbe sia il committente, sia l’architetto all’invisibilità. Costruire nella stessa zona un grattacielo rivestito di cristalli, al contrario, sarebbe un pugno nello stomaco tale da attirare l’attenzione in modo ineludibile.

    Probabilmente notiamo meno il fenomeno negli spazi del passato sia perché quegli spazi erano relativamente più vuoti, per cui non si creava altrettanta necessità di “staccare” rispetto all’esistente, sia perché l’esistente era stato commissionato molte volte da chi, di riffa o di raffa, già era proprietario dell’esistente, sia perché non era raro che venisse abbattuto o “sventrato” il vecchio per far strada al nuovo.

    Ripeto e sottolineo che si tratta di una pura illazione, tanto per scrivere qualcosa e far vedere che esisto ancora.

    P.S. Molti tra gli edifici del passato sono così ostentatamente pacchiani da superare d’un soffio il confine tra il buon gusto e il pessimo gusto. Se poi uno si sofferma a pensare a quante vite rovinate sono incarnate in quegli edifici, be’, il presunto “bello” si trasforma in orribile, in mostruosamente disumano. E queste non sono illazioni.

  26. C’è chi è artista e chi no. Godetevi queste cose non inspiegabilmente poco note di Bruno Bozzetto. Parlano al cuore, anche se non viene detta una parola che sia una.
    Una vita in scatola.
    Neuro.
    Ego.
    Fuori tema? No, no…

  27. Ugo, penso che ci sia del vero in entrambe le cose che dici, ma ci sono modi per farsi notare senza fare danni, per esempio io posso scegliere tra urlare a squarciagola cose a caso o aspettare l’occasione per dire una cosa intelligente e magari memorabile.
    Riguardo agli edifici del passato, non so gli autori dell’articolo ma io di sicuro non penso che tutto ciò che è stato costruito prima di cento anni fa sia sempre bello. Solo che quello era almeno lo scopo. Adesso, gli scopi sono dichiaratamente altri, spesso concettuali, astratti, o molto cinici, e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Cose simili esistono in tutte le forme d’arte, e guarda caso più gli artisti fanno così più si allontanano dal pubblico e si lasciano apprezzare da un pubblico composto da pochi snob (la gente preferisce il quadro di un paesaggio montano a un chiodo appiccicato con la chewing gum, una canzone normale a tre minuti di pernacchie, eccetera).

  28. L’ipotesi di Ugo mi piace e mi convince, così come la precisazione di Gaia.
    Aggiungo che, forse, una volta fare una cosa bella era oggettivamente difficile (e costoso), per cui era sufficiente per farsi notare.
    Oggi, invece, fare una cosa bella probabilmente è più facile (miracoli della tecnica moderna), per cui per farsi notare, bisogna seguire la logica di Carlo Verdone: Come lo famo ? Lo famo strano. 🙂

  29. gaiabaracetti

    – la bellezza è fondamentale per il benessere umano
    – la bellezza non è soggettiva (la maggior parte delle persone trova belle le stesse cose) e ha basi evolutive e dimostrabili
    – agli architetti viene insegnato a costruire cose che non piacciono a nessuno e che non soddisfano le specifiche esigenze di bellezza del nostro cervello (curve, simmetria, ornamenti, natura, interesse visivo)
    – e gli edifici moderni non piacciono nemmeno agli architetti stessi, che progettano schifezze e poi vanno a vivere in belle case antiche:

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