quello che manca è un partito della decrescita

Credo di non essere l’unica a non sapere chi votare alle prossime elezioni – anzi, a provare un senso di disperazione all’idea della “vittoria” di uno qualsiasi dei candidati. In parte è che sono stufa di vedere ripresentarsi personaggi che hanno già dimostrato di non essere in grado di risolvere i problemi per cui propongono le loro idee geniali; i nuovi “leader” invece sono alquanto sgradevoli, per cui la prospettiva di sentirli commentare ogni singola cosa che succede per i prossimi cinque anni non è particolarmente entusiasmante. Non si salva nessuno. C’è un clima di aggressività, un turbinare di promesse impossibili, uno strillare isterico a ogni piccolo errore dell’avversario… sembra di trovarsi al mercato in mezzo a una rissa tra venditori di pentole assatanati. Al di là di tutto questo, però, il problema è che le ricette proposte dai partiti non possono risolvere i problemi più gravi del nostro tempo, che sono di origine o di natura ambientale, e anzi non faranno che aggravarli. Inoltre, come persona che vorrebbe avviare una propria attività e vivere onestamente del suo lavoro, la prospettiva di un ulteriore aumento della spesa pubblica e/o del debito – a vantaggio delle pensioni, della riduzione delle tasse ai ricchi o di qualsiasi altra larga e ingiustificata elargizione – è tutt’altro che allettante, dato che prima o poi si tradurrà in ancora più tasse da pagare e in sistemi ancor più elefantiaci e iniqui da caricare sulle spalle di chi punta a una vita semplice. Mia sorella mi ha parlato di una nuova lista che sta nascendo dal cosiddetto “basso”, dai movimenti e non dai politici di professione: Potere al popolo. Ho dato un’occhiata al loro programma. Sull’economia dicevano cose sensate, come che bisogna ripristinare una vera progressività della tassazione (per cui i ricchi pagano di più) o smetterla di finanziarsi con il debito, che di fatto non fa che arricchire la finanza; poi ho visto cosa propongono sull’immigrazione, ed è peggio di quanto pensassi. Accoglienza senza limiti.

Il nostro paese ha più consumi e più popolazione di quanta può sostenere (importa una parte del cibo che consuma, come ho già scritto in passato), e questo è *senza* considerare la necessità di ripristinare aree naturali, selvatiche, biodiversità, corsi d’acqua, foreste… aumentare ancora la popolazione è follia. Riuscissimo anche a ridurre i consumi, il guadagno verrebbe assorbito dalla crescita nella popolazione. Inoltre, accogliendo senza limiti persone che vengono da paesi ad altissima natalità (soprattutto Africa sub-Sahariana, Pakistan, Afghanistan e mondo arabo), si elimina l’unico incentivo ad abbassarla, anzi, si crea un premio alle famiglie più numerose, che possono contare sulle rimesse di un figlio emigrato. D’altro canto, i partiti di destra che propongono di limitare l’immigrazione, e poi vogliono dare soldi agli italiani per fare più figli, non hanno capito niente e non sono utili in nessun modo.

Il problema è che nessuno dei partiti in campo riesce a uscire dalla logica della crescita a tutti i costi. Avevo riposto qualche timida speranza nei 5 stelle, ma a quanto ho sentito la loro proposta è aumentare ulteriormente il debito pubblico per far ripartire l’economia (dove deve andare, questa economia?)… Inoltre, mi sembra abbastanza inutile votare un partito che potrebbe governare solo nel caso impossibile in cui ottenga la maggioranza assoluta dei voti, e che si rifiuta di fare alleanze, negando ai cittadini che votano gli altri il diritto per principio di essere rappresentati al governo. La spacciano come coerenza, a me sembra ambizione alla dittatura.

Mi capita spesso di pensare, di fronte ai grandi dibattiti su come governare il nostro paese, ma anche le nostre regioni, i comuni e le città, che vorrei sentire proposte completamente diverse fatte secondo una filosofia diversa. Non c’è lavoro? Incentiviamo il part-time e la condivisione del lavoro che c’è già, anziché crearne di altro! C’è povertà? Redistribuiamo il reddito a partire da chi ne ha di più in assoluto – o, meglio ancora, redistribuiamo i patrimoni che si vanno accumulando di generazione in generazione, e riduciamo i super-stipendi dei manager pubblici. Per i pensionati, non c’è bisogno di pensioni d’oro, e si possono trovare lavori più leggeri come tempo e fatica per chi fa lavori usuranti ma è troppo giovane per non fare più niente. Ancora: il paese è alle prese con la siccità, ma anziché intrappolare ancora più acqua bisognerebbe risparmiarla, aumentare la capacità di assorbimento del suolo, e farla pagare di più all’agricoltura e alle industrie, così che trovino modi di non sprecarla… bisognerebbe ringraziare per la bassa natalità, e pensare a come difendersi dalle orde che premono, anziché considerarle manodopera di poche pretese da sfruttare quando i nativi non sono più disponibili.

Gli esempi sono infiniti, ma la logica è sempre la stessa. Dove ci si scervella per trovare il modo di crescere ancora, raschiando il fondo di un barile tossico, bisogna pensare invece a ridurre, risparmiare, accontentarsi. Non voglio fare della decrescita un feticcio: così come è assurdo pensare che tutto debba sempre crescere, non penso che tutto debba sempre decrescere. Possiamo scegliere, ma dobbiamo sapere in base a cosa scegliamo.

Ancora meglio sarebbe avere un partito ecocentrico: che riconosca, cioè, che l’uomo non è l’unica cosa che ha valore a questo mondo, che non prescinde dall’ambiente in cui vive e dalla sua salute, e che anche ciò che non è umano ha diritto di esistere. Questa rivoluzione è lentamente già in atto: in Nuova Zelanda, Messico, India, fiumi e montagne iniziano ad avere status giuridico. Qui continuiamo a vederli come “risorse” da spremere, e basta.

Nel panorama attuale, nel dibattito attuale, alcune proposte, le migliori, non hanno nemmeno senso e sono liquidate subito. Chi le dice viene trattato da idealista o da estremista (dando a questi termini una connotazione negativa). Sono le uniche sensate, le uniche possibili, ma finché non esiste una visione del mondo alternativa con cui spiegarle e in cui inserirle, sarà difficile convincere abbastanza gente da farle diventare realtà.

61 risposte a “quello che manca è un partito della decrescita

  1. (Mi) Basterebbe il 10% di questo post come piattaforma programmatica per un partito accettabile e in cui identificarsi… ma qui si parla di politica (nel senso più originario e nobile del termine) e non di squallide operazioni di marketing elettorale per accaparrarsi questa o quella fetta dell’elettorato, se non di bieche e impudiche operazioni di vassallaggio verso potentati economici che oramai, da anni, sono sotto gli occhi di tutti.

    Un’altra cosa che mi dà tremendamente fastidio, da parte della classe intellettuale di questo paese (termine sempre più platonico e attualmente irreale) è quello di creare «santini» dei pochi pensatori veramente utili alla società (Pepe Mujica, per citarne uno), e quindi relegare le loro proposte ad un iperuranio irrealizzabile, un po’ come il paradiso del buon Gesù. Tutti a spellarsi le mani di applausi – penso anche ad alcune uscite del Santo Padre -, però nessuno che dica: se ha ragione, perché allora non facciamo effettivamente come dice?

    Io oramai ho la mia età, e sono cresciuto nella speranza che la giustizia sociale avrebbe prima o poi trionfato, perché certe iniquità sono così grandi e ingombranti che è impossibile fare finta di niente, e le (vere) soluzioni ad esse sono poche, in molti casi uniche. Ma oramai il dibattito politico si è così allontanato dalla vita reale, che tutte le campagne elettorali si svolgono su piani che mi sembrano più irreali di un trip di acido lisergico andato a male.

    Di questo passo, ci stiamo (allegramente) avviando verso un futuro di conflitti sociali sempre più dilanianti, e quando i nodi verranno finalmente al pettine, non ci sarà ordine mondiale che tenga. Di ciò, probabilmente, ne stiamo già avendo una piccola anticipazione con i fenomeni migratori e le primavere arabe, ma tanto sono situazioni che non ci interessano, fino a quando non viene il negro a ciondolare nel nostro quartiere.

    La vedo male, la vedo veramente male.

    Spero non vada a votare nessuno: “L’arte e la parte insieme mi autorizzano ad affermare che votare scheda bianca è una manifestazione di cecità altrettanto distruttiva dell’altra, O di lucidità, disse il ministro della giustizia, Che cosa, domandò il ministro dell’interno, ritenendo di aver udito male, Ho detto che votare scheda bianca si potrebbe considerare come una manifestazione di lucidità da parte di chi l’ha fatto, Come osa, in pieno consiglio del governo, pronunciare una simile barbarità antidemocratica, dovrebbe vergognarsi, non sembra neanche un ministro della giustizia, sbottò quello della difesa.” (Saggio sulla lucidità – Josè Saramago)

  2. A me dispiacerebbe davvero non votare per nessuno. Spero in qualche minuscolo partitino saltato fuori all’ultimo che mi dia speranza. Se non altro perché, non è bello ma lo ammetto, ci terrei a votare *contro* certi partiti, a fargli vedere che c’è qualcuno che preferisce votare per chi non ha nemmeno la possibilità di superare lo sbarramento, piuttosto che per loro.
    Per quanto riguarda le proposte irrealizzabili, a me sembra che manchi a tutti un sacco di immaginazione. La storia mostra che quello che sembra impensabile un giorno è già scontato e intoccabile qualche decennio dopo (nel bene e nel male), eppure appena fai una proposta che esula anche solo un minimo del pensiero comune, tutti a stranirsi come se il mondo non potesse mai e poi mai essere molto diverso da com’è oggi. Poi, come dici tu, in realtà ci sono cose su cui tanti sono d’accordo in teoria ma che nessuno pensa possibili. Tipo non fare la TAV, provare a garantire un qualche tipo di reddito minimo, costruire un’economia senza petrolio… bello, lo vorremmo, ma non lo facciamo. Mah.

  3. Ah, un’altra cosa: ci manca la capacità di vedere l’origine dei problemi, per cui anche quando sbagliamo e le conseguenze sono davanti ai nostri occhi, crediamo di vedere le conseguenze di qualcos’altro. Un esempio sono le crisi economiche che potrebbero avere qualcosa a che fare con i prezzi dell’energia, la spesa pubblica per riparare i danni del cambiamento climatico e delle altre calamità naturali, oppure il fatto che sono tutti a dire che Malthus en Ehrlich hanno “sbagliato” le loro previsioni perché non vediamo milioni di persone morire di fame, senza capire che i conflitti in Africa e Medio Oriente, l’impoverimento in Occidente, le migrazioni di massa e il terrorismo potrebbero essere una manifestazione meno ovvia ma anche più logica del fatto che non esiste il tutto per tutti e che, quando non ha quello che le serve, la gente diventa aggressiva.

  4. Ho appena letto questo. L’idea di commemorare con delle cerimonie le specie estinte è meravigliosa: https://www.theguardian.com/environment/radical-conservation/2016/nov/19/extinction-remembrance-day-theatre-ritual-thylacine-grief
    (Sarebbe meglio che non le facessimo estinguere)

  5. Penso anch’io con tristezza allo stato deprimente del dibattito politico-elettorale sui grandi temi qui in Italia. Una parte del problema è il livello medio di scolarizzazione – stavo per scrivere l’ignoranza – rispetto alla base di conoscenze necessarie alla comprensione dei conflitti tra economia e ecologia.
    Alla prima lezione introduttiva del mio corso di Agronomia qui a Udine, da qualche tempo cito il fatto che al momento della nascita del sottoscritto e degli altri “baby-boomers” a metà anni ’50, sul Pianeta vivevano meno di 2,5 miliardi di persone. Ora dopo 64 anni, in attesa o meno della pensione, condividiamo il Pianeta in compagnia di altri 7,4 miliardi di umani.
    Spesso sono in difficoltà nel mio partito a Udine, in quanto le tematiche ecologiste trovano posto episodicamente a scala globale, mentre a scala locale (comune di Udine) è molto dura.
    (Incidentalmente, sono stupefatto che l’attuale giunta comunale sia riuscita a posporre l’attivazione del sistema di controllo automatico (telecamere) dei veicoli in ingresso alla zona pedonale, fino all’ultimo momento utile cioè la fine del loro mandato. Scommetto che non volevano pagare dazio in termini elettorali, anche se il numero di auto in circolazione è sempre più alto).
    Persone come Gaia sono importanti nel loro contesto, quali esempi e soggetti attivi su questioni globali che hanno un forte contenuto etico. La politica, quasi tutta, non riesce a vedere al di là della prossima scadenza elettorale.
    Quanto alle liste a sinistra, mi fa un po’ sorridere il fatto che Rifondazione non abbia voluto confluire nella lista “Liberi e Uguali” perché troppo poco comunista, costituendo “Potere al Popolo”. E’ notizia di oggi che alla loro sinistra si troveranno “Sinistra Rivoluzionaria” di Rizzo e Ferrando, che si propone di fare la rivoluzione a 100 anni di distanza.
    Buon voto comunque a tutti e a tutte.

  6. Ci sono alcuni concetti sopra che non condivido.
    Primo, si confonde “reddito” con “ricchezza”. La differenza è ovvia, il reddito si rinnova, la ricchezza si accumula o si consuma. Tassare il reddito è ovviamente diverso da tassare la ricchezza. Non solo, quando si ragiona di fiscalità, deficit e debito, bisogna tenere presente che viviamo in un mondo di balle colossali.

    Secondo, il problema di fondo del concetto di “ecologia” è che l’uomo non esiste in un ecosistema “naturale” da migliaia di anni. Quindi, piuttosto che sognare un “ritorno alla natura” che non ha nessun senso se non quello del riproporre il “buon selvaggio”, si potrebbe ripensare l’ambiente tecnologico in cui viviamo. Per esempio, io vivo in una regione sovrappopolata e sovra-costruita. Si tratta di ridistribuire la popolazione e di pensare una strategia per rinnovare l’edificato senza costruirne altro in aggiunta. Il tipo di “decrescita” che mi sembra realistico è come sostituire un motore diesel con un motore elettrico, previa realizzazione di una batteria dalle prestazioni sufficienti. Invece parlare di sostituirlo col cavallo è solo tempo perso.

    Su altre cose, come l’immigrazione, non posso che ricordare che niente di quello che succede è “spontaneo”, ci sono mandanti, ci sono scagnozzi, c’è un disegno con uno scopo, c’è propaganda e lavaggio del cervello.

  7. Il motore elettrico non risolve nessuno dei problemi connessi all’automobile, nemmeno quello dell’inquinamento urbano, dato che una buona parte delle emissioni inquinanti derivano dall’usura della strada e dei pneumatici, e non dal motore. L’unico problema che potrebbe molto parzialmente contribuire a risolvere è quello dell’esaurimento delle fonti fossili, sostituendolo però con il problema di come reperire tutta quell’elettricità, e come rifare l’infrastruttura. Tutto il resto – ingombro di suolo, inquinamento, incidentalità, costo, deturpamento delle città, eccetera, resta. Potrebbe diminuire il rumore, ma al prezzo di una maggiore pericolosità, perché non si sentirebbero le auto arrivare. Come dice Fabiano, il problema è semmai la mancanza di visione politica e la sudditanza nei confronti del partito degli automobilisti, che nessuno ha il coraggio di toccare, nemmeno con provvedimenti a beneficio di tutti.

  8. Sarebbe già un bel risultato intervenire sulle forme di mobilità coatta: tutte quelle situazioni per le quali si è costretti ad usare l’auto per via dell’organizzazione che si è implementata contando sul fatto che tutti dispongano dell’auto e, anzi, creando ghiotte occasioni per lucrare su quella obbligatorietà occulta. Siccome a lucrare sulla mobilità coatta sono gli stessi che la implementano, sarebbe come chiedere a qualcuno di spararsi in un piede da solo.

    Il ragionamento si può allargare a tante, tante altre cose che fanno parte del vivere quotidiano e/o che hanno fatto parte del vivere del passato — costringere per poter costringere e trarre vantaggio non è un’invenzione recente, son solo cambiate le forme (e si sono incarognite, non foss’altro per un fattore di scala).

  9. Ugo, comincia a non usare l’auto quando ti sembra di essere stato costretto a farlo. Vedrai che arrivi lo stesso. Sono anni che lo faccio e funziona.

  10. Ogni volta che ci si avvicina alle elezioni mi si rinforza l’opinione che lo spaesante problema della difficile scelta di un partito decente cui dare il mio voto non è che l’indicatore di uno ben più grave e fondamentale: gli italiani.
    Se infatti abbiamo programmi politici che non risolvono problemi (anzi, cercano di dare il facile contentino del momento alla plebe e rimandare i problemi) e candidati di dubbia moralità, è perché gli italiani sono, ahimè, fatti così, e tutto ciò ci rispecchia.

    Quando alle riunioni di famiglia, nei bar, in pizzeria, dal dottore, mi è capitato di sentire gente che perentoriamente afferma “bisogna mandarli a casa tutti” vorrei tanto sollevare l’obiezione (e qualche volta l’ho fatto) riguardo l’inutilità di tale gesto. Resettare una classe politica all’interno di un sistema marcio sperando che ne nasca un nuovo sistema politico virtuoso è come pensare che possano crescere verdure sane su un terreno dove sono stati sversati rifiuti radioattivi.

    Un saluto!
    (primo commento su questo blog 🙂 )

  11. Benvenuto. Mi trovi completamente d’accordo, e anch’io cerco sempre di farlo notare (per quanto a nessuno piaccia sentirlo). Si lega a un problema molto più ampio nella nostra società: qualunque cosa accada, è sempre colpa degli altri. Vedi questo modo di ragionare tra gli ambientalisti che protestano per le grandi opere o il riscaldamento climatico ma non si pongono problemi ad arrivare in auto alla protesta o a prendere un aereo, nella logica per cui tutti “scappano dalle guerre” ma nessuno le fa, come se le guerre cadessero dal cielo, nei piccoli e grandi evasori fiscali che però pretendono servizi perfetti e pensioni puntuali… c’è sempre qualcun altro che ci fa qualche torto, ma noi non siamo mai colpevoli di niente.

  12. Aggiungo un’altra cosa: questa storia del mandare a casa una classe dirigente corrotta per sostituirla con qualcuno purchessia è quella che ha portato al potere Berlusconi, la Lega, i 5 Stelle, o che ha ispirato un entusiasmo iniziale nei confronti di Monti o Renzi. Quando poi si accorgono che la situazione è come o peggio di prima, anziché mettere in discussione la logica del salvatore, gli italiani, la cui memoria è notoriamente corta, si mettono comodi e aspettano il salvatore successivo.

  13. > turbinare di promesse impossibili

    > smetterla di finanziarsi col debito

    > aumentare ulteriormente il debito pubblico per far ripartire l’economia

    > accoglienza senza limiti

    […]

    Come ho scritto più volte a casa, il limite è intrinseco alla democrazia demagogica o, se preferite, demagogia democratica.
    Le persone e quindi la politica (?) desiderano fuggire dalla realtà, dalle sue leggi, da scienza e conoscenza, dai limiti (e quindi opportunità) che la realtà impone.

    Non esisterà MAI alcun partito che si sovrapporrà alle tue idee. Tu che leggi questo commento sei in… amplissima compagnia.

    Da sempre, a casa, sottolineo che
    o – la crescita, in società opulenti e mature, è strettamente se non quasi esclusivamente data dalla crescita della popolazione;
    o – che in Italia siamo sovrappopolati già 4 o 5 volte il sostenibile;
    o – che l’immigrazione di massa sta non solo massacrando la decrescita degli italiani spingendo verso la crescita ma che li sta anche balcanizzando, sirianizzando in casa loro, contro di loro, a loro dileggio, a spese loro;
    o – che la barbarie islamica è un attacco diretto, certo, devastante al già non eccelso civismo delle nostre comunità (vedere l’implosione civile in paesi come il Norgestan, lo Sverigstan ex scandinavi);
    o – il sì-global-ismo il più grande attacco alle diversità e alle ricchezze umane e delle culture umane, ideato, progettato e apoliogizzato a proprio beneficio dalle gerarchie apolide ultracapitalistiche e dalla loro folle hybris geosocioingegneristica moralisticheggiante.

    Per me l’ecologia e la sostenibilità, la decrescita demografica (almeno qui, in Italia) sono la via maestra e l’immigrazione di massa ciò che le ostacola e le aggredisce, qui, ora, più che ogni altra cosa.
    Di fronte alla grande catastrofe, per dirla alla palestinese, – gente che conosce cosa significa essere resi servi, schiavi, in casa propria – , sostituzionista, crescitista, coattometicciante, filomassmigrazionista, balcanizzante, ugualista, progressista, mondialista, cattocomunistoide tutto il resto soccombe.
    Anche nella scelta della forza politica alla quale delegare la propria parte di sovranità ci sono priorità.

  14. A parte che non riuscirei a votare Lega neanche turandomi il naso da qui a marzo, noto seri dubbi sulla loro capacità di ridurre l’immigrazione di massa. Quando hanno avuto il potere non ci sono mai riusciti, e siccome molti dei voti che prendono li devono alla preoccupazione della gente per quel problema, in realtà hanno tutto l’interesse che continui.

  15. @gaiabaracetti: sottoscrivo quello che dici riguardo la mancanza di autocritica, che è una delle piaghe sociali che vedo in giro. E’ ovviamente tutta colpa “dell’euro”, “dei tedeschi”, “dell’Europa”, “dei politici”, “degli statali”, “degli imprenditori”, “degli immigrati”, “degli ambientalisti”, “degli speculatori”, “delle agenzie di rating”, “dell’imu”, “di Berlusconi”, “di Vanna Marchi”, “delle cavallette”, “delle scie chimiche”, “dei rettiliani”. Si chiama ipersemplificazione nella lettura della realtà, si chiama incapacità di cogliere la complessità del nostro mondo, si chiama distorsione delle relazioni causa-effetto.
    Mai che ci si metta davanti ad uno specchio e si riconoscano le proprie colpe, sia come singoli individui che come società. Io per primo.

    @UnUomo.InCammino: “Non esisterà MAI alcun partito che si sovrapporrà alle tue idee”
    Vero, ed infatti non è quello che mi causa sconforto. Mi accontenterei se pescando le idee migliori da qualsiasi partito riuscissi ad assemblare un collage di pezzi di programmi politici che assomigliasse almeno al 50% di quello che ho in testa. Invece non ne trovo traccia in qualsiasi partito.
    Mi trovo abbastanza d’accordo con i punti che elenchi. Ma, a parte il punto anti-immigrazione che oggigiorno per un partito italiano equivale a giocarsi la carta “ti piace vincere facile”, visto il largo consenso dell’opinione pubblica su questo tema, per il resto? Credo che nei 5 Stelle ci sia una corrente decrescista, ma ho ascoltando i 20 punti di Di Maio non mi pare che emerga particolarmente.

  16. Gaia, ho abbattuto l’uso dell’auto a livelli che anche solo una decina fa avrei ritenuto impensabili. Oltre un certo livello, proprio per le forme di imposizione alle quali facevo cenno, ulteriori contrazioni risultano impraticabili (a meno di voler dare un calcio alla “normalità” del quotidiano, abbandonare la famiglia e rifugiarsi in un modo di vivere molto… ehm… “personalizzato”). Per quanto sia poco bello da ammettere, al di là della soddisfazione personale per il notevole livello di parsimonia raggiunto, non posso fare a meno di rilevare che sul totale l’incidenza dei miei sforzi è come il classico fart in the storm così espressivamente richiamato dal noto detto inglese.

    Comunque sia, questa notte alle tre m’incamminerò per poter raggiungere il mio posto di lavoro domattina alle 7:30, come dev’essere quotidianamente. Alle 17 terminerò la mia giornata e mi incamminerò di nuovo, così entro le 21:30 potrò essere a casa e rilassarmi un po’. Diciamo fino alle tre, va’.

    Oppure potrei chiudere i miei in un ricovero, vendere casa (non prima di averla svuotata buttando in discarica l’80% di quel che c’è dentro), costringere la mia compagna a lasciare il lavoro (se no sarebbe lei a doversi muovere alle tre) o lasciarlo io stesso… ma sì, dai, che ci vuole. Sono inezie.

  17. La lega non è abbastanza energica, come dimostrano le affermazioni ambigue e le troppe specificazioni in merito all’atteggiamento verso l’immigrazione. Guarda caso, anche per Salvini che vorrebbe vendersi come l’antiimmigrazione per eccellenza, l’immigrazione da governare (che è altro rispetto a contrastare, arrestare o invertire) è sempre quella eccessiva, incontrollato e/o clandestina. Per chi conosce l’italiano non dovrebbe essere difficile capire su quale strategia di inganno dell’elettorato sto puntando il dito. Questo è falso come e più di Giuda.

    Oggi come oggi, pur da persona con atteggiamenti personali molto orientati “a sinistra”, so che voterò il partito di destra più estrema ed ultranazionalista tra quelli che saranno disponibili. Esattamente per le ragioni che ha appena puntualizzato UnUomo.InCammino.

  18. Credo che, nell’immediato, ci siano problemi più urgenti della decrescita, o meglio fondanti anche la possibilità di una svolta decrescista. E cioè problemi di gestione democratica e repubblicana del paese. Per me è chiaro che una certa compagine politica ha mirato a sfasciare il paese e il suo popolo negli ultimi anni, in maniera intenzionale. Questa compagine va spianata, politicamente parlando. Ecco un primo metro di scelta. Poi affiniamo la scelta, certo le opzioni sono poche e di modesta qualità.
    Gaia se continui a dire che certe formazioni politiche non le voterai mai, essenzialmente per affinità culturale, allora è evidente che nessuna svolta è mai possibile. Non voglio difendere la Lega, ma è chiaro che c’è una netta differenza tra una, credo inevitabile immigrazione di 10-12.000 persone/anno del ante 2011 e i 180.00 migranti/anno fatti sbarcare dalle ONG dopo che lo stato ha totalmente, volontariamente abdicato alla gestione delle sue acque marittime, dei porti e della sua sovranità. Se voti SI, SEL e compagnia varia sai che questo senza dubbio continuerà senza alcuna possibilità di inversione, sia perché te lo dicono chiaramente nei loro programmi, sia perché di questo ci campa la loro base elettorale. Vuio votare a sinistra? vota Rizzo, almeno ha una cultura autenticamente socialista/comunista.

  19. Io leggo, inorridito, il fatto che la Lega tromboni la demagogia del più deficit per tutti (oltrepassare il 3% del deficit di bilancio) e, come le altre forze, questo crescitismo dissennato.
    Poi avrei altre critiche pesanti…
    Certamente i metodi necessari, che sono metodi duri e per i quali i “paesi di Visegrad” nei quali la democrazia ha ancora una qualche dignità, sono trattati come degli appestati dalle elite autoreferenziali della sinistra al caviale che apologizza, progetta e sostiene le migrazioni di massa e hanno varie procedure d’infrazione per non essersi piegati al pensiero unico ortodosso.
    C’è un intrico, una matassa di leggi ugualiste, filomassmigrazioniste, sovraordinate rispetto a quelle nazionali (si noti de-facto lo svuotamento della sovranità popolare e la sovversione antidemocratica) per cui ogni governo si troverebbe con le mani legate. Non ho tempo ora per indicare le innumerevoli sentenze di questo diritto storto a livello di giurisdizione sovraordinata europea che hanno vanificato blandi provvedimenti che tentavano di contrastare l’invasione.
    E’ necessario rompere radicalmente questa sovversione e modificare altrettanto radicalmente i rapporti con questa europa disegnata da queste castalie.
    Dal rompere ‘sto teatrino degli accordi di Schengen, in progressione fino ad una possibile uscita dall’europa comunitaria.
    Traumatico?
    Beh, se preferite lo tsunami migratorio, l’arrembaggio di altre decine di milioni di africani e asiatici nella stracarica scialuppa-scatola di sardine europee, il collasso civile ed ecologico e l’aumento della balcanizzazione/ guerra civile interetnica dal livello medio-basso attuale ad uno più alto, fate pure.
    Prima, però, consiglio la lettura di Collasso di Jared Diamond. Essere masochisti con cognizione di causa è più efficace.

  20. Ugo: oppure, fondi un comitato per chiedere del trasporto pubblico che serva la tua zona, così’da poterti recare al lavoro anche senza l’automobile. C’e’ sempre un’altra via.

  21. Mauro: cosa ha mai effettivamente fatto la Lega per fermare la migrazione di massa? Ha solo trovato modi fantasiosi e inutili per tartassare un po’ di stranieri a caso. E poi ha rubato.

  22. Mauro, il problema nel votare la Lega, per me, non è l’affinità culturale. Io non posso votare Lega perché:
    – è un partito pieno di disonesti. È stato coinvolto in vari episodi di corruzione, nepotismo e ruberie a livello regionale in Nord Italia e a livello nazionale. Oltre ad essere un problema di per sé, la corruzione caratterizza politici che non hanno come priorità mantenere le promesse e portare a termine dei progetti, ma arricchirsi
    – sostiene varie grandi e medie opere di devastazione del territorio, in posti per altro già ampiamente devastati come il Veneto o la Lombardia. Esempio più eclatante, ma non unico, la TAV in val Susa
    – propone un aumento di spesa (quindi un’ulteriore destabilizzazione del paese e arricchimento della grande finanza) e difende un sistema pensionistico completamente insostenibile
    – si presenta alle elezioni con Berlusconi
    – sostiene una figura politica (Putin) che, per quanto abile, in politica interna elimina fisicamente i propri oppositori e promuove un nazionalismo ultra-religioso, razzista e maschilista, mentre in politica estera interviene a favore di dittatori torturatori del proprio popolo, con la scusa dell’estremismo islamico, in parte attribuibile alla stessa politica che poi si erge a difesa contro di esso
    – utilizza un linguaggio rozzo e aggressivo che non aiuta ad identificare correttamente i problemi, crea risentimento, e mette in difficoltà nel dibattito pubblico chi ha idee affini ma non per questo va a tirare banane agli africani
    – il suo leader è Salvini, un personaggio opportunista, aggressivo e dal mio punto di vista poco affidabile
    – propone politiche nataliste
    Direi che basta. Se non bastasse, comunque non ho fiducia nella capacità della Lega di fermare l’immigrazione di massa. La decrescita, inoltre, potrebbe ridurre l’attrattiva dell’Italia come approdo per i migranti economici, che sono quelli che per ora preoccupano di più, anche se come penso di aver già spiegato io non credo in questa distinzione.

  23. Egregia Gaia, lungissimo da me indurti a votare Lega, anche perché non so neppure bene io cosa votare, ergo…..
    Mi limito a segnalare come invece il tema dell’ecologismo, a mio parere, venga usato spesso come specchietto per le allodole nelle campagne elettorali. Una spruzzata di ecologismo piace ai giovani, agli scontenti del sistema attuale, alle mamme, a chi si pensa intellettuale ecc ecc…
    Si sarà notato come, ad esempio, la campagna di Grillo e co., abbondasse di buoni propositi sul riciclo, sulla green economy ecc ecc a fronte di posizioni molto fumose e spesso contraddittorie sui grandi temi all’ordine del giorno. Idem il buon Vendola, l’amico dell’Ilva, che professava ecologia e libertà.
    Completa il quadro una neppure troppo velata politicizzazione di alcune associazioni ambientaliste……
    Quanto al tema decrescita oggi viene spesso usato per giustificare e magnificare le sorti di gente impoverita dagli sviluppi, voluti, dell’economia attuale. “Guadagnano uno stipendio ogni 3 mesi ma, grazie all’autoproduzione e al pane fatto in casa, sono più felici che se avessero un lavoro regolare!!”. Quindi non lamentiamoci del precariato! Non hai lavoro o ti pagano coi vaucher? su con la vita! sei fortunato! Puoi farti in casa le marmellate! come? hai problemi a pagare la parcella del dentista? beh, adesso chiedi troppo….

  24. Il tema della decrescita non abbinato da quello della redistribuzione, infatti, non può funzionare. Non si possono chiedere sacrifici solo a chi è già al di sotto della media economica in questa società, a meno che queste persone non vogliano vivere ancora più sobriamente. Perché la decrescita sia accettata da una parte significativa della popolazione, deve partire da stipendi dei manager, finanza, grossa evasione fiscale… e qui la destra non mi sembra molto utile, purtroppo (dico purtroppo perché potrebbero anche “vincere” loro).

  25. Certo, la decrescita ha senso se è sistemica, altrimenti ricadrai sempre nell’inghippo della parcella del dentista. Sono comunque sempre possibili libere scelte individuali….. Sul tema della ridistribuzione temo che ormai la vecchia contrapposizione destra/sinistra sia ben venuta meno…..fatti salvi Rizzo e compagni.

  26. La decrescita “pauperista” è un’utopia come il comunismo: un sistema razionalmente ineccepibile e incompatibile con l’etologia di specie: in altra parole sono paradigmi irreali (quindi assurdi, il comunismo si è rivelato pure infernale oltre che assurdo).
    L’unica decrescita reale (quindi la sola sensata e reale, già in corso) è quella dovuta alla decrescita della popolazione: cala la popolazione, cala l’impronta ecologica e alla libertà, benessere, cultura ed emancipazione delle femmine (ragazze, donne, madri, lavoratrici, etc.).
    Il caso più famoso (citato anche da Jurgern Randers) di un paese importante (non di un’eccezione statistica, né di Andorra o del Liechtenstein) è il Giappone in cui, da tempo, il calo della popolazione è maggiore del calo del PIL (calo del PIL => calo dell’impronta ecologica).
    In altre parole non solo cala il PIL , cala l’impronta ecologica e cala la popolazione ma quest’ultima ha a disposizione risorse e servizi pro capite in qualità e quantità MAGGIORE (la qualità di vita per la popolazione giapponese è infatti AUMENTATA alla faccia degli economisti crescitisti che in testa hanno solo la litania per cretini del PIL assoluto).

    Prego notare che l’immigrazione (di massa) semplicemente non esiste in Giappone (come in altri innumerevoli paesi di ogni continente, di ogni cultura e di ogni orientamento politico, da Cuba a Israele, dall’Australia all’Ungheria, al Qatar etc.) che adotta tutte le misure necessarie (alla faccia della solita litania per cretini che contro l’immigrazione di massa non si può fare nulla).

    E’ chiaro, ancora una volta, che l’inferno è la crescita della popolazione e, qui in Europa, che sarebbe già in decrescita demografica, l’immigrazione di massa. Qui si aggiunge pure il problema nel problema dell’islamizzazione.

    Aggiungo, ancora una volta, la considerazione ovvia che il corpo della piramide sociale è interessato al “PIL pro capite” mentre i vertici della piramide sono interessati a quello assoluto.
    Il fatto che gli utracapitalisti, i vertici delle multinazionali siano tutti progressisti della sinistra al caviale e in prima linea a sostenere in ogni modo possibile le migrazioni di massa, non è affatto casuale; sono proprio coloro che beneficiano dell’aumento del volume della piramide, dalla quale rastrellano e risorse e potere e che desiderano distruggere ogni identità e cultura locale e quindi autonomia per liquefarle e imporre la dipendenza dal loro ciarpame per consumismi di massa.

    La prima lotta ecologica sensata, quindi, è quella per la DECRESCITA DEMOGRAFICA che in Europa può significar, razionalmente il contrasto prima e la riduzione poi “senza se e senza ma” dell’invasione di alloctoni.

    Tutte le istanze di pseudo ambientalismo che si baloccano con le fanfaluca varie di terzomondismi, sìglobalismi, terreditutti, accoglienze senza se e senza ma, razzismi anti, omologazionedibimbisirianicolbellaciao e altri dogmi e pratiche insultanti l’intelligenza, si baloccano in un assurdo privo di senso. L’oppio marxista inibisce la capacità raziocinanti, supposto che esistano.

  27. Ti faccio notare che Qatar ed Australia sono esplosi demograficamente, anche e soprattutto attraendo migranti:
    https://www.theguardian.com/news/datablog/2013/sep/26/qatar-migrants-how-changed-the-country
    https://en.wikipedia.org/wiki/Big_Australia
    A Israele è un po’ diverso, ma il governo cerca continuamente di aumentare la popolazione ebraica, sia per nascite che per immigrazione, per fare la guerra demografica ai palestinesi. L’Ungheria caccia i migranti poveri ma cerca di attirare quelli ricchi letteralmente vendendogli la residenza: http://www.mfa.gov.hu/NR/rdonlyres/1A5BB49E-75C4-429D-A6E0-0D3E753838BC/0/program_overview_EN.pdf
    http://residency-bond.info/hungary-europe/
    Un bello schifo, direi.

  28. Israele sta adottando misure decisamente dure contro l’immigrazione di massa e pianifica rimpatri numericamente consistenti. Ovviamente ci sono le solite repressioni delle NU contro le resistenze nazionali, israeliana compresa.

    Attirare migranti ricchi: ora, io non ho particolari simpatie per i riccastri, ma, numericamente, essi sono pochi e, tendenzialmente, autosufficienti. Non solo, probabilmente, proprio per essere pochi e… ricchi, portano dei benefici alla comunità che li ospita. Mi pare che avere dei benifici sia il dovere etico di una comunità, sia sensato, quindi intelligente.
    In ogni caso è una scelta della comunità e non un’imposizione contro di essa, a sue spese e dileggiandola.

    Allora, sul Qatar anche io lessi degli articoli preoccupati. Infatti il loro pugno di ferro (raccontatomi da alcune persone che sono stati là per lavoro) è limitato dal fatto che essi abbisognano di lavoratori-schiavi per le loro mire economiche. Il papero del Guardian, infatti, si conclude con i numeri e le piramidi sballate di una demografia di migrazione (eufemisticamente) problematica. La mia osservazione potrebbe essere: il Qatar non ha utilizzato misure ancora più draconiane perché non lo vuole? o perché ormai anche essi non riescono più a farlo? Prego, considerare cosa sarebbe ora il Qatar se avesso adottato gii efficaci metodi di accoglienza senza se e senza ma cattocomunistioidi.

  29. Israele vuole espellere gli immigrati non ebrei, ma fa venire gli ebrei e incoraggia la natalità folle degli ultra ortodossi. Non si preoccupano certo di ridurre la popolazione, altrimenti si sarebbero già accorti che ammassare gente in un deserto dove già due popoli si litigano la terra e l’acqua non è un’idea geniale.
    Riguardo ai migranti ricchi, anche noi stiamo svendendo l’Italia a facoltosi acquirenti non autoctoni, e capiremo fra qualche anno se aver venduto industrie, spiagge, marchi e persino squadre di calcio ai ricchi stranieri sia stata una buona cosa oppure no. Secondo me no: il colonialismo inizia con l’economia. Riguardo ai benefici di ricchi stranieri per i residenti, diciamo che preferisco vivere in Carnia anziché in Toscana tra gli inglesi, se non altro perché posso ancora permettermelo.

  30. Gaia, scusa ma quella dell’inquinamento dell’auto è una emerita cavolata. Guarda che non ci vuole il solito professor Pincopallosky dell’università del Guatemala Di Sotto, quando metti la benzina o il gasolio nella macchina ci metti tot kilogrammi di un certo composto chimico. Quando il motore aspira aria, la mescola col composto e brucia il tutto per spingere su e giù i pistoni e trasmettere il movimento alle ruote (sprecando oltre il 90% dell’energia) i kilogrammi del composto chimico, più quelli dell’aria aspirata, NON SPARISCONO, si trasformano in tot kilogrammi di gas (con una minima frazione liquida) che vengono espulsi dal motore tramite lo scarico.

    Con 5 euro io metto 3 litri di benzina super nel motorino. che fa circa 2,3 kilogrammi. Ci faccio su e giù tra casa mia e il centro di Monza una decina. Quando ho finito ho distribuito in giro l’equivalente in massa, aggiungendo l’aria, in varie sostanze inquinanti, gassose, solide e liquide.
    Viceversa, l’usura delle gomme è minima, tanto che le cambio ogni mille mila chilometri. Idem per l’altra cosa che si consuma, le pastiglie dei freni.

    Quindi, eccoci davanti al solito problema e te lo dico in amicizia. Chi professa ideali “ecologici” di solito non riesce a mettere in fila un ragionamento sensato, senza andare nei massimi sistemi, un ragionamento a livello di ricetta di cucina, due più due.

    L’auto elettrica ha due problemi, la batteria e il fatto che ci vuole comunque la corrente e quella la devi produrre in qualche modo. Ma ha due vantaggi ovvi: la resa energetica, una volta caricata la batteria, è enormemente superiore a quella del motore, che come dicevo, spreca oltre il 90% tra calore e trasmissione. L’emissione di scarti della combustione è zero (anche considerato che consuma MENO materiale, le gomme più o meno uguale ma niente refrigerante, niente olio, eccetera).

    Una volta mi sarei un po’ incavolato, ora mi intristisco soltanto.

  31. Ah, un’altra cosa, Gaia.
    Quando installai la caldaia a condensazione, che brucia gas metano, mi dovettero predisporre un sistema di scarico della condensa. La vulgata vorrebbe che queste caldaia fossero “ecologiche” ma in realtà, oltre a produrre gas di scarico come sopra, producono anche condensa ACIDA, che va scaricata con tubature apposite.

    Il mio vicino ha avuto la bella pensata della caldaia a pellet. A parte che deve portare su e giù sacchi di trucioli, a parte che deve portare su e giù sacchi di cenere, ottiene il bel risultato di scaricare in aria un sacco di fuliggine, compresa la famosa diossina, che dai e dai, è un’altra cosa che si accumula.

    E via via.
    Non ci sono pasti ecologicamente gratis.

  32. Lorenzo, non serve arrabbiarti: io ho detto che una buona parte (a quanto leggo quasi metà, poi sulle cifre si può discutere) dell’inquinamento del traffico è dovuto a usura e sollevamento polveri, non che i motori non inquinano. Ovvio che inquina anche la combustione. L’auto elettrica quindi riduce l’inquinamento atmosferico in loco solo in parte, non lo annulla. E poi rimangono, come dicevo, tutti gli altri problemi causati dall’automobile, cioè il consumo di suolo, l’incidentalità, il traffico, il consumo di materie prime per produrla, la distorsione degli spazi, il costo e la bruttura. A questo si aggiunge il problema di come produrre e trasportare l’elettricità.

  33. Invito a soffermarsi sulla follia che porta i costruttori a proporre auto elettriche da 200 cavalli. Ma forse non è follia, è indagine di mercato (e questa è una malignità con un sacco di sottintesi).

    Cosa vieta di ritornare alle auto da 25 cavalli e 400/450 km di peso (anzi, con le tecniche di oggi son sicuro che si potrebbe anche raschiare più di qualcosa sul peso)? Perché le auto sono sempre più grandi anche in termini di volumetria esterna (che non sempre si riflette sulla volumetria utile, quella interna). Perché sulle auto ci sono sempre più accessori idioti e sostanzialmente inutili? Domandona finale: perché non sono disponibili modelli che escano da questa tendenza?

    Ma andiamo oltre…

    Perché la normativa penalizzante sui motorini (no, non gli scooter, proprio i motorini tipo il vecchio Ciao – 40 kg, 40 km/h, 40/60 km/l), a suon di caschi, assicurazioni, targhe e tutto l’ambaradan? Perché quella non solo penalizzante ma pure idiota sui motori ausiliari (che non sono necessariamente elettrici: ricordate il mosquito, il garelli e il velosolex), che potrebbero essere applicati alle biciclette ordinarie e dati in libera vendita in scatola di montaggio e senza registrazioni di sorta? Mica si parla di bolidi da Moto GP, eh! roba da mezzo cavallo, una scorreggetta che ti porta in bici in pianura e ti aiuta a spingere i pedali in salita.

    La verità è che quella ambientale non è una preoccupazione, per chi organizza queste cose, è un pretesto. E lo dico con tristezza.

  34. Cosa vieta di ritornare ai cavalli? 🙂

    Almeno stanno incentivando le biciclette elettriche. Non sono perfette, ma tolgono la scusa a chi non usa la bicicletta perché vive in montagna (io non ce l’ho, per inciso).

  35. sembra di trovarsi al mercato in mezzo a una rissa tra venditori di pentole assatanati.

    Sì …
    il clima è quello, ma poi mica si fanno male sul serio … anche perché, poi, i voti dello ”sconfitto” serviranno al ”vincitore” per governare.
    E’ una farsa, una biscardata.
    Il m5s … dici ?
    Vabbè, quello è una ”cosa” di teste-di-gomma, vale NIENTE.

    Il problema è che nessuno dei partiti in campo riesce a uscire dalla logica della crescita a tutti i costi.

    Il problema è che nessuno dei partiti in campo VUOLE uscire dalla logica della crescita a tutti i costi, cioè dalla logica del Capitalismo ( che è una piramide Ponzi, una grande truffa ).
    E se si smette di crescere, anche con trucchi da prestigiatore, il Re rimane nudo davanti al Popolo.
    Pertanto deve continuare la menzogna della Crescita perpetua e per tutti ( basta impegnarsi un po’ e fare i bravi, giusto ? ).
    SE un soggetto politico rilevante si azzardasse davvero a mettersi di traverso, gli farebbero un vestito di legno ( o cemento ) dopo poche settimane … e i primi volontari per l’esecuzione, sarebbero i luogotenenti del suo stesso partito.

    Dobbiamo marcire.

    Ce lo meritiamo.

    ===

  36. A me sembra che nemmeno i partiti anticapitalistici escano da questa logica. Chi propone di aumentare la spesa pubblica a costo di aumentare il debito non ha capito proprio niente. Alla fine mi sa che voterò qualche micropartito, il più antisistemico possibile, che non sia fascista.

  37. Per chi sta ancora seguendo il dibattito, dico che sono orientata (senza entusiasmo, più per disperazione), verso il partito animalista (esagerato) o il patto per l’autonomia (pochi contenuti). Li sto esaminando uno per uno.

  38. Un partito anticapitalista non è necessariamente decrescista, altrimenti l’URSS sarebbe stato un paradiso ecologico. Attenzione alla questione del debito….uno spauracchio che usano per svendere asset dello stato agli amici o ai caporioni internazionali (recentemente anche la Banca d’Italia (?) ha ammesso che con le privatizzazioni degli anni 90 lo stato ha perso 40 miliardi…). E poi ti chiedi come mai Trenitalia sia il male….aspetta che svendano ancora qualcosa e sarà Lucifero! 🙂

  39. Secondo me qui fai un errore logico. Il fatto che il debito sia stato usato come scusa per svendere il patrimonio pubblico non significa che il problema del debito non esista. Il debito è un problema perché rende il paese dipendente, anche nelle sue politiche interne, dal giudizio dei mercati finanziari, e perché consuma una parte della spesa pubblica non per garantire servizi ai cittadini ma per pagare gli interessi alle banche, il che dal mio punto di vista è ancora peggio che prendere i soldi e bruciarli.
    Semplicemente, anziché fare cose come cercare di ripagare il debito svendendo il patrimonio pubblico, ci sono due alternative: aumentare le tasse e ridurre la spesa. Entrambe sarebbero impopolari, anche nei casi in cui sarebbero giuste (nel caso di persone o aziende che pagano troppo poche tasse, o di spesa dannosa e improduttiva), per cui nessuno le fa. Vendono le ricchezze del paese, sperando che nessuno se ne accorga o che se ne accorgano solo quando potranno dare la colpa a qualcun altro.

  40. Il debito e il deficit finanziario italiani sono solo uno dei modi di manifestarsi del catastrofico deficit ecologico di un’Italia orribilmente sovrappopolata.

    Capitalismo sì, capitalismo no.
    E’ una falsa alternativa: il problema non è il capitalismo (che non è altro che l’etologia di specie, ovvero concentrare e detenere più risorse e potere possibile per sé, per i prossimi (la famiglia) e per il clan) ma la scala e le dimensioni che esso ha assunto.
    Allora, gli anticapitalisti marxisti, con il loro internazionalismo sì-global (hanno voltato gabbana, erano no-global fino a qualche anno fa) sono idioti utili proprio all’ultracapitale cosmopolita (dai quali, peraltro, essi No Borders, Peng Berlin e altre ONG massmigrazioniste ricevono cospicui finanziamento dagli “schifosi capitalisti”, vedere qui, ad esempio).
    Quindi la “sinistra internazionalista” è proprio nello spazio del problema capitalistico.
    Antifascisti più fascisti dei fascisti.
    Antirazzisti più razzisti dei razzisti…
    Anticapitalisti più filocapitalisti dei capitalisti.

    Persone con il fantasma “anti” nella crapa e antagoniste a tutto, l’esistenza delle quali non può che dipendere da ciò che predicano di voler combattere.

  41. Mia nonna, già una trentina d’anni fa, era solita ripetere: Qi l’è ura’d fè d’l’ecunumeja!!!. Col che intendeva non già che era ora di occuparsi d’economia, ma che era ora di fare economia. La differenza, nonostante le apparenze, è tutt’altro che irrisoria. Ecco. Non vorrei più sentire parlare di decrescita (economica, perché quella demografica sarebbe ora di cominciare a praticarla fattivamente, non solo di parlarne), bensì di frugalità. Essere frugali è la conseguenza di una scelta, la scelta fare economia, e può anche essere fonte di soddisfazioni. La decrescita, invece, è un fenomeno che ti piomba sulla testa dall’alto, coatto, dovuto a scelte altrui con effetti che non sono danno mai soddisfazioni, trattandosi di atti d’imperio e costrizione.

    Un primo passo per stimolare il desiderio di frugalità (che può anche voler dire liberarsi di parte anche consistente del carico di lavoro quotidiano) potrebbe essere dare una bella piallata alla “fabbrica dei sogni”, alla pubblicità. La pubblicità (ovviamente non pensate solo agli “spot”, sarebbe troppo riduttivo) è progettata in modo da generare insoddisfazione, senso di inadeguatezza, desiderio, invidia in ultima sostanza infelicità. Il pungolo per spingere la mandria alla produzione. Ma… serve tutta quella produzione per star bene, o serve altro?

  42. Io non sono d’accordo. Uno può decidere di essere frugale per conto suo (e io lo incoraggio), ma bisogna anche organizzare a livello sociale questa frugalità (se non ti piace la parola decrescita).
    Per esempio: ci sono le pensioni. Finché il sistema pensionistico sarà basato sul presupposto della crescita economica e demografica infinita, resterà insostenibile, e fonte di debito, liti, frustrazione collettiva, eccetera. Solo che uno non può autoridursi la pensione da solo, soprattutto dato che è pubblica, né può, soprattutto, rifiutarsi di pagare i contributi per la pensione altrui. Ci vuole una scelta politica, collettiva, che risolva il problema.
    Idem per il discorso delle infrastrutture, della sanità, della scuola, della ricerca… tutte attività che sono in gran parte finanziate pubblicamente. La frugalità del singolo non basta: bisogna cambiare scelte collettive, altrimenti uno si troverà costretto a finanziare un sistema che pure rifiuta.

  43. Smettere di gonfiare la testa alla gente con presunte “necessità”, che sono più che altro sogni, per ragioni commerciali potrebbe essere un buon punto di partenza. E’ stato vietato pubblicizzare le sigarette “per il pubblico interesse”, non vedo quindi grandi ostacoli “ideali” a vietare di pubblicizzare tante altre cose che ci vengono sparate in faccia come “desiderabili” non so quante centinaia di volte al giorno.

    Uno dei modi coi quali mi sono liberato del desiderio d’acquisto è smettere di leggere le riviste di settore nelle quali si parla di cose che mi interessano. Che bel vivere, riuscire a coltivare il gusto di goderti quel che hai più che di desiderare quel che non hai e che ti dicono che dovresti avere perché INVARIABILMENTE meglio di quel che hai!!!

  44. Paradossalmente, vale anche per le persone, non solo per le cose: quanti si “stufano della moglie” (o del marito) solo perché gli/le sbattono in continuazione sotto al naso modelli di fantasia coi quali far loro desiderare di sostituirla/lo perché “non all’altezza”? Proviamo a leggere il fenomeno del continuo sfasciamento delle famiglie anche sotto quella luce?

  45. Aumentare le tasse e ridurre la spesa è quello che ha fatto Monti, aumentando il debito del 13% durante il suo breve regno.
    La storia del debito e delle pensioni è in buona misura strumentale, come sai osservando il caso greco. E magari il futuro caso italiano:
    http://politicaeconomiablog.blogspot.it/2018/01/tragico-ma-non-serio-il-surreale.html
    Se cerchi una riduzione delle pensioni questi ti accontenteranno subito, ma non credo che sarà così bello. Non almeno per mammà è papà.
    Ma come ho detto, la decrescita come moda trendy giustificherà e quasi farà sembrare bello l’immiserimento che questi meditano….

  46. In Italia ci sono pensioni altissime, molto più alte che negli altri paesi occidentali. Si potrebbe cominciare a ridurre queste.
    Non è una questione di moda: se uno vive al di sopra dei propri limiti, prendendo denaro in prestito, o riesce a ripagare i debiti in fretta o si deve vendere ai suoi creditori. La Grecia ha sbagliato prima nel mettersi in quella situazione, poi nello scegliere la strada dell’ulteriore debito per uscirne. Poteva evitare di indebitarsi così tanto, oppure rifiutarsi di pagare il debito, e accettare di dover essere autosufficiente.
    Il caso greco non dimostra che la questione del debito è strumentale, ma che se non viene affrontata in tempo può mettere in ginocchio un paese.

  47. > l’immiserimento che questi meditano….
    L’immiserimento c’è già e si chiama debito.
    Abbiamo qualcosa come 50k o 60k di debito a testa.
    Mi lasciano esterrefatto i vaneggiamenti tipo “far ripartire la crescita facendo più deficit per colmare il debito”. Solo dei simpatici burloni inaffidabili come gli economisti (crescitisti) possono proporre ‘sta roba.
    Sono decenni che l’Italia accumula debito VIVENDO sopra le proprie capacità e con uno stato che ha lasciato intere zone del paese nel più bieco assistenzialismo, a deficit su tutto rispetto alle capacità locali.

    Poi ci sono i sinistri (quelli con l’iphione e che escono con la Mercedes di papà, le figlie di Padoan) che urlano di non pagare gli sporchi capitalisti creditori
    Già, sarebbe buffo vedere cosa succederebbe se chiudessero i rifornimenti di risorse all’Italia, anche solo del 50%, anche solo per una settimana.
    Stampiamo dei rettangoli di carta con su scritto millemila lire e poi paghiamo il petrolio, le BMW o le macchine per la TAC con quei rettangolini di carta.
    Sì sì, sono tutti pirla quelli lì fuori, ci danno gli X& e noi li paghiamo con dei rettangoli di carta, vero!?
    Poi la colpa sarebbe della decrescita.
    Mah.

  48. la Grecia aveva un problema di debito privato, non pubblico. E cioè di debito contratto verso prestatori incauti, banche francesi e tedeschi, che poi hanno pensato bene di non accettare le perdite e di far costringere lo stato greco a saldare. Con lauto contributo italiano, circa 60 miliardi, a titolo di solidarietà….verso le banche straniere indebitate. Naturalmente applicando subito dopo le norme di bail-in a quelle nazionali!
    Se poi pensate che l’erogazione delle pensioni e dei servizi di base del welfare sia “al di sopra delle nostre possibilità”, beh, vi accontenteranno subito e vi daranno la sobrietà a cui mirate, perché è questo a cui si mira. Risucchiare ricchezza dal paese. E dove è contenuta questa ricchezza? Nelle classi medie e in ciò che resta degli asset statali.
    O si pensa di ridurre il famigerato debito tagliando le pensioni d’oro? Quattro spiccioli.
    Di lettura accidentata ma abbastanza riassuntivo:
    http://orizzonte48.blogspot.it/2018/02/unite-i-puntini-e-raccogliete-la-verita.html

  49. Mauro, il debito si dice pubblico perché è stato contratto da enti pubblici, non importa nei confronti di chi. Il debito privato è dei privati e si tratta di un’altra cosa (anche quella problematica). La Grecia si è trovata nella situazione di non poter più sostenere la sua spesa pubblica (perché indebitata e perché in difficoltà ad ottenere ulteriore credito) e ha fatto le scelte che sappiamo.
    Riguardo alle pensioni, non penso che tre, quattro, cinque e passa mila euro al mese sia un servizio base del welfare. Che poi i soldi così recuperabili siano pochi, può anche essere. Si comincia dall’alto, poi si scende finché serve. Secondo me il tuo ragionamento va al contrario: ti è sgradita l’idea di ridurre il reddito della classe media, per cui dici che è sbagliato o addirittura impossibile. Ma non c’è nessuna legge fisica dell’universo che imponga che la classe media italiana abbia diritto ad esistere e a percepire il reddito attuale. Se i limiti fisici o i cambiamenti storici o ambientali imporranno che l’Italia debba accettare un impoverimento, il problema non sarà come evitare l’ineluttabile, ma come renderlo più equo o indolore possibile.

  50. Dosa: il tuo commento è stato cancellato perché offensivo e senza contenuti. Se vuoi argomentare quello che dici, senza affidarti a link esterni che chi legge qui potrebbe anche non aver tempo di seguire, e lo farai rispettosamente, approverò il commento.

  51. > Se poi pensate che l’erogazione delle pensioni e dei servizi di base del welfare
    > sia “al di sopra delle nostre possibilità”, beh, vi accontenteranno subito e vi daranno la sobrietà a cui mirate, perché è questo a cui si mira.

    Prima che diventasse un quotidiano progressista-mondialista-politicamente corretto sinistroid, il Corriere aveva iniziato a pubblicare regolarmente servizi sui.. deficit pensionistici della varie categorie: ferrovieri, militari, insegnanti, piloti (aviazione civile), etc. che PRENDONO più di quanto versato.
    Verso 40 di contributi e ne prendo 100 oppure 110, etc..
    Il mio diritto che diventa prelievo non voluto da altri/altrove.
    Eticamente ineccepibile no!?

    Questo è un orribile, squallido furto intergenerazionale, una cortocircuitazione demagogica tra il_bobbolo e politicastri dirittisti che esso elegge, un orribile buco annuale dell’INPS di 18 miliardi di euro, che va ad aggiungersi ai 2.4? 2..5? teraeuro di deficit.
    Il paese dei balocchi, il campo dei miracoli.
    Più pensioni, più reddito per tutti.
    (ora, i sinistranti, lo hanno trasformato in Più pensioni, più reddito per più tutti, anche in questo sono riusciti a superare in peggio B.).
    Sì sì.
    I diritti, la crescita.

  52. Uno dei principali problemi delle pensioni è che non potrà mai esserci una corrispondenza esatta tra quanto versato e quanto percepito perché c’è gente che muore a sessant’anni e gente che vive fino a cento, e non ci si può far molto. Per questo io sarei per l’abolizione della pensione, da sostituire con un reddito di vecchiaia che scatta circa a sessant’anni, ma basso, aumenta leggermente fino a un tetto, basso anche questo ma dignitoso, e che uno se vuole si può integrare con i soldi suoi. Se lavora, lo percepisce lo stesso, così da incentivare le persone a continuare ad essere utili alla società finché possono.

  53. Signori, a mio avviso al questione da porsi è: chi mi manda questi messaggi su debito e pensioni lo fa nell’interesse nostro e dei nostri figli? o no?
    Ad esempio, Boeri, presidente INPS, proveniente da nota accademia di orientamento…aziendalista, quando dice, come ha fatto questa estate, ” ci servono più immigrati altrimenti non pagheremo le pensioni”, lo fa nel vostro interesse? o ha altro in mente?
    Quando un quotidiano semi-fallito di proprietà Confindustria vi dice che siamo in crisi per il debito, lo fa nell’interesse del paese e dei suoi cittadini? il che equivale a chiedersi, la proprietà di quel giornale ha interessi collimanti con quelli degli italiani? che interessi ha in tema di pensioni? in tema di beni pubblici tipo acqua ecc? in tema di sanità? in tema di istruzione? uguali ai nostri? o forse piuttosto diametralmente opposti?
    A voi la risposta.
    Vi suggerisco almeno di ascoltare questo signore, che magari già conoscete. Molto chiaro e sintetico:

  54. > Uno dei principali problemi delle pensioni è che non potrà mai esserci una corrispondenza esatta tra quanto versato e quanto percepito

    Attenzione: non si tratta di piccole differenze ma di enormità nelle differenze tra quanto versato (poco) e percepito (molto) per intere categorie professionali composte da decine se non centinaia di migliaia di persone (qui, ad esempio una categoria a caso tra le innumerevoli).
    Altro che corrispondenza esatta!

  55. Mauro, io penso che se qualcuno dice una cosa che anche a me pare vera, dati alla mano, diventa secondario quali siano le sue motivazioni. Se uno mi dice che ho un tumore (brutto esempio, lo so), la prima cosa importante è capire se ce l’ho, non se costui me lo dice perché vuole curarmi o perché vuole rovinarmi la giornata.
    Riguardo a Tito Boeri, lo seguo molto e ha ragione su quasi tutto; non solo, è uno dei pochi che ha il coraggio di dire le cose scomode in faccia a quelli che non le vogliono sentire, come con i politici e i vitalizi. Sugli immigrati secondo me non ha ragione, ma su molte altre cose sì. In genere è una persona che ascolto quando parla, e che sembra avere un’onestà intellettuale rara di questi tempi.

  56. Sì, ma noi in base a cosa decidiamo quanto uno ha versato e quanto dovrebbe percepire, nel momento in cui sappiamo che una persona percepirà per cinque anni e un’altra per quaranta? Ho capito cosa vuoi dire, e non è sbagliato, ma il discorso andrebbe allargato ancora.

  57. Non è che i partiti “non capiscono”, i partiti capiscono benissimo e agiscono con metodo, solo che il metodo non è finalizzato al nostro bene, bensì al nostro male.
    Meglio si sta e meno si sente il bisogno di politici che risolvano i problemi al posto nostro.
    Per questo la decrescita e altri temi cruciali non possono passare dalla politica, è un passaggio molto elementare e sarebbe anche ora di interiorizzarlo una volta per tutte.

  58. Certo Gaia, peccato che gran parte della gente normalmente non ha a disposizione i dati e in ogni caso non saprebbe come interpretarli. Quanto ne capiamo di statistica e finanza pubblica per esempio? io non molto, tu? ovvio devi seguire degli esperti, i quali ti dicono quello che vogliono presentandoti i dati come vogliono.
    Diventa quindi difficile capire se una cosa è vera “dati alla mano”, a mio parere, e diventa molto più conveniente ragionare in base a categorie logiche più a portata di mano. Tipo quella che ti ho indicato. Oppure: ciò che mi stanno dicendo è evidentemente contraddetto dalla realtà delle cose? Il che ti dovrebbe spingere a dubitare.
    E quindi di rimando: quando Boeri parla delle pensione salvati degli immigrati che vuole afre arrivare in massa secondo te non sa che gli immigrati per pagare le pensioni dovrebbero avere lavori con contribuzione regolare e non lavori schiavili in agricoltura o sottopagati e in nero, in un paese già a forte disoccupazione? Al netto delle enormi spese di accoglienza, poi.
    Secondo te ha solo sbagliato, biricchino lui, o ha fatto volutamente una propaganda che non ha a che fare con la gestione pensionistica?

  59. Mauro, senza offesa, io penso che, se applicato eccessivamente, questo sia un modo di ragionare contorto e paranoico. È chiaro che non siamo tutti in grado di capire la complessità del mondo, esperti compresi, e infatti la decrescita servirebbe anche a rendere economie e istituzioni un po’ più semplici, ma questo non significa che dobbiamo usare la teoria del complotto ogni volta che proviamo a capire le istituzioni complesse.
    Io ho visto che la diffidenza nei confronti degli esperti porta inevitabilmente a scegliere, semplicemente, di affidarsi ad altri esperti che ce la raccontano meglio. Non è infatti possibile vivere senza prendere decisioni in campi che non conosciamo benissimo. Dobbiamo vaccinare i nostri figli o no? Dobbiamo mangiare il salame o no? Dobbiamo votare questo partito, quell’altro, o stare a casa? Dobbiamo mettere i soldi in banca o nel materasso? Siccome la non-scelta è di fatto una scelta, alla fine dobbiamo decidere se informarci e cercare di diventare noi stessi esperti, o fidarci di qualcuno. Non credere a niente e nessuno è impossibile.
    I dati sul debito pubblico sono liberamente disponibili e aggiornati frequentemente; se uno dubita della propria capacità di interpretarli, può provare almeno a sentire campane diverse, tutte disponibili su internet e sui media.
    La ‘realtà delle cose’ secondo me è che le apparenze possono ingannare. Hai mai visto una persona piena di debiti che fa la splendida, per poi trovarsi assalita dai creditori? Io sì. Allora, la realtà delle cose è quella che sembra, cioè che quella persona è ricca, oppure quella che si può scoprire avendo accesso a un po’ di informazioni, cioè che quella persona sta accumulando debiti su debiti?
    Riguardo a Boeri, come ti dico penso che abbia torto su quell’argomento specifico, però se tu, appena ti trovi in disaccordo con una persona, smetti di prendere seriamente in considerazione *tutto* quello che dice, non ti fidi più di nessuno e allora come fai a capire e decidere?

  60. Dal 2008 (e dopo il colpo di stato del 2011) abbiamo perso il 25% delle nostre industrie italiane perché eravamo concorrenti dei tedeschi. Eravamo secondi o terzi, secondo i momenti, nelle produzione delle macchine utensili, che sono importantissime per la “spina dorsale” industriale.
    Quali risposte da la “decrescita” a questo fatto? Che, non è isolato dal resto del quadro finanziario-ambientale-sociale.
    Siamo in guerra, come dice Blondet, ma non siamo bombardati come nella Seconda Guerra Mondiale, ma con la finanza ed i traditori nei posti di potere. La gente non percepisce la distruzione industriale, anche nell’agricoltura, quindi sociale perché non si vedono le macerie da sgomberare.

  61. Non posso parlare a nome del movimento della decrescita, ma posso dirti cosa penso io. Da un lato, non sono contenta che siano state vendute a stranieri molte nostre industrie (e spiagge, e squadre, e adesso anche il treno), ma soprattutto perché la colonizzazione può cominciare con il controllo economico. Dall’altro lato, io non sono una sostenitrice della grande industria, come modello. Concentra il potere economico, e poi politico, nelle mani di pochi; è molto impattante sull’ambiente, alienante, usurante e pericolosa per chi ci lavora, in perenne competizione perché ha bisogno di mercati molto ampi (vedi il tuo discorso sulla Germania), e crea gerarchie nella società. Penso che dovremmo reagire a questa nuova situazione non entrando in competizione con la Germania o con la Cina, ma provando a sperimentare un modello di industria più su piccola scala, più diffusa e artigianale, più gestibile e umana, come è stato per gran parte della storia dell’umanità.

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