Tassare la ricchezza, non il lavoro

Perché nessuno vuole mettere una tassa patrimoniale? Lo chiedo sul serio. Non solo qui in Italia, dove Conte, per non parlare dei vicepremier, si premura continuamente di garantire che non loro tasseranno i patrimoni, no, mai, guai, neanche si stesse parlando di prendere tutti i figli unici e mandarli a combattere in Russia; anche Macron sembra disposto ad assecondare i gilet gialli su qualcosa, ma di sicuro non sulle tasse ai ricchi.

Siccome proprio non capisco, io vi elencherò i motivi per cui secondo me andrebbe tassata tanto la ricchezza, e poco il lavoro, cioè il contrario di quello che si fa adesso.

Avere proprietà significa sottrarre, lavorare significa dare. Chi ha grandi immobili, terreni, beni consistenti, sostanzialmente sta sottraendo spazio e materia agli altri. Ricordiamocelo: occupiamo tutti la stessa terra e quello che uno ha è tolto agli altri. Questo non significa che la proprietà non sia un modo utile e alle volte anche equo di dividere lavoro e suoi frutti; ma non deve essere assolutizzata. Vorrei aprire una parentesi su quanto sia assurda la proprietà privata in un pianeta in cui, almeno per il momento, non siamo le uniche forme di vita (vallo a spiegare al lombrico, al passero o al capriolo che sconfina), ma non divago.

La riluttanza a tassare la proprietà privata è particolarmente preoccupante in un paese sovrappopolato come l’Italia. Ultimamente mi sono imbattuta in un dato incredibile, che meriterebbe un post a sé: gli abitanti del Friuli Venezia Giulia, neanche la più densamente popolata delle regioni italiane, dispongono di meno di un ettaro a testa in tutto. Questo dato mi è parso così incredibile che ho dovuto ricontrollarlo più volte. Meno di un ettaro?!?! Togliendo lo spazio per case, strade, scuole, ospedali, negozi, zone inabitabili (per fortuna esistono ancora), quelle poche aree protette che abbiamo, centrali elettriche, chiese, campi sportivi, eccetera, non rimane nemmeno abbastanza terra per produrre da mangiare. In una situazione del genere, trattenere terra per sé significa togliere spazi verdi per tutti, piante e animali compresi, e togliere agli altri la possibilità persino di sfamarsi. Se nessuno, nonostante questo, muore ancora di fame, è per un misto di sistema globale iniquo e agricoltura industriale devastante che non può durare per sempre, e che sta già ampiamente mostrando i suoi limiti, dai suicidi dei contadini in India all’emigrazione dalla Cina alla morìa delle api in Friuli alla distruzione dell’Amazzonia. Al fatto che il Tagliamento praticamente non esiste più.

Vi faccio un esempio, mi scuso se uso le pecore ma mi è più comodo. Vale per tante altre cose.

In questo mondo strano, gli erbivori simpatici come pecore, alpaca o pony vengono proposti come animali da compagnia e per “pulire i prati”, cioè come tagliaerba. Si dà il caso che questi animali possano produrre anche latte, lana, forza lavoro, carne… invece c’è gente che possiede così tanto terreno da aver bisogno di tagliare l’erba per nessun motivo se non il fastidio di averla alta (o gli scellerati contributi che danno per lo sfalcio, e sì, l’ho detto, adesso mi cacceranno dal paese). Riflettete su questo: c’è gente che possiede terreno per il gusto di possederlo (neanche per un pic nic, perché anche con la proprietà condivisa di tali terreni potrebbe fare un pic nic), e ne sperpera la grande ricchezza, cioè la meravigliosa erba che ci cresce, mentre c’è gente che con quel terreno potrebbe produrre cibo in maniera sostenibile, cioè con il pascolo, allentando così la pressione su altri ecosistemi, ma non può farlo perché non può accedere alla proprietà privata altrui se non in caso di accordo, che non sempre c’è.

Questo esempio sembra frutto della mia prospettiva limitata, ma non lo è: conosco molti giovani che vorrebbero lavorare la terra o allevare animali, e faticano a trovare gli spazi adatti, che, anche se lo abbiamo dimenticato, dovrebbero essere piuttosto grandi, anche per garantire agli animali quel minimo di vita naturale e di benessere che gli dobbiamo. Quando lo dico, mi sento rispondere: ma se il Friuli è pieno di case vuote e terra incolta? Appunto. È proprio questo il problema. I proprietari non vendono e non sono obbligati a farlo da tasse che li incentivino. Me lo diceva un’agente immobiliare l’altro giorno: costa talmente poco mantenere un rudere, che si preferisce tenerlo lì che venderlo a poco prezzo. Questo però significa occupazione di suolo, servizi che comunque devono essere garantiti (almeno acqua ed elettricità), e che la gente che lo vorrebbe è costretta a costruire altrove. Questo fatto costituisce una grossa barriera all’ingresso delle persone in agricoltura, perché adesso va di moda parlare di ritorno alla terra, ma a ben scavare, e i giornalisti non lo fanno, si scopre che o si tratta di gente che la terra l’ha ereditata, o di persone che sono diventate ricche in altro modo e con quei soldi si sono potuti fare un’azienda agricola. Oppure, e scusate se divago, di gente che ha preso a poco prezzo terreni abbandonati in zone depopolate, però così facendo ha ricominciato a disboscare e distruggere habitat, e siamo punto e a capo.

Un altro agente immobiliare mi ha detto: “ma sai quanta ce n’è di gente che vuole una casa con terreno intorno per tenere animali?” (Sottinteso: e non la trova). “E cosa fanno queste persone?”, gli ho chiesto. Comprano un terreno edificabile e ci fanno una casa in mezzo. Questo mentre il nostro paese è già più cementificato di quanto possa sopportare e i centri storici cadono a pezzi. Tutto ciò succede per due motivi: uno è che le persone sono diventate schizzinose e non vogliono animali vicino, a meno che non si tratti di cani o gatti, e l’altro è che non si tassa abbastanza la proprietà privata.

La terra incolta non sarebbe un gran male, se non fosse che spesso i proprietari, pur tenendola in modo che sia assolutamente improduttiva, le impediscono anche di inselvatichirsi con continui sfalci; ma stalle, case, sistemi agricoli inutilizzati sono un vero scempio.

Non è giusto: perché chi vuole lavorare e contribuire alla collettività deve essere bloccato dall’egoismo dei singoli?

Ovviamente, lo stesso discorso si può fare con tutte le case vuote tenute come “investimento”, o in attesa che i figli crescano e vogliano andare a vivere proprio dove abbiamo deciso noi, mentre c’è gente che rischia costantemente di finire in mezzo a una strada, se non c’è già. E poi: capannoni vuoti, negozi vuoti, alberghi vuoti… perché permettere a queste persone di trattenere spazi e materia che potrebbero servire a tutti, senza nemmeno pagare una piccola penale per questo?

L’unica obiezione che mi pare sensata è che qualcuno “non riesce a vendere”. E per questo non intendo che non riesce a vendere al prezzo che ritiene di dare alla sua proprietà (parola orribile), ma a nessuno, neanche gratis, e quindi se ci fossero tasse sul patrimonio più alte si troverebbe a pagare troppo. Bè, allora dovrebbero esserci dei canali semplici e ben pubblicizzati per restituire i beni alla collettività: hai una casa che nessuno vuole e non ti serve? Regalala al comune. Lo so, l’idea di rinunciare all’eredità fa inorridire molti: dovremmo lavorarci su. È un brutto tratto della nostra società.

Questo punto è fondamentale per la mia analisi: restituire alla collettività pezzi di mondo permetterebbe alla collettività di restituirli anche alla natura in un modo che avere questi pezzi frammentati e posseduti da singoli renderebbe più difficile. È più facile che un comune decida di ripiantare un bosco ottenendo i terreni dai proprietari, piuttosto che questi decidano a macchia di leopardo, a spese proprie e solo se ne hanno voglia, di farlo ricrescere.

Tornando al discorso originario, quello che succede è che, per compensare i mancati introiti dalle tasse sulle proprietà, si cerca di raggranellare qualcosa altrove, e quindi si tassano i consumi e il lavoro. Con i consumi, lo si sente già dire, si penalizzano i più poveri, perché la tassa sui consumi è la stessa per tutti, cioè non è progressiva. Ma quello che non riesco a capire è perché le tasse sul lavoro siano così alte, e, a parte il Pd che però mi risulta non lo abbia fatto, nessuno propone seriamente di detassare il lavoro.

Tassare principalmente il lavoro non è una cosa tanto giusta. Io non ho il mito del lavoro come assoluto, perché non è che più tutti lavorano e meglio è, all’infinito, ma resta il fatto che lavorare si deve, sia per produrre ciò che vogliamo o di cui abbiamo bisogno, sia per stare bene e sentirci utili. Questo non è un tratto umano, ma animale: stare fermi a non far niente fa male a qualunque essere vivente.

Il problema, semmai, è che c’è chi lavora troppo e chi troppo poco. La cosa più semplice e migliore per il benessere collettivo sarebbe redistribuire questo carico di lavoro in modo più equo, ma non si riesce, e uno dei motivi principali per cui non si riesce è che assumere costa troppo.

Non sto parlando di grandi multinazionali che provano a spremere il nostro proletariato, ma di piccole aziende, spesso condotte da una famiglia o da una persona sola, in cui ci sarebbe lavoro e guadagno per un’altra, ma le tasse lo scoraggiano. Ho conosciuto molte persone che letteralmente dovevano vivere in un negozio o in un bar, senza poter uscire se non il minimo sindacale per pagare le bollette o prendere una boccata d’aria, perché non potevano permettersi un’assunzione neanche part time. Tra una cosa e l’altra – contributi, tasse, commercialista, in certi casi anche modifiche strutturali al locale – assumere una persona sarebbe costato quasi metà dello stipendio da darle.

Torniamo a parlare delle mie pecore. Sto mettendo su una piccola attività; grazie alla generosità dei compaesani, posso portarle a pascolare sui loro terreni, così io le faccio mangiare e i proprietari hanno lo sfalcio senza fatica. Questo significa, però, che il permesso può essere ritirato in qualunque momento, il che mi mette in seria difficoltà – la proprietà della terra, questo abominio morale, serve sostanzialmente a questo, a far sì che se prendi delle decisioni difficilmente reversibili ma importanti e potenzialmente redditizie o miglioratrici, i cosiddetti investimenti, hai qualche garanzia a lungo termine. Se non sei proprietario non ti conviene investire. Siccome le tasse sulla proprietà sono basse, nessuno è incentivato a vendere; io non posso comprare, quindi non posso aumentare il gregge, non posso apportare miglioramenti alla fertilità della terra, o piantare alberi (o meglio, i miei “miglioramenti alla fertilità della terra” vengono fraintesi come cacca, e sono uno dei motivi per cui certe persone ritirano il permesso).

Ci sarebbe anche il discorso della frammentazione della proprietà e dei costi assurdi di notaio e tasse di registro, ma non divago.

Al tempo stesso, io vorrei una mano con tutto il lavoro che ho, e sarei ben disposta a non guadagnarci io pur di assumere qualcuno (il che mi rende un esempio poco realistico). Il problema, però, è che questo qualcuno costerebbe così tanto, con un’assunzione in regola, che non posso farlo. Capite quanto è perversa questa cosa? Vi faccio questo esempio perché si tratta di una situazione che vedo declinata in mille modi dappertutto. Vedo continuamente possidenti fannulloni che soppesano i vantaggi e gli svantaggi del permettere a persone volenterose di lavorare nelle loro “proprietà”.

Tornando al generale, viviamo in un paese in cui produrre è penalizzato, e distruggere agevolato. Per “distruggere” in questo caso io intendo prendere un pezzo di mondo, costruirsi una cosa per sé, e tenenerla lì senza usarla né condividerla, lasciandola andare in malora.

Riassumendo, pagare tasse sulla proprietà è un modo per risarcire gli altri per quello che si impedisce loro di avere.

Non dimentichiamoci infatti che non c’è nulla di sacro o naturale nella proprietà privata: si tratta di un costrutto sociale continuamente rinegoziato, e sono le risorse della società tutta – tribunali, legislatori, forze dell’ordine, vigilanza di comunità… – che fanno sì che venga rispettata. Altrimenti saremmo come gli animali, impegnati a intervalli regolari in zuffe fisiche per stabilire chi può reclamare un territorio (bè, in realtà siamo ridotti a questo lo stesso, e si chiama guerra).

C’è anche un altro motivo per cui bisognerebbe mettere una patrimoniale, ed è per ragioni di equità. L’eredità e la trasmissione della ricchezza tra congiunti sono fondamentali nel perpetuarsi delle diseguaglianze, e soprattutto di quelle ingiustificate. Si può sostenere, anche se io non sono d’accordo, che grandi differenze di reddito siano giustificate dal diverso impegno o merito, ma è davvero difficile giustificare il fatto che uno erediti molto e un altro no, indipendentemente da tutto, per il solo fatto di essere nato in una famiglia piuttosto che in un’altra. Siccome molte persone non sopportano l’idea di non poter lasciare quello che hanno accumulato ai propri figli (io penserei piuttosto a lasciare ai miei figli un mondo decente, ma che ne so io, non ne ho), tasse maggiori sull’eredità e sul patrimonio compenserebbero almeno un po’ quella che, dal punto di vista della società e di chi non eredita, è solo un’ingiustizia.

Tassare pesantemente il lavoro, al contrario, significa penalizzare chi ottiene qualcosa di utile per sé, e anche per gli altri, grazie al proprio lavoro.

Sento spesso due obiezioni principali all’idea di tassare la proprietà. La prima è che, per ottenere abbastanza risorse da fare effettivamente la differenza, bisognerebbe tassare non solo gli enormi e i grandi proprietari, ma anche i medio-piccoli. Questo non mi sembra un grosso problema: si comincia dall’alto e si va avanti finché serve o si ritiene, modulando l’entità della tassazione in modo da tutelare chi ha poco. In fondo questo tipo di argomentazione non ci impedisce di tassare i redditi: sappiamo che anche gli stipendi medi e medio bassi ne risentono, ma lo facciamo lo stesso.

La seconda obiezione è che facendo così la ricchezza semplicemente fuggirebbe altrove, e quindi più che un guadagno la società ne avrebbe un danno. Qui o sono scema io, o questa cosa non ha senso.

La ricchezza, i capitali, il denaro, sono concetti astratti, sono convenzioni. Acquistano un valore solo nel momento in cui si possono spendere in qualcosa. Ora, se si tassa la proprietà, è proprio questo che si tassa, cioè la trasformazione di numeri o pezzi di carta o non so come si chiamano quelle cose che abitano nei computer, in sostanza reale, quindi in vera ricchezza. Se io ho un patrimonio che non posso spendere, cosa me ne faccio? Nel momento in cui i miei soldi io li spendo in un luogo, allora servono a qualcosa, però allora ci pago le tasse. Se, per evitare grosse tasse immobiliari, i ricchi non comprano case in Italia, la cosa ha i suoi grossi vantaggi: i prezzi si abbassano e i poveri possono permettersi spazi decenti. Anzi: impedire a gente che vuole farsi i castelli di comprare terra in Italia significa che chi la comprerà sarà costretto a coltivarla o “sfruttarla” in altro modo per potersela permettere; quella invenduta potrebbe tornare nella disponibilità collettiva, diventare un parco o un’area protetta. Le case invendute diventerebbero alloggi popolari, e così via. Se le tasse sulla proprietà scoraggiano chi ha una fabbrica, questo dovrebbe essere compensato da minori tasse sul lavoro.

Quindi il problema della fuga di ricchezze non mi sembra un vero problema. Viviamo in mondi così complessi, con così tante stratificazioni di competenze, problemi e discipline, che dimentichiamo che la materia è la base di tutto ciò che ci serve e ci permette di vivere. Alla fine, con questo dovremo fare i conti.

31 risposte a “Tassare la ricchezza, non il lavoro

  1. Lorenzo (il cui commento è stato cestinato), questo è il mio blog e decido io quanto lunghi devono essere i post. Secondo me è il tuo commento che è troppo lungo; riscrivilo più in breve, e con più educazione, e sarà approvato.

  2. Sono sempre stato convinto che vadano tassati sopratutto i consumi, piu dei redditi. I consumi vanno scoraggiati, o meglio razionalizzati perchè è evidente che questi livelli di consumo sono insostenibili. Colpirebbero i piu poveri? Forse, ma non è detto. Ci sono poveri che consumano più dei ricchi e viceversa. Comunque, tornando al tuo proposito sono abbastanza d’accordo. Una patrimoniale non è la morte di nessuno, però le patrimoniali hanno anche altre forme piu subdole e meno evidenti. L’esempio che portavi degli elevati costi dei notai e delle operazioni immobiliari e tutte le certificazioni obbligatorie delle abitazioni e delle auto alleche altro sono se non patrimoniali? Chi non possiede quesi beni non le paga. Sono convinto che negli anni a venire questi costi aumenteranno.

  3. Credo ci siano un paio di errori nel tuo ragionamento. Innanzitutto, non è possibile che i poveri consumino più dei ricchi. Siccome per consumare servono soldi, e i ricchi per definizione ne hanno di più, come fa chi ha meno a consumare di più? Tu dirai: i ricchi risparmiano. In alcuni casi, ma allora si tratta solo di un consumo differito. Essere ricchi serve appunto a consumare di più, altrimenti uno darebbe tutti i suoi averi in beneficienza e i ricchi non esisterebbero proprio.
    Inoltre, la tassa sui redditi è proporzionale, cioè chi ha paga di più non solo in assoluto, ma anche in proporzione. La tassa sui consumi invece è la stessa per tutti. I consumi di troppo vanno scoraggiati, è vero, per questo bisogna tassare *di più* i ricchi, ma qualcosa bisogna consumare, altrimenti si muore di inedia. Meglio quindi una tassa progressiva, per scoraggiare i consumi inutili, che una piatta, che penalizza chi ha e quindi consuma poco.
    Riguardo ai costi dei notai e delle tasse di registro o di certificazioni e altre operazioni, si tratta in buona parte di costi fissi, per cui ancora più regressivi della tassa sui redditi: non sono nemmeno in percentuale, per cui i poveri pagano grosso modo come i ricchi anche per un minor valore. Inoltre, una parte di quei soldi non vanno al pubblico ma ai privati, come notai, avvocati, geometri, per cui non sono equiparabili alle tasse.

  4. Marcosclarandis

    Eh, Gaia dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio, qualunque sia o non sia il proprio Dio,è da sempre una faccenda di difficilissima soluzione.
    Traggo dal tuo lungo post una frase che mi ha colpito:
    ” Ultimamente mi sono imbattuta in un dato incredibile, che meriterebbe un post a sé: gli abitanti del Friuli Venezia Giulia, neanche la più densamente popolata delle regioni italiane, dispongono di meno di un ettaro a testa in tutto”.
    Com’è che adoperi l’avverbio “ultimamente” coniugato all’aggettivo “incredibile”?.
    L’Italia intera si trova con una densità demografica peggiore di quella del Friuli:Trecentounomila chilometri quadrati divisi per più di sessanta milioni di abitanti, quindi meno di mezzo ettaro pro-capite.Da tempo, ormai.
    Infatti, rapiniamo, pardon, mercanteggiamo con l’equivalente di altre tre Italie sparse per il mondo, per cercare di mantenere il nostro stile di vita nazionale.
    Quello che dici in questo tuo post è intriso di sensatezza ma anche permeato di una insolita ingenuità, secondo me.
    Non voglio finire cestinato perciò qui mi fermo.
    Come al solito, un caro saluto e dei versi in tema:

    Diteci
    quanto vale l’universo
    il cielo terso
    riapparso dopo l’alluvione
    l’azione dell’ape sullo stame
    il suo pensiero ritornando all’alveare
    con le zampe gonfie di bottino
    se lo sapete
    fateci sapere quale quotazione
    raggiungerebbe la libidine
    delle pantere nere in foia
    se s’accorgessero di sfiorare l’estinzione
    vi vedo muti calcolare
    le orbite degli occhi strabuzzate
    odo il tonfo ritmico della jugulare
    vi precedo
    voi non mi risponderete
    siete ferme mosche sullo strame
    eccovi tre monete
    delle quattro contate dalla tasca prese
    valgono molte cose come
    una fiala di veleno
    un espresso all’italiana
    una fetta di feta in insalata
    un favo fresco portoghese
    un’irlandese rossa pinta
    anche
    una giornata libera
    dal ruminante pensiero del pecunio.

    Marco Sclarandis

  5. Non cestino per semplici critiche 🙂
    Sì, può darsi che io sia ingenua, ma è proprio questo il punto: siamo abituati a dare per scontato cose che non lo sono affatto. Le domande dei bambini riempiono di meraviglia, spesso, proprio per questo, ci costringono a mettere in discussione apparenti ovvietà e stupide certezze.

  6. Marcosclarandis

    Certo, non è necessario essere laureati in economia e finanza per capire l’indispensabile che riguarda l’imposizione di una patrimoniale.
    Ma la faccenda non è nemmeno troppo semplice.Perchè il comportamento umano è complicato, ed anche imprevedibilmente irrazionale, sia nella penuria che nell’abbondanza.
    Concepire ed applicare una tassa patrimoniale che non scateni le ire di nessuno, ma al massimo i mugugni di molti, è allora un’arte difficile.
    E a ingarbugliare le cose c’è anche la tendenza umana a soffrire di più per ciò che si è perso, che per quello che non s’è guadagnato.
    Comunque, anch’io sarò ingenuo, ma ritengo che sia l’economia che la finanza planetarie siano in gran parte maneggiate da folli.

    Marco Sclarandis

  7. Bisognerebbe allora chiedersi perché una patrimoniale scatenerebbe le ire della gente, ma l’aumento dell’iva, del debito pubblico, o la di fatto scomparsa della sanità pubblica in Italia no.

  8. Gaia, concordo con molto di quello hai scritto, permettimi solo di osservare che una sorta di patrimoniale esiste già: si tratta dell’IMU, che tassa la proprietà immobiliare a partire dalla seconda casa. Se hai due case sei considerato “ricco” e quindi puoi contribuire di più al bilancio, mi sembra una logica sensata.

    Semmai io evidenzieri altri due problemi. Per primo l’eccessivo spreco di risorse pubbliche, che ci porta a dover sempre parlare di alzare le tasse e mai di abbassarle. Per secondo metterei l’incapacità politica di opporsi alle scelte miopi dell’elettorato, ovvero l’incapacità di saper guardare al lungo termine e non al prossimo mandato.

    Siamo un popolo mediamente vecchio, che spende poco e accumula molto. Nessuno di noi vuole sentirsi dire che non possiamo continuare in questo modo, campando di assistenzialismo o dei risparmi dei nostri padri, mentre il nostro stato sociale inevitabilmente si sgretola. Un leader politico degno di tale nome saprebbe dirci queste cose in faccia e saprebbe agire di conseguenza.

  9. Marcosclarandis

    Chi vuole vivere onestamente preferisce pagare le tasse in cambio dei servizi che queste rendono in cambio, perchè avere gli stessi servizi pagandoli a una miriade di privati potrebbe essere molto peggio.
    Ma, appunto, se monta la sensazione che il molto peggio sia il contrario, cioè pagare le tasse, ecco come si scatenano le ire della gente, o popolo o volgo o masse, o come preferiamo chiamarle a seconda delle circostanze.
    Ma, il titolo del post,” tassare la ricchezza non il lavoro” contiene una proposta illogica: premesso che bisogna intendersi sulla definizione di “ricchezza”, i servizi, istruzione, salute, sicurezza, viabilità eccetera eccetera, chi li pagherebbe?
    Solo i cosidetti ricchi perchè sono ricchi?
    E chi lavora come li pagherebbe, visto che non si capisce perchè non dovrebbe pagarli, visto che ne usufruirebbe pure lui?
    il problema da risolvere è la giusta misura con la quale ricchi , lavoratori e anche poveri contribuiscano alla vita desiderabile per tutti.
    Giusta misura che in questo momento storico planetario pare impossibile da trovare, se non a suon di botte rabbiose, come per altro si è fatto quasi sempre, purtroppo.
    Ma, come si fa a trovare questa giusta misura quando milioni di persone
    ragionano sopratutto con quella parte di cervello che risiede nell’intestino,
    e non è una battuta. (ma un fatto, un pezzo di cervello è per davvero dislocato lì dentro.)
    Marco sclarandis

  10. Tommaso, è vero che l’IMU è una patrimoniale, ma l’averla tolta sulla prima casa (con l’eccezione degli immobili di lusso) l’ha depotenziata parecchio. Io la rimetterei, magari escludendo importi molto bassi. Non ci sono poi solo le case: ci sono terreni, negozi, garage, stalle, stabili, barche, auto… tutto è un po’ tassato, ma non abbastanza; inoltre ci sono troppi sistemi per ottenere sconti, sistemi che oltretutto hanno un costo in commercialisti e burocrazia e che permettono a chi può pagare dei professionisti di eludere alcune imposte.
    Riguardo alla politica, il discorso è lungo. Io non sono favorevole a uno stato di commissariamento perenne, per cui siccome si pensa che l’elettorato non sappia cosa è bene, allora bisogna togliergli la capacità decidere; piuttosto è il popolo che deve maturare, sono i termini del dibattito che devono cambiare. Greta Thunberg non parla solo ai politici, ma anche a un’intera parte della società, in particolare a genitori e nonni: dite di volerci bene, ma ci state togliendo il futuro. Dovremmo iniziare a dirlo di più.
    Non siamo noi che campiamo coi risparmi dei nostri padri, sono i nostri padri che campano con quanto accumulato, e che continuano ad accumulare, a nostre spese.

  11. Marco, ho modificato il mio post, perché forse non era chiaro. Non dico di non tassare per niente il reddito da lavoro, ma di spostare più peso sulla proprietà.

  12. Tommaso: sullo spreco di risorse pubbliche sono pienamente d’accordo. Avevo anche scritto un post sul tema un po’ di tempo fa. È anche vero, però, che in questo momento abbiamo un enorme problema di debito pubblico, e per non peggiorare ulteriormente la situazione dovremmo trovare il modo di ridurlo subito.

  13. Egregia Gaia mi sembra che ci si cacci in un ginepraio ad affrontare questi temi senza una sostanziosa base tecnica.
    Prendiamo il mio patrimonio in banca. Lo vuoi tassare? Di nuovo? Si é costituoto tramite i risparmi sul mio stipendio, e il mio stipendio è gia tassato alla fonte ( irpef). Ci compro dei Bot ( ovvero debito dello statoitaliano…guarda caso i miei risparmi) e gli interessi sono ovviamente tassati. Anche sul conto in banca pago un imposta di bollo.
    Ergo….vuoi tassare cose che sono gia tassate. Faremo poi la patrimoniale bis pet ritassate ancora quando i soldi raccolti non basteranno?
    Prova a chiedere cosa fece il buon Amato nel 1992 e dove finirono i soldi della sia patrimoniale e poi vedi xche la gente non ama sta tassa…

  14. Sul fatto che il reddito sia già stato tassato, è proprio questo il punto. Pagando meno tasse sul lavoro, e più sul patrimonio, si disincentiva l’accumulo e si incoraggia la gente a lavorare magari meno nell’arco della vita, però per più tempo, che per me è un valore, perché l’attuale sistema di cominciare tardi, ammazzarsi di lavoro e poi non far niente per trent’anni non va bene. Non è sano, non è giusto, crea fratture tra le persone, mentre tutti dipendiamo dalle stesse fonti di sopravvivenza e produzione, anche se smettiamo di lavorare (quindi obblighiamo gli altri a lavorare per noi).
    Io qui non sto parlando di aumentare le imposte in totale, solo di distribuirle diversamente.
    E non propongo una patrimoniale una tantum, ma maggiori tasse sulle proprietà, soprattutto quelle grandi. Tra l’altro, la patrimoniale è più difficile da evadere di tasse sul reddito e iva.
    Riguardo al cattivo uso dei soldi, quest’argomentazione vale per tutti i tipi di tasse, non solo una. Che si prendano qui o lì, i soldi della collettività vanno usati bene a prescindere.

  15. Se vuoi un po’ di base tecnica, qui ad esempio ce n’è.

    “Come testimoniato in letteratura economica, infatti, spostare il carico fiscale dai flussi (come gli investimenti) agli stock (come i patrimoni immobilizzati) permette inequivocabili vantaggi in termini di efficienza.”
    Probabilmente non abbiamo gli stessi obiettivi, ma l’intuizione è la stessa.

  16. (Prendo atto del fatto che il mio post sulle tasse ha suscitato più interesse di quello sulla letteratura…)

  17. Beric il tranquillo

    Perché censurare (verbo meno innocente di cestinare) Lorenzo? Paura del pensiero critico?

  18. Perché ho messo delle regole per i commenti, e quello che ho cancellato non le rispettava.
    Se avessi paura del pensiero critico, avrei “censurato” anche tutti gli altri commenti che non erano pienamente d’accordo con il mio post.

  19. Che Confindustria voglia tassare i patrimoni (tanto i loro sono all’estero) e meno il lavoro (ovvero i loro profitti) è naturale.
    Se però in un futuro anche io volessi darmi all’agricoltura penso che il mio modesto accumulo di capitale mi farebbe comodo. Altrimenti chi li caccerebbe i soldi x costituire la mia proprietà agricola? O la pensione della nonna, quella che mi sta rubando il futuro (Greta docet) o il prestito di una qualche bancuzza….ovvero quelli che mi dicono che il debito dello stato è brutto e cattivo e quindi invece che finanziare lo stato con un bot meglio se acquisto un fondo speculativo farcito di debito privato inesigibile. Giusto x risolvere il problema del risparmio accumulato…
    A parte tutto, egregia Gaia, capisco quelle che sono le necessità alla base dei tuoi discorsi, ma attenzione a non buttare via il bambino con l’ acqua sporca e ai gatto&volpe in circolazione. Vogliono risucchiare ricchezza, dove ne è rimasta, e non certo per ridistribuirla.

  20. gaiabaracetti

    Mauro, non tutti quelli che scrivono per il Sole 24 ore, più gli economisti che citano, sono “Confindustria”. E comunque io non propongo di eliminare del tutto il risparmio. Se tu comunque volessi darti all’agricoltura, trovare della terra a buon prezzo sarebbe un buon inizio, e adesso è difficile. E chi vuole fare agricoltura, e non ha avuto una vita di tempo per risparmiare, come fa?

  21. La proprietà ha un dominio nel quale è sensato e al di fuori del quale no.
    Se vai verso la proprietà zero, annullata, abbiamo visto questo intervento artificioso coatto ha portato interi paesi alla rovina e alla fame.
    D’altra parte abbiamo il latifondo e proprietà immense di capitali o altri beni portano alla miseria molte persone.
    La terra dovrebbe essere di chi la coltiva bene.

  22. gaiabaracetti

    O degli esseri viventi che ci vivono sopra, indisturbati, almeno in qualche luogo di questo pianeta.

  23. Pingback: Tutto sbagliato | gaia baracetti

  24. “Di tassa sulle ricchezze si discute ormai apertamente negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Germania, in Sud Africa, Argentina, Francia, Spagna. La consigliano Ocse e Fondo monetario internazionale. Ma in Italia no. Qui è dura a morire l’erronea idea che patrimoniale significhi più tasse per tutti. Pensarla così fa molto comodo ai pochi che dovrebbero versare qualcosa in più all’erario. E’ vero esattamente l’opposto, chiedere un maggior contributo a chi dispone di più risorse consentirebbe di alleggerire il carico fiscale sugli altri.”
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/08/tassare-i-ricchi-e-lultimo-tabu-rimasto-nel-dibattito-politico-italiano-la-patrimoniale-citata-dalla-corte-dei-conti-sparisce-nel-nulla/6094288/
    Sempre a proposito di credere alla propaganda, e non alla realtà.

  25. Soldi e tasse in Italia, a proposito: ho avuto notizia che Barilla trasferirà la holding nei Paesi Bassi.
    È un po’ di tempo che siamo fermi, col GAS, sul non-fresco. Così avevo deciso di comprare la loro pasta da quando, per le confezioni:
    o – altri produttori sono passati dalla plastica al poliaccoppiato carta-plastica (peggio ancora dalla plastica!);
    o – Barilla è passato al cartoncino “puro”.

    Trasferire la cassaforte azionaria in generale è un modo per evadere trasferendo la gestione del capitale in paesi che hanno tassazione inferiore.
    Se fosse così smetterò di acquistare la loro pasta.

  26. Che domanda fece Lorenzo?
    La censura non permette ai lettori di capire.
    Al limite su può rispondere: non risponderò a tale domanda perché questo o quello.
    A casa mia fu sempre tagliente, a volte un martello pneumatico, quasi sempre argomentando.

  27. Al Naturasì vendono la pasta in confezioni morbide di carta. Anch’io avevo avuto il tuo stesso dilemma. Mi dicono che lo fa anche Alcenero ma costa un casino.
    Tempo fa conoscevo una signora che faceva della ottima pasta in casa con una macchina che aveva comprato, e poi la regalava o barattava. Mitica. Ogni tanto penso che vorrei comprarla anch’io quella macchina; è nella lista delle tante cose da fare per emanciparsi da questo sistema malato…

    Sull’elusione hai più che ragione, ed è peggio dell’evasione, perché legale. Penso che i governi potrebbero risolvere il problema, se solo lo volessero.

  28. Lorenzo era uno di quei commentatori che spostavano sempre il fulcro della discussione pur di continuare a tenere banco; per un po’ animano il blog, poi lo sfiniscono.
    Sai che fine ha fatto?

  29. Non ho più sue notizie.
    Era conscio del controllo pedissequo, invasivo, censore e quindi repressivo che è attuato nella rete e tramite essa, controllo applicato ai i più (da artefatti GAFAM, piattaforme sociali, etc., ci sono nicchie di libertà anarchica tipo fediverso, etc. ma nicchie, appunto, sono) sul pensiero non ortodosso e commentò via via meno.

  30. Questo è un vittimismo ingiustificato. Lui abusava palesemente dello spazio dei commenti; inoltre un blog è uno spazio privato, non pubblico, per cui repressione sarebbe se un poliziotto lo sentisse parlare per strada e lo portasse via, non se uno non lo sopporta più e lo sbatte fuori di casa propria.

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