internet, medicina e pseudo medicina

Siccome si è tornato, spero per poco, a parlare della cura Di Bella, mi sono informata meglio e dopo ore di lettura segnalo questo lungo resoconto preso dal blog di un medico. Mi interessa molto il tema della cosiddetta medicina alternativa, sia per curiosità che perché regolarmente sento amici parlarmi di questa o quella cura / nuova paranoia / sistema di diagnosi, ottenendo ogni volta in me l’effetto allarme seguito da ricerca su internet. È molto difficile convincere le persone che stanno andando da un cialtrone e spesso questo ha provocato anche momenti di tensione interpersonale, al punto da farmi desistere. Purtroppo quando si parla di queste cose l’ignoranza porta a mischiare fatti veri (l’importanza dell’alimentazione e dell’ambiente nel prevenire certe malattie, il cinismo delle multinazionali farmaceutiche e i “regali” che fanno ai medici, l’abuso dei farmaci, l’arroganza di certi specialisti) con assurdità o pseudoscienze. Ieri il metodo Di Bella, oggi Stamina, ma anche genitori che non vaccinano i figli, omeopatia, diete strampalate e chi più ne ha più ne metta. Pur con tutti i loro limiti, io credo nella scienza e nella medicina sulla base dei risultati: le tecnologie a nostra disposizione e la possibilità di vivere più sani e più a lungo, anche se ipermedicalizzati. Se scienza e medicina non operassero, nel complesso, bene, io non sarei qui seduta al computer e forse non sarei neanche viva. Pur con tutti i limiti, ripeto. Secondo me il problema infatti non è tanto che la medicina “ufficiale” ci nasconde chissà quali cure miracolose; semmai che è passata l’idea che si deve e si può curare tutto e quindi teniamo in vita persone in condizioni pietose (e non mi riferisco solo a casi come quello di Eluana Englaro) e non sappiamo più morire e nemmeno invecchiare. Siamo così ossessionati dalla cura e dall’idea che qualcuno ce la nega che non sappiamo accettare la malattia come parte della vita e goderci il tempo che abbiamo, speso invece, se non riusciamo a curarci, nella rabbia impotente e nella paranoia.

In generale io provo, dopo essere stata probabilmente ingannata a mia volta, un fastidio automatico nei confronti delle teorie del complotto, comprese quelle in campo medico. La verità viene fuori da sé, prima o poi, per le tracce lasciate spesso anche volontariamente dalle persone coinvolte. I complottisti invece tendono a presumere (non assumere, in italiano) che la capacità umana di tenere un segreto e di farlo tenere agli altri sia infinitamente superiore a quella dimostrata dalla storia. Inoltre, dato che la realtà è terribile già di suo e difficile da districare, invece di scoprire questa realtà i complottisti ne inventano una con meno prove e molto più contorta. Nel caso specifico, per non divagare troppo, è vero che la scienza si evolve, che le case farmaceutiche promuovono con metodi loschi cure inutili o dannose, e che non tutti gli scienziati sono sempre concordi su tutto, ma presupporre un complotto planetario per impedire cure efficaci allo scopo di far guadagnare multinazionali già ricche con la complicità di milioni di medici, ricercatori, governi e addirittura pazienti, cure tra l’altro che potrebbero essere sfruttate economicamente da questi stessi interessi, presuppone una malvagità e una malafede, nonché un livello di coordinazione, inimmaginabili persino con tutto quello che sappiamo della storia della nostra specie. Inoltre, se ci fosse un interesse di questo tipo, perché alcune malattie si curano e altre no, perché viviamo così a lungo? Solo per spremere ai governi i soldi della chemioterapia (e allora perché si opera)? Una mente globale malvagia e organizzatissima nell’impedirci di guarire da cancro e malattie genetiche sarebbe la stessa che sta guarendo, in molti casi, ogni tipo di malattia tra cui il cancro e le malattie genetiche?

Comunque, avevo un’altra riflessione da fare a proposito di quel lungo dossier su Di Bella che vi ho segnalato. Mi è parso di trovarvi un errore, ma l’ho notato grazie a un link messo dallo stesso autore: internet permette di incorporare in qualsiasi testo anche molte delle proprie fonti, rendendo più difficile la menzogna. E qui mi viene in mente la trita accusa a internet di non avere un filtro e quindi di permettere a chiunque di scrivere qualsiasi cosa. La cara vecchia carta stampata, invece, darebbe più garanzie. Io penso che sia più vero il contrario, o per lo meno, sia più che vero che a parità di spazzatura internet facilita le persone dotate di tempo e spirito critico nella ricerca della verità. Certo, chiunque può scrivere qualsiasi cosa su internet. Ma chiunque può anche scrivere lettere ai giornali dicendo quello che gli passa per la testa o addirittura esistono giornali in cui si pubblica di tutto e di più liberamente. Ci sono libri con contenuti di qualsiasi tipo e persino giornali considerati seri, come La Repubblica, La Stampa, o Il Giornale, che possono fare disinformazione tranquillamente nei confronti di soggetti deboli o ribelli, o anche forti a cui viene però tolta la possibilità di difendersi, non avendo un proprio organo. Internet dà spazio a tutti, ma dà anche la possibilità a tutti di documentare quanto dicono appoggiandosi a fonti di ogni tipo, comprese quelle ufficiali. Leggendo il dossier sopra citato, mi sembra infinitamente superiore all’informazione fatta da giornali, televisioni e media tradizionali, che hanno riportato informazioni senza verificarle o approfondirle. Leggo quello che dice il medico e nel complesso gli credo; i brevi articoletti dei giornali o i servizi televisivi fatti da persone non competenti sono molto peggio.

44 risposte a “internet, medicina e pseudo medicina

  1. Beh Gaia, non farei di tuttta l’erba un fascio. E’ vero che ci sono truffatori, ma è vero che anche la medicina ufficiale è spesso una truffa, e non perchè la scienza non sia affidabile, ma perchè non lo sono le persone. Il fatto che uno sia uno scienziato competente non significa che sia intelletualmente onesto o moralmente affidabile. Quanto volte abbiamo sentito parlare di interventi chirurgici fatti solo per avere i rimborsi ASL, senza vere necessità? e dei farmaci prescritti a valanga solo per prendere i premi delle case farmaceutiche (pardon, convegni alle Maldive…)

  2. ? Senza parlare del giro immenso di danaro che sta dietro le vaccinazioni. la tendenza della medicina, mi pare di avvertire, è quella di cercare di farci essere sempre più sani, alzando il livello di ciò che è considerato patologia, distrurbo infantile….con conseguente incremento delle terapie. Io non uso l’omeopatia, ma sulla bontà del trattamento, in certi frangenti, sono stato rassicurato da uno dei migliori internisti di Udine. Certo, anche la medicina “alternativa” è un business in fortissima crescita, e che quindi attira gente seria e m

  3. eno seria.

  4. Ho problemi con il tuo blog….dopo un po non vedo più il testo che digito….gaia mi stai boicottando?? 🙂 🙂

  5. Il fatto che molti medici applichino male la medicina o prescrivano medicine inutili non significa che i principi su cui si basa un intervento chirurgico o una cura sono inutili. È come dire che la tecnologia non funziona perché mi si è rotto il computer o perché mi trovo male con il touchscreen.
    Riguardo all’omeopatia, è vero che certi medici la prescrivono, anzi io ho notato che, purtroppo, a usare o propinare cure farlocche sono spesso proprio medici, farmacisti, persone che non dovrebbero commettere certi errori. Tutti gli studi sull’omeopatia non ne hanno dimostrato l’efficacia, è accertato che non serve a niente e se ti informi bene vedrai che i principi su cui si basa hanno meno senso dell’acqua di Lourdes, e davanti a questo quello che dice il singolo medico (anche Di Bella, anche Andolina erano medici) non conta nulla.
    Tu parli del giro di denaro dietro alle vaccinazioni, ma almeno le vaccinazioni sono basate su principi reali e hanno quasi debellato malattie che qualche generazione fa sterminavano o menomavano milioni di bambini, mentre l’omeopatia è un giro di denaro immenso basato sul nulla. Questo mi fa più arrabbiare. È meglio chi fa soldi con qualcosa che funziona, o chi ne fa a palate vendendo caramelle spacciandole per cure?
    Riguardo il considerare patologiche condizioni normali, posso anche essere d’accordo, e lì sta al paziente e al medico usare spirito critico; è anche vero che siamo noi, però, a non sapere più soffrire. Io cerco di non prendere mai niente se so che la cosa mi passerà; conosco però gente che attacca a prendere antibiotici al primo segno di influenza (per cui gli antibiotici non servono): queste persone rappresentano un vero e proprio pericolo. Ma come si è finiti a creare “mostri” dell’ipermedicalizzazione di questo tipo?

  6. Sempre a proposito dell’omeopatia, quello che esiste è l’effetto placebo, cioè lo stare meglio perché si è convinti che qualcosa funzioni, anche se dentro non c’è niente. Guarda caso, però, nessuno cura cose serie con l’omeopatia. Morirebbe il paziente.

  7. Non ho particolare interesse a difendere l’omeopatia (che non ho mai utilizzato) ma, come ti dicevo, sul fatto che possa essere una alternativa per almeno alcuni quadri clinici non gravi, ho trovato un riscontro positivo da un docente universitario, primario di una delle cliniche cittadine che, per la cronaca, a me ha prescritto farmaci normalissimi. “E’ come cercare di entrare in una stanza bussando alla porta invece che sfondarla” mi ha detto,
    parlando dell’omeopatia rispetto all’azione dei farmaci a base chimica. E credo che recenti scoperte sulla fisica dell’acqu

  8. a possano dar man forte ai sostenitori di queste terapie alternative. da qui a sdoganare altre bufale o ad affidarsi a rimedi “sciamanici”, cristalloterapici, antroposofici ecc ecc c’è una bella distanza, ma personalmente, sia per lavoro che in prima persona, ho avuto sufficiente esperienza di quanti interessi ruotino attorno al mondo della medicina tradizionale, quanto sia lontano spesso il giuramento di Ippocrate dalla pratica medica quaotidiana per non pormi dei quesiti anche sulla medicina ufficiale. Se non dal punto di vista strettamente scientifico, ripeto, almeno da quello

  9. dell’integrità morale.

  10. Sulla mancanza di integrità morale di molti medici ti do ragione. Purtroppo, come in tanti altri ambiti, al posto dell’idea di servizio c’è quella di potere, guadagno o prestigio, così figure che dovrebbero essere appunto a servizio di chi si affida a loro o da loro dipende – pensiamo ai medici ma anche a poliziotti o politici – si comportano invece con avidità, superficialità o arroganza.
    Riguardo all’omeopatia, mi permetto d’insistere: la memoria dell’acqua non ha nessuna prova scientifica e comunque, se fosse vera e se funzionasse come dicono gli omeopati, noi dovremmo essere già morti avvelenati da tutte le sostanze passate per l’acqua e da essa “ricordate”. Consiglio il link inserito nel mio commento sopra per una spiegazione sull’assurdità di questo metodo. Quello che poi dice il singolo medico, come dicevo, non vale nulla, se le ricerche scientifiche lo smentiscono. I medici possono scambiare un miglioramento dovuto all’effetto placebo con una reale efficacia (non dovrebbero, ma può capitare). E già dovrebbe insospettire il fatto che l’omeopatia venga utilizzata solo per condizioni non gravi, spesso quelle che guariscono comunque da sole. Se i principi dell’omeopatia funzionassero, allora dovrebbero funzionare per qualsiasi patologia, dato che in natura non esiste la distinzione tra malattia grave e non grave – o meglio questa definizione dipende più dalla nostra capacità di curare la patologia piuttosto che dalla sua natura intrinseca (pensiamo alle infezioni).
    Una volta ho sentito uno studente di medicina dire che i medici che prescrivono l’omeopatia andrebbero radiati dall’ordine. Ahimé: sono d’accordo.

  11. Io invece voglio proprio spezzare una lancia a favore dell’omeopatia. Il pediatra (di base) dei miei nipotini crucchi li cura omeopaticamente da quando sono nati, con ottimi risultati. E’ ovvio che se qualcuno si rompe un braccio o ha un tumore non può essere curato con l’omeopatia, ma tante patologie meno gravi lo possono di sicuro. I figli di mia sorella non assumono quasi mai antibiotici, antinfiammatori, etc. etc. eppure godono lo stesso di ottima salute.

    L’insegnamento dell’omeopatia è stato introdotto da qualche anno nelle facoltà di Farmacia di numerosi atenei italiani, come quello di Pisa o di Siena; quanto al presunto effetto placebo dei farmaci omeopatici non ci giurerei tanto, in quanto conosco figli (di medici) che utilizzano vaccini omeopatici e non contraggono infezioni o influenze durante il periodo del trattamento (per incredula e imbarazzata ammissione degli stessi genitori).

    Non mi citare tutte le critiche sull’omeopatia, le polemiche all’articolo di Montagnier sul Journal of Physics riguardo alla «memoria dell’acqua rispetto al DNA che ha contenuto», oppure l’esperimento-evento 10:23 di overdose da farmaco omeopatico che si tenne in tutto il mondo nel 2011; le conosco tutte. Per me è come l’agopuntura, che pure non ha ancora basi scientifiche (nessun medico tradizionale ti parlerà mai di ‘Qi’ o dei 12 meridiani energetici) eppure risulta efficace (dati OMS alla mano) in molte patologie.

    Io guardo al risultato: se un paziente guarisce dopo una settimana, invece che dopo 3 giorni, senza però aver preso un bel concentrato di chimica da laboratorio (farmaci tradizionali), sinceramente lo preferisco. Però il medico che prescrive farmaci omeopatici/agopuntura deve assolutamente essere un medico a tutti gli effetti, capace di valutare appieno lo stato di salute del paziente e discriminare, in base alla propria esperienza clinica, quali siano le terapie più efficaci (tradizionali o alternative) per risolvere le patologie lamentate dal paziente.

    Il problema per me non è tanto nelle «medicine alternative», ma nell’uso che ne fanno ‘presunti’ medici ciarlatani che approfittano dello stato patologico dei pazienti per arricchirsi sulla loro pelle.

    Sul ragionamento che fai sulla distinzione tra malattie gravi o meno gravi non sono tanto d’accordo, perché ad esempio anche gli aerosol o la magneterapia hanno applicazioni in campo medico riconosciute dalla medicina ufficiale, ma non hanno effetti terapeutici in taluni casi (se cerchi di curare una broncopolmonite con l’aerosol perdi il paziente; però lo stesso aerosol con lo stesso antibiotico gli cura benessimo una banale sinusite, ad esempio). Non è detto che se un approccio terapico non funziona per una patologia grave, allora non funzioni tout-court.

    La verità è che (ad oggi) la medicina non è una scienza esatta come la matematica: si parte da principi chimico-fisici da scienza esatta per l’ideazione di terapie, ma la risposta ad esse da parte dell’organismo è solo verificabile su base sperimentale (vedi la necessità della sperimentazione animale), perché l’organismo umano è troppo complesso per crearne un modello fisico-matematico. Questa ‘maledizione’ di trattare sistemi di milioni e a volte miliardi di cellule tutte interdipendenti, costringe i medici (e i biochimici) a ricorrere alla statistica per affrontare il problema e lì – a mio avviso – c’è la perdita di informazione che crea le polemiche sulle terapie mediche. Se si potesse procedere come in matematica, si potrebbe in principio dimostrare in astratto che una tale terapia X non è valida in assoluto; i medici invece sono costretti ad effetturare i test farmacologici per determinare l’efficacia della terapia, come pure le sue controindicazioni.

  12. Il fatto è che l’evidenza aneddotica non funziona quando si parla di medicina. È quella che è alla base di tutta la pseudomedicina, dalla più alla meno seria: si trova sempre qualcuno che giura di essere stato curato dal metodo Stamina o da quello Di Bella, anche se poi non è vero o si tratta di una guarigione causata da cure precedenti o non erano veramente malati. Io ho amici che sostengono di aver avuto miglioramenti con terapie basate sulla fisica quantistica (ciarlatanesimo puro), diete strampalate suggerite da persone consigliate da amici, e chi più ne ha più ne metta. Mia nonna è convinta, e ha una certa età e molta esperienza, che la preghiera funzioni: che ne diresti di un medico che la prescrive al posto di un antibiotico?
    Io non conosco i tuoi nipotini e tu dici che non hanno quasi mai preso antibiotici: ne deduco che ogni tanto ne hanno presi. Anch’io da piccola prendevo poche medicine e stavo bene, anche senza omeopatia. Però se qualcosa serviva me lo davano.
    La nostra società sicuramente abusa di medicine, soprattutto degli antibiotici: tante volte si prendono e non servono. Ma non penso che un genitore davanti a un’infezione negherebbe ai propri figli gli antibiotici: rischierebbero la morte. I rischi dell’affidarsi a cure alternative sono molto seri e anche penali.
    Se uno guarisce più tardi ma guarisce, prendendo farmaci omeopatici, è probabilmente perché la malattia ha fatto il suo corso: prova a non prendere niente per un raffreddore o un’influenza, e vedrai che guarirai comunque (salvo rari casi particolari). Anche questo non dimostra nulla.
    Inoltre per ogni evidenza aneddotica di persona curata efficacemente in un modo se ne trovano che dicono l’opposto: se dovessimo basarci su questo non sapremmo più a chi dare retta. È per questo che si studiano le cure in esperimenti fatti con certi criteri, e si presentano e discutono i risultati davanti ad altri studiosi. L’omeopatia non ha superato nessuna di queste prove, tranne rarissimi casi molto controversi. Inoltre, per stessa ammissione degli omeopati, le medicine omeopatiche non contengono NIENTE. Niente. Se questa non è una truffa, non so cosa può esserlo.
    Scusa, ma l’argomento mi sta a cuore quindi continuo. Cosa intendi con chimica da laboratorio? Da quello che so, la produzione non è tanto diversa, a parte la diluizione, nei casi di prodotti omeopatici. Sempre chimica è. Anche i rimedi naturali devono in qualche modo essere estratti e lavorati.
    L’agopuntura almeno fa qualcosa di tangibile, non è una caramella zuccherata e basta, e comunque attenzione a dire che è universalmente accettata come efficace: in realtà è ancora controversa.
    La distinzione tra malattie gravi e non gravi è complessa e io non ho le competenze per andare molto oltre; tu fai però l’esempio di un aerosol con l’antibiotico. Ecco, questo potrebbe essere un buon esempio di quello che io intendevo: gli antibiotici si usano sia per casi banali che per casi gravi, con le stesse aspettative. Una volta, non esistendo gli antibiotici, le possibilità di morire per un’infezione erano molto maggiori di adesso (anche se il rischio forse aumenterà di nuovo a causa delle resistenze). Quindi un’infezione è più o meno grave a seconda della disponibilità o meno di cure: il meccanismo dell’antibiotico però è lo stesso e si esige che funzioni sempre.
    La medicina non è una scienza esatta, però è una cosa seria. Non si può dire: mio nonno / nipote / marito adesso sta meglio e quindi quella cura funziona, perché solo un medico può dire se c’è un miglioramento, non tutti i miglioramenti derivano dalla cura (l’effetto placebo) e una cura deve poter dimostrare di funzionare in maniera ripetibile, non solo qui e lì, inspiegabilmente. L’omeopatia non regge alla prova dei fatti, al di là di storie su persone che stanno “meglio”, che di per sé vuol dire poco e niente.

  13. La aneddotica la uso per passare qualche informazione: ho citato mia sorella per informare che in Germania l’omeopatia è utilizzata dal medico di base senza particolari drammi o scandali da parte di nessuno. Se avessi le prove scientifiche dell’efficacia o meno (e sottolineo ‘meno’: quindi anche in caso contrario) di una terapia omeopatica, manderei un bell’articolo a Lancet e mi godrei la fama.

    Che nei farmaci omeopatici non ci sia NULLA, questa è un’affermazione poco scientifica che dovresti dimostrare: ti trascrivo qui un passo tratto dal sito web del CICAP del Piemonte (che certo non può essere tacciato di essere filo-omeopatia, dato che è contro le pseudo-scienze e le pseudo-medicine):

    «…Il principale problema di questi studi (quelli sulle proprietà di ‘memorizzazione solvente/soluto’, n.d.Mk) è rappresentato dalla difficoltà di studiare il comportamento di molecole in concentrazioni al di sotto di 10^10 moli/litro. In effetti, l’acqua che si utilizza per diluire, benché ad un grado elevato di purezza, non può mai essere perfettamente pura; peraltro, i metodi di analisi più sensibili disponibili al giorno d’oggi si fermano (salvo alcune eccezioni molto particolari) alla soglia di 10^10 moli/litro e non è possibile escludere la presenza del composto che si vuole studiare nella stessa acqua di diluizione. In altre parole, diluendo una sostanza X con acqua ultrapura è possibile raggiungere un qualunque livello di concentrazioni nominali, anche 10^20 moli/litro, ma se l’acqua con cui si diluisce contiene lo stesso composto X a concentrazione, poniamo, pari a 10^11 moli/litro (e questo generalmente non è possibile saperlo), la concentrazione finale sarà di 10^11 moli/litro anziché 10^20 moli/litro e non varierà continuando a diluire. Detto questo, e considerando comunque che non tutto quello che non si può dimostrare è sicuramente falso, l’opinione di chi scrive è che, prima ancora di cercare di capire come l’omeopatia funziona, bisognerebbe sapere se l’omeopatia funziona…»

    Più in basso: «…A mio parere, ciò che non è scientifico è la formulazione del principio di infinitesimalità da parte di Hahnemann al di fuori di ogni prova e, naturalmente, il suo stato di principio, di dogma al di fuori di ogni discussione. Viceversa, l’eventuale effetto esercitato dalla diluizione, a cui gli scienziati hanno dedicato grande attenzione, è l’unica parte dell’omeopatia su cui uno scienziato rigoroso non può dire nulla. In effetti, non potendo né dimostrarlo né confutarlo, il giudizio scientifico non può che essere rimandato; il principio è contrario al senso comune ed alla logica più elementare, ma questo non basta per invalidarlo…»

    Se fosse dimostrato scientificamente, come dici tu, che nei farmaci omeopatici non c’è nulla, questa vexata quaestio sarebbe già stata chiusa da tempo. Che invece se ne sia occupato (anche se su frontiere geniche) un team come quello di Montegnier, forse dovrebbe far riflettere anche solo per un attimo.

    Quanto all’idea di farmaco, io – come su tanti altri concetti comuni – me lo rappresento in modo un po’ diverso da quanto facciano gli altri: per me è un evento X che aiuta il tuo organismo a reagire contro una patologia, non è qualcosa che elimini fisicamente la patologia. Se il tuo sistema immunitario non funziona, non esistono antibiotici o sulfamidici che tengano: sei spacciato. In questo senso, per me ha un potere ‘farmacologico’ anche la spremuta di agrumi quando sei influenzato, la tazza di camomilla quando hai la colica e a questo punto anche la preghiera della nonna se, per suo retaggio culturale, per lei rappresenta un modulatore dell’umore che magari le attenua uno stato d’ansia che le può causare un disturbo somatico. Se pregandole le passa (e le passa davvero), per lei la preghiera è un farmaco e a me sta bene così. Come capirai bene, in questo senso considero terapeutiche anche le sedute di agopuntura (il mio link era relativo ad una pubblicazione che ne attesta l’_efficacia_ per particolari patologie, non l’accettazione da parte della comunità scientifica) e anche la medicina omeopatica; entrambe hanno anche il notevole vantaggio di non causare grossi effetti collaterali come invece molti farmaci sintetici che ti distruggono la flora batterica o ti alterano equlibri metabolici.

  14. Scusami, ho dimenticato di accludere il link del sito del CICAP, e il prossimo acquisto per la mia piccola farmacia casalinga 😉

  15. Il CICAP nazionale si è espresso molto nettamente contro l’omeopatia: http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=101944
    Nella scienza l’onere della prova è a carico di chi afferma qualcosa, non di chi lo nega. Altrimenti se io dico che esistono gli unicorni sono sullo stesso piano dell’intera comunità scientifica che lo nega ma non riesce a “dimostrarlo”: questo sarebbe assurdo e infatti la scienza non funziona come il Maurizio Costanzo show, in cui il conduttore, se quello che mio padre dice è corretto, affermò che lui credeva a qualsiasi cosa fino a prova contraria.
    Chiunque affermi di aver scoperto un metodo di cura deve dimostrare che funziona e come funziona, altrimenti quel metodo di cura non è da considerarsi valido. Mi stupisco molto quindi delle affermazioni che tu citi, e infatti mi sembra che questo dottorando di chimica non rappresenti il CICAP ma soltanto la propria opinione, ospitata sul sito (che appunto sull’omeopatia ci va pesante).
    Riguardo al non esserci nulla nelle medicine omeopatiche, la diluizione omeopatica raggiunge livelli tali per cui le probabilità della presenza della molecola originaria sono bassissime. Infatti l’omeopatia si basa sulla memoria dell’acqua, principio non dimostrato scientificamente, e non sulla presenza della molecola. Hai ragione: la questione È già chiusa da tempo, dal punto di vista scientifico. L’omeopatia non funziona e non ha senso. Solo che c’è chi continua a praticarla.
    Che non ci sia nulla non è una certezza assoluta, ma come dicevo dati i livelli di diluizione la possibilità che ci sia il composto originario è vicinissima allo zero. Se pensi che la mia affermazione sia forte, leggi cosa dice quella che almeno nel 2012 era la presidentessa della Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata, quindi una omeopata che di più non si può: “Fino alla dodicesima diluizione sono ancora presenti le molecole del principio attivo, per cui si parla di medicinali molecolari. Oltre la 12 Ch, spariscono, per cui li chiamiamo ultramolecolari o ultralow.” Oltre la dodicesima diluzione SPARISCONO le molecole. Per stessa ammissione degli omeopati. Dopo ripete il concetto: alla domanda “Il professor Luigi Garlaschelli (…) mi ha spiegato che se l’’omeopatia funzionasse andrebbe contro tutti i principi della fisica, della chimica e della biologia: dopo 12 diluizioni centesimali è acqua diluita con acqua” lei risponde: “ha ragione. Ma questo è un problema più della fisica che dell’’omeopatia.” Ti rendi conto?? Una disciplina che viola le leggi della fisica su cui si basa tutta la nostra tecnologia non è sbagliata: è la fisica ad essere sbagliata!!
    Ma come si fa????
    Scusa se mi scaldo, ma tutto in me è offeso dall’omeopatia: la donna moderna, la persona razionale, la figlia di medici…
    Riguardo a Montegner, per quanto illustre scienziato è stato abbondantemente spernacchiato per i suoi studi sulla memoria dell’acqua.
    Non so in Germania, ma il fatto che l’omeopatia sia offerta dal Servizio Sanitario Nazionale in Gran Bretagna crea scandalo eccome, tanto che la British Medical Association ha chiesto di rimuoverla dal servizio sanitario pubblico in quanto “stregoneria” e sperpero di denaro prezioso.
    Riguardo al farmaco in generale, mi dispiace ma non puoi metterlo sullo stesso piano della preghiera. Certo, esistono malattie che guariscono da sole oppure grazie a una risposta dell’organismo dettata magari dall’ottimismo e dalla convinzione che qualcosa funzioni (sia una medicina, una preghiera o una camomilla), ma di sicuro questo non vale sempre e per tutto! Altrimenti saremmo tutti immortali! Certo, è meglio prendere una cosa inutile che una inutile o dannosa, se però hai il cancro e la chemioterapia può (non sempre, ma può) salvarti, non prenderla perché credi nella preghiera è una follia (a meno che tu non desideri la morte).
    Infine, qualunque rimedio la cui efficacia non è dimostrata deve essere pagato da chi ne fa uso: chiedere che sia il servizio sanitario nazionale a farsene carico vuol dire dirottare scarsi fondi da dove servono a dove non servono a niente. E questo è criminale.

  16. Nella scienza non si può neanche affermare che ‘qualcosa non contenga nulla’ senza dimostrarlo. Non puoi dimostrare, ad esempio, la non esistenza di Dio, non c’entra niente l’onere della prova, non siamo in un tribunale. Se hai evidenza sperimentale, abbiamo un dato comune, altrimenti è solo teoria, come la esistenza (o meno) di Dio.
    Sulla dichiarazione della presidentessa ovviamente non sono d’accordo, semplicemente per le osservazioni che ho riportato nel post precedente, che possono essere condivise con un minimo di buon senso e di nozioni di chimica di base. Non ha senso parlare di ‘presenza’ o ‘assenza’ al di là di alcune soglie di diluizione, questa è l’unica evidenza sperimentale, checchè ne dica la presidentessa.

    Io trovo l’articolo del dottorando del CICAP (che forse non hai letto: è assolutamente critico nei confronti dell’omeopatia!) molto ben formulato, proprio perché non critico su questioni tecniche di diluizioni che lasciano il tempo che trovano (possiamo continuare a dibatterne all’infinito), ma sull’impianto strutturale dell’omeopatia. Quest’ultimo, per come è posto, si sottrae all’applicazione degli usuali trials clinici per sperimentare la reale efficacia dei farmaci, in quanto «…La principale difficoltà consiste non tanto in una mancanza di volontà da parte degli omeopati ma nelle caratteristiche dell’omeopatia stessa, prima fra tutte (inevitabilmente) lo stretto rapporto tra medico e paziente; i test clinici per i farmaci convenzionali lo evitano accuratamente per non introdurre fattori psicologici spuri che renderebbero più difficile la valutazione dell’efficacia del farmaco stesso. Altra cosa importante è che non si andrebbe a valutare l’efficacia dell’omeopatia in quanto tale, ma di ciascun rimedio omeopatico preso singolarmente, per cui non sarebbe sorprendente trovare risultati positivi per alcuni e negativi per altri…»

    Su questo concordo anche io, che non sono contrario a priori alla medicina omeopatica: non la si può definire una scienza sperimentale (mentre la medicina, anche se non esatta, è sicuramente una scienza sperimentale), in quanto ad essa (a meno a quanto ne so) non sono applicabili gli usuali trails clinici convenzionalmente usati per i farmaci tradizionali. E’ un limite abbastanza imponente, però ne è anche la cifra più significativa: considerare che non tutti i pazienti sono uguali (e quindi trattabili terapeuticamente allo stesso modo), bensì rivendicare la necessità di ‘tarare’ la terapia sui singoli individui in base al loro specifico stato psico-fisico complessivo.

    Mi spiace l’averti provocato un moto di irritazione con i miei commenti, cercavo solo di difendere le motivazioni di chi si cura omeopaticamente, e di spostare il tema dalle diluzioni al metodo, a mio avviso più interessante.

  17. Dio è al di fuori del campo della scienza proprio per questo motivo. La medicina no, altrimenti torniamo agli esorcismi, ai buchi in testa e alle vitamine per curare il diabete.
    Se io metto in commercio un farmaco, sono obbligata a dimostrare che contiene qualcosa, che quel qualcosa non fa male, e che ha un effetto uguale a quello che prometto almeno in un certo numero di casi. Altrimenti io, Gaia Baracetti, posso prendere una bottiglia di acqua, venderla dicendo che “potrebbe” contenere tracce di qualcosa, e diventare miliardaria. Questo è illegale – tranne che per i farmaci omeopatici.
    Inoltre, il chimico che tu citi dice che non si può escludere che la diluizione contenga qualcosa. Va bene: è estremamente improbabile ma non è del tutto certo che non sia così. Ma allora non dovrebbe essere messa in commercio una sostanza che “potrebbe” contenere qualcosa ma anche, molto più probabilmente, no! Ma ti immagini andare in farmacia a chiedere una pillola contraccettiva e sentirti dire: “questa confezione potrebbe contenere degli ormoni, oppure solo zucchero”? O andare al ristorante, ordinare un brodo di carne, e sentirsi precisare: “abbiamo diluito questo brodo finché forse non c’è più traccia di carne, però l’acqua ne conserva la memoria!” Credo che come minimo ti rifiuteresti di pagare il conto.
    Quello che dice la dottoressa citata è corretto nel senso che loro non possono garantire, anche se non possono escludere, la presenza della molecola: infatti loro garantiscono l’efficacia sulla base della memoria dell’acqua, non della presenza della molecola. Anzi, affermano che più un prodotto è diluito più è potente (follia), e comunque ricordiamo anche che il principio attivo originario è qualcosa che causa i sintomi che si vogliono curare, non che li elimina. Quindi abbiamo tre principi:
    – un principio illogico e indimostrato alla base (il simile cura il simile)
    – la diluizione fino alla quasi o totale scomparsa del principio attivo originario
    – un altro principio illogico e indimostrato per giustificarlo (la memoria dell’acqua)
    A me pare che basti e avanzi per chiudere qui la questione. E invece c’è chi è stato più aperto di mente di me e ha sperimentato queste cose, non trovando efficacia. E allora gli omeopati dicono: sì, ma perché noi curiamo il paziente, non la malattia (anche se il paziente ha la malattia e per quella malattia loro hanno un farmaco). Quindi non si può sperimentare.
    Parliamo allora del rapporto medico-paziente: è semplicemente una scusa che usano i medici omeopati per sottrarsi alla verifica, quindi un’ulteriore disonestà da parte loro. Prendono un principio conosciuto da tutti e lo esasperano nel modo che fa loro comodo.
    Innanzitutto, nell’omeopatia ci sono cure specifiche per malattie specifiche (“il simile cura il simile”, appunto), quindi non è tutto tarato sul singolo paziente. Anche un buon medico che usa la medicina (non la chiamo tradizionale: medicina e basta) dovrebbe conoscere il paziente, la sua storia, le sue intolleranze, e così via, prima di prescrivergli qualcosa. Solo che, piaccia o no agli omeopati, la fisiologia umana è sempre la stessa: un rene non fa quello che fa il cuore, il sangue ha più o meno la stessa composizione e pH, e così via. La malattia è causata da fattori specifici su cui si può agire in modo specifico: ogni infezione ha i suoi antibiotici, ogni carenza alimentare si può compensare con una certa dieta, e così via.
    Siccome la medicina sa già che le persone non sono tutte uguali, gli esperimenti sulle cure vengono fatti su campioni sufficientemente grandi; inoltre si tiene conto di eventuali fattori che potrebbero dare risultati diversi ma non c’entrare con la cura che si vuole studiare (età, stili di vita, altre variabili…).
    Gli omeopati dicono: noi operiamo paziente per paziente (però, guarda caso, le medicine sono standardizzate). Allora chiunque, ma davvero chiunque, potrebbe dire: mi dispiace, non puoi verificare quello che faccio, perché ogni caso è particolare. Non ci sarebbero ingegneri (i terreni non sono tutti uguali), chimici (l’acqua è sempre diversa), agricoltori (due patate sono due esseri viventi diversi, non posso dare a tutte lo stesso concime), e così via all’infinito. Per fortuna la scienza sa già delle variazioni nelle cose, e delle caratteristiche comuni: l’omeopatia invece usa l’unicità individuale come scusa per sottrarsi sempre alla verifica.

  18. Dimenticavo: i rimedi omeopatici vengono anche utilizzati, in alcuni casi, sugli animali domestici e d’allevamento. Io vorrei che un omeopata mi spiegasse come fa a “tarare” la terapia su cento mucche di un allevamento che si trova davanti.
    Alcune riflessioni interessanti sull’uso dell’omeopatia su animali e bambini:
    http://medbunker.blogspot.it/2012/01/omeopatia-animali-e-bambini.html

  19. Scusa gaia ma tu hai provato questo tipo di cure o parli solo in base a ragionamenti e letture? secondo me, dato che hai tanto accanimento contro queste metodologie, faresti bene a fare delle prove in prima persona, alla prima influenza o malannuccio che ti capita.

  20. Secondo questo ragionamento, prima di criticare l’eroina dovrei averla provata! Idem per ogni tipo di droga. Invece io so già di non volerle sulla base di quello che fanno agli altri e di quello che si sa sul loro funzionamento.
    Io penso che non sia necessario provare tutto per decidere di non farvi ricorso. È inutile dire “non mi piace il formaggio” se non lo si ha assaggiato, però con le medicine non vale lo stesso discorso. Anche perché, appunto, il paziente non è il miglior giudice della validità di una cura (e spesso neanche il medico). Tutt’ora non so se “funzionino” certe medicine che ho provato, perché magari sarei guarita comunque da sola, oppure perché hanno agito tramite l’effetto placebo. Di solito io per influenze e piccoli malanni non prendo niente, proprio perché non serve a molto, almeno per me. Se ho qualcosa di più complicato cerco di fare cura e prevenzione, oltre al riposo: a cosa dovrei sostituire l’omeopatia?
    Non voglio dare soldi a chi fabbrica rimedi omeopatici e anche se fossi disposta a farlo poi difficilmente avrei informazioni in più riguardo alla loro efficacia. Per questo si fanno studi clinici: perché se dovessimo basarci sull’esperienza personale e sulle sole impressioni, la medicina sarebbe ancora molto indietro.

  21. E comunque, non credo si tratti di accanimento: certo, ho risposto duramente e forse non sono stata tanto simpatica, però credo che mi comporterei allo stesso modo se qualcuno negasse il riscaldamento globale solo perché dalle sue parti fa freddo, o difendesse Berlusconi perché c’è un complotto giudiziario nei suoi confronti.
    Io credo nella scienza e nella ragione per arrivare a delle conclusioni condivise, pur nella differenza di vedute in altri ambiti, e mi fa soffrire quando la razionalità viene accantonata in cambio della promessa di qualcosa.

  22. La razionalità deve avere la razionalità di essere conscia della propria inconsapevolezza, che alcuni aspetti fini le sfuggono.

    No tempo per partecipare alla discussione interessante.

  23. Certo, qualsiasi conoscenza deve mantenere un angolo di dubbio. Però di qualcosa bisogna essere ragionevolmente sicuri, pur mantenendo aperta la possibilità di venire, un giorno, smentiti. Ma smentiti da fatti e prove, non teorie.

  24. Gaia, hai appena detto che l’omeopatia è acqua sporca che fa un effetto placebo, non tirare fuori i paragoni con le droghe perchè non stanno in piedi. E’ solo che, essendoti interessata molto della cosa, dato che sei ben documentata (ma io non citerei Wikipedia come fonte attendibile in campo scientifico, al massimo per l’aneddotica…), penso che anche un riscontro in prima persona possa essere utile per farsi un giudizio completo. Io mi sono proposto più volte di provare questi rimedi, chiaramente sentendo il mio medico di base.

  25. Ho messo i link a wikipedia per brevità e perché citano le fonti originali, anche scientifiche. Il blog che ho linkato più in su ha moltissimi link nel testo, alcuni a riviste mediche.
    Il fatto è che secondo me se si vuole provare qualcosa bisogna avere buoni motivi per farlo. Io non voglio arricchire i produttori di “farmaci” omeopatici, secondo me dei truffatori – non ho bisogno di telefonare a una cartomante in tv per sapere che mi racconterà solo sciocchezze.
    Secondo me l’esperienza può essere una buona guida in molte cose, ma non in tutte. Non ho mai visto un batterio, ma ci credo che esistono. Non ho mai assaggiato una patata cruda, ma so che mi fa male. Se siamo dove siamo è perché, a differenza di tempi molto antichi, siamo riusciti a creare dei meccanismi per tramandare conoscenza ed esperienza senza che queste debbano essere ogni volta e per forza dirette.

  26. Sul mensile Focus ho letto un articolo davvero interessante che parla del cibo e dei falsi miti che ci girano intorno. Voi sapevate che per dimagrire bisognava ridurre molto le calorie. Ebbene questa ricerca invece ha scoperto che questa credenza è del tutto falsa e che al di sotto delle 1700 calorie giornaliere si rischiano carenze nutrizionali di zinco e calcio. Voi che ne pensate?

  27. Non ho le competenze per parlare di nutrizione. So solo che la maggior parte delle diete e` una bufala, e che a meno di non trovarsi in situazioni particolari basterebbe mangiare sano (pochi prodotti di origine animale, poco zucchero e alcol, frutta e verdura fresca, cereali meglio se integrali, e cosi` via). Si tratta di regole molto semplici, a cui va aggiunta un po` di autodisciplina. Inoltre non siamo tutti uguali e le persone hanno esigenze diverse, e al di la` di questo bisogna anche vedere fino a che punto si e` disponibili a rinunciare a certi piaceri per la magrezza o persino per la salute (anche se poi sono altri che pagano i nostri vizi).
    Dal mio punto di vista, tutto il resto serve solo a spillare soldi alle persone con le ultime diete alla moda.

  28. Questo articolo, scritto da un’oncologa, dice esattamente quello che penso io e lo dice bene: l’omeopatia e le medicine alternative non funzionano (come recentemente dimostrato dall’ennesimo studio scientifico), ma chi le pratica spesso è in grado di ascoltare i pazienti come molti medici non sanno più fare. Ecco perché la gente ci va.

  29. > l’omeopatia e le medicine alternative non funzionano

    Il ché è falso visto che un approccio olistico (omeopatico + fitoterapico + nutrizionistico) è l’unico che mi ha portato alla guarigione da una sinusite cronica.
    Io sono il controesempio che smentisce la tua affermazione.
    Mi dispiace. 🙂

  30. C’è tanta gente che dice di essere stata guarita con dei miracoli, se è per quello, ma i medici non li prescrivono.
    La medicina non si basa su un caso singolo, ma sullo studio di migliaia di casi. Per questo si fanno gli esperimenti. Un singolo caso non ha valore perché può succedere che una malattia guarisca da sola o che funzioni l’effetto placebo, o addirittura che la diagnosi sia sbagliata.
    L’ompeopatia funziona come un placebo, questo a quanto ho capito è stato dimostrato e spiega perché ci sono persone che dicono di essere guarite con l’omeopatia.
    La fitoterapia comunque è una cosa molto diversa dall’omeopatia, e non la includerei neanche nelle medicine alternative. La fitoterapia si basa sugli stessi principi della medicina cosiddetta tradizionale, mentre l’omeopatia no.
    Senza offesa, davvero, ma se dici che un esempio smentisce la mia affermazione vuol dire che o non sai come funziona la medicina oppure non ci vuoi credere.

  31. Si’ pero’ in scienza una teoria non e’ vera “quasi sempre”.
    Smentire una teoria con un controesempio e’ un classico delle strategie inferenziali e delle dimostrazioni.

    Io ritngo che la medicina allopata sia troppo rudimentale e specialistica rispetto alla complessita’ massima della biologia.
    A volte si crede che essa porti ad una guarigione mentre si limita a rimuovere, ad eliminare i sintomi. Consideriamo quindi anche la dimensione temporale in cui, spesso, si notano i fallimenti o effetti collaterali degli interventi allopati.
    Ricordiamoci la base galileiana del principio scientifico: prima misurare, poi capire il come, quindi il perche’.
    Quindi se io guarisco con un intervento olistico dopo aver fallito piu’ volte con interventi allopati, prima ne prendo atto, poi cerchero’ di capire perche’ esso si’ e gli altri no, poi vedremo di capire il perche’.

  32. Secondo me ci sono cinque punti fallaci in questo ragionamento. Li elenco per ordine non per saccenza ma per praticità 🙂
    1. Tu hai provato tre terapie insieme, a quanto dici, che nel complesso hanno funzionato. È risaputo che in medicina esistono sia l’effetto placebo sia una percentuale di guarigioni spontanee. Per cui diciamo che le possibili spiegazioni della tua guarigione sono sei: omeopatia, fitoterapia, nutrizione, placebo e guarigione spontanea, o eventualmente un effetto ritardato delle terapie tentate in precedenza. Tu usi il tuo caso per sostenere che l’omeopatia funziona. Ma l’omeopatia è solo uno dei trattamenti che hai usato, al quale vanno affiancate altre cinque spiegazioni possibili. Tu non sei in grado di dimostrarmi che quello che ha funzionato è l’omeopatia e non un altro trattamento o un altro fattore, o due o più di essi.
    2. Gli errori della medicina cosiddetta tradizionale (per me esiste una medicina sola, ma sorvoliamo), non hanno alcun legame con le eventuali virtù dell’omeopatia, e viceversa.
    3. Tu dici: prima misurare, poi capire come. Ma ormai non si contano più gli studi fatti sull’omeopatia, i cui risultati sono sempre, con qualche variante, gli stessi: funziona al massimo come un placebo. È già ampiamente dimostrato che l’omeopatia non funziona; è stato dimostrato facendo studi scientifici, non sui singoli casi che di per sé non bastano. Quindi il passaggio che tu sostieni andrebbe fatto è stato fatto anche più del necessario: ma se si vuole negare l’evidenza (la vera evidenza) la si può negare all’infinito (per inciso, io non nego la tua, ma vedi il punto 1).
    4. La medicina che tu, dispregiativamente, chiami allopata è quella che ha permesso di migliorare incommensurabilmente la salute umana. Certo, c’è stato un prezzo da pagare; certo, non è onnipotente (e meno male), può far danni e può essere utilizzata da persone che fanno errori, ma non esiste alcun dubbio che se la mortalità infantile è così bassa, se viviamo mediamente così a lungo e se certe malattie sono state debellate è solo grazie al miglioramento dell’agricoltura e quindi della disponibilità di cibo e della medicina NON omeopatica. La medicina ha ampiamente dimostrato la sua efficacia (come anche i suoi limiti). Negarla è pura malafede.
    5. La scienza è vera o sempre o mai, d’accordo. Però quando si applica la scienza al corpo umano le variabili sono numerosissime e non basta sapere come la sostanza x reagisce con la singola sostanza y. Per questo non si può dimostrare l’efficacia di una cura o la pericolosità di una sostanza solo su una persona: bisogna prendere decine, centinaia, migliaia. Questo la medicina lo fa regolarmente. Su grandi numeri le differenze individuali contano meno, e contano più le cose in comune. Sul singolo caso, invece, può darsi che una cosa che funziona per tutti gli altri fallisca, e che succeda invece quell’eventualità rarissima che capita una volta su mille ma può capitare, proprio perché c’è l’interazione di così tanti elementi. Per cui un singolo controesempio non dimostra proprio niente: potrebbe essere successa qualunque cosa che NON viola le leggi della fisica e della chimica ma in cui semplicemente queste leggi hanno provocato un altro effetto.

  33. Sul punto 3: non è corretto dire che è stato già ampiamente dimostrato che l’omeopatia non funziona; è stato dimostrato che non esistono ad oggi evidenze scientifiche che essa funzioni (concretamente: sono stati falsificati molti esperimenti che pretendevano di dimostrare basi scientifiche di questa teoria). C’è una bella differenza, in quanto in linea di principio l’omeopatia potrebbe anche funzionare, pur non essendone ancora note le prove.
    L’acido acetilsalicilico lo si usa dal 3500 a.C. circa, eppure i principi farmacologici del suo meccanismo d’azione sono stati dimostrati solo nel 1970. So che dirai: però i trials clinici con l’aspirina si possono fare e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, e su questo hai assolutamente ragione; ciò che a me colpisce è la quantità enorme di persone che si rivolgono all’omeopatia non come «prima scelta», ma come «ultima spiaggia» dopo aver provato molte tipologie di terapie della medicina ufficiale.
    Possibile che l’effetto placebo o le guarigioni spontanee funzionino solo con la medicina omeopatica? Perché quando il paziente X assume 1, 2, 3, 4 farmaci diversi prescritti dal medico tradizionale non risente dell’effetto placebo (che funziona anche con farmaci tradizionali che incidono su altre funzioni metaboliche non attinenti alla patologia) e/o non guarisce spontaneamente, mentre invece appena va dal medico omeopata o dall’agopuntore scatta subito l’effetto placebo o la guarigione spontanea? Per me è difficile pensare che gli omeopati siano tutti degli ipnotizzatori, o dei veri e propri taumaturghi, o siano tutti dei cialtroni.
    Ci deve essere qualcosa che avviene in quell’interazione – psichica? biochimica? ormonale? simpatetica? boh! – che non si presta alla riduzione dei trials clinici così come noi li conosciamo.
    La mia posizione la conosci: per me è una «medicina» anche la pacca sulla spalla o il bicchiere di vino, se sono in grado di farti passare il malessere del momento.

    P.S.
    Sull’ultimo numero di «Le Scienze» è recensito il primo libro di Salvo di Grazia (MedBunker): ‘Salute e Bugie’, dove ci sono almeno un paio di capitoli contro la medicina omeopatica. C’è da dire che su di un punto siamo d’accordo tutti: la medicina omeopatica rende bene per chiunque ne tratti, anche per chi ne de-tratti. Forse è per questo che continua a sopravvivere dopo tanti anni!

    Un abbraccio,
    mk

  34. Invece è proprio vero che è stato dimostrato che l’omeopatia non funziona: sono stati fatti degli esperimenti in cui si confrontavano i trattamenti omeopatici con il pacebo e non si riscontravano differenze. Qui trovi la raccolta più recente di questi studi, ma ce ne sono altre. Tendenzialmente più la qualità metodologica di uno studio era alta, peggiori erano i risultati dell’omeopatia. Questa la conclusione: “There is a paucity of good-quality studies of sufficient size that examine the effectiveness of homeopathy as a treatment for any clinical condition in humans. The available evidence is not compelling and fails to demonstrate that homeopathy is an effective treatment for any of the reported clinical conditions in humans.”
    Come si diceva, puoi anche prima dimostrare che una medicina funziona, e poi perché, sono due cose diverse, ma gli unici studi che dimostrerebbero il funzionamento dell’omeopatia sono considerati di cattiva qualità o hanno campioni troppo piccoli, e nessuno riesce a dimostrare con un buono studio che l’omepatia funziona.
    Riguardo al placebo, non è vero che funziona sono con le medicine alternative! Se per esempio sei stato da un medico “tradizionale” e magari ti ha dato la cura sbagliata e sei guarito lo stesso, può essere placebo. Semplicemente non lo sai perché mentre nell’omeopatia è certo che non hai preso niente*, e quindi può essere solo placebo, se hai preso una medicina con dei principi attivi magari non ti sei accorto che quello che ha funzionato è il placebo. Riguardo alle guarigioni spontanee, pensa all’influenza: guarisci da solo che tu abbia preso aspirine o meno, che tu sia stato dall’omeopata o meno. La malattia semplicemente fa il suo corso.
    È possibile che se uno ha provato diversi medici senza riuscire a guarire, e poi si è trovato bene con un omeopata, era perché la sua malattia aveva basi psicosomatiche, e il fatto di essere ascoltato, seguito, accudito fa più effetto sulla psiche di un medico sbrigativo in ospedale che ti sta a sentire cinque minuti e poi ti prescrive qualcosa che non sai neanche cos’è. Notare che se i medici fanno così spesso è perché hanno altri pazienti da vedere in una struttura pubblica, mentre gli altri si fanno pagare il trattamento privato e quindi possono dedicarti tutto il tempo che vogliono.
    Comunque, non è che tutti quelli che vanno dall’omeopata si trovano bene. C’è anche gente che si lamenta.
    Medbunker è un blog che offre tantissime informazioni utili e dettagliate su vari tipi di pseudomedicine, ospitando anche ricchi dibattiti e punti di vista degli oppositori: se il suo autore fa qualche soldo vendendo un libro non ho obiezioni.

    * Del fatto che le diluzioni omeopatiche riducano immensamente la probabilità che il principio attivo sia presente, e che questo è voluto, abbiamo già parlato. Ma nel 2012 la Food and Drug Administration ha esaminato come venivano prodotti dei farmaci omeopatici, prima di autorizzarli, e ha riscontrato un sacco di problemi tra cui che la catena di montaggio tremava così tanto che il liquido contenente il principio attivo in un caso su sei mancava l’obiettivo e colava fuori dalla bottiglia. Tra fare soldi vendendo bottigliette vuote e fare soldi criticando chi lo fa c’è una bella differenza.

  35. ‘spetta, Gaia.
    Io non disprezzo la medicina allopata.
    Ritengo che essa sia utile ed efficace in alcuni contesti. E’ un approccio efficace in situazioni determinate e io stesso ne faccio uso, di tanto in tanto.
    L’ultima volta che ho avuto problemi odontoiatrici importanti non ho certo rifiutato gli antibiotici. Cum granu salis, ovviamente, come sempre.
    Io sono agnostico e quindi osservo.
    L’effetto placebo è uno di quei casi in cui le capacità del corpo mente permettono guarigioni ancora non scientificamente spiegabili.
    Funziona in questi casi? Cosa ne possiamo dedurre? Che ha funzionato in quei casi.
    Io parlo di approccio olistico, un approccio in cui si consideri la complessità intera di un essere vivente e non lo si riduca ad alcune mappe approssimative siano esse ortopediche, biochimiche, endocrinologiche, mediche, elettriche etc. .

    Penso che siano sistemi troppo complessi per limitarli alla visione
    problema specifico – intervento farmaceutico e-o chirurgo – guarigione.
    Perché spesso, non si tratta di guarigione ma di scomparsa dei sintomi.
    Infatti l’eziologia di gran parte delle patologie è ancora pressoché nulla.
    Quindi se non puoi andare alle cause dei problemi semplicemente non puoi arrivare alla guarigione, alla loro soluzione.

    In troppi casi ci sono terapie di una scuola che (non) funzionano.
    E’ qui che va in crisi il modello scientifico per ciascuna delle scuole delle discipline umane che si occupano di salute e del risolvere le patologie.
    Hai sempre troppi controesempi che smontano ciascuna teoria.

  36. Io intendevo che il termine “allopatia” è dispregiativo, non che tu disprezzi la medicina.
    Non sono d’accordo con la tua visione della medicina, sarà che sono circondata da medici e parlo spesso di queste cose con loro. Non si può generalizzare né in un caso né nell’altro, ma le cose che tu dici sono abbondantemente risapute anche dalla comunità dei medici in generale.
    Innanzitutto, i medici sanno benissimo che le condizioni psicologiche, lo stress, la preoccupazione, le cure altrui influiscono sulla risposta ai trattamenti o in certi casi sul contrarre o meno una malattia. Il fatto che non siano in grado di agire di conseguenza in tutti i casi può avere spiegazioni varie, in buona parte dovute alle condizioni di lavoro in cui si trovano ad operare, ma questo non significa che non lo sappiano.
    Allo stesso modo, tutti i medici sanno benissimo che l’essere umano va visto nella sua complessità e non come una somma di organi. I medici ti diranno di non fumare, di avere una dieta sana, di riposarti; gli studi sui benefici dell’attività fisica, dell’aria aperta, e così via non si contano, come non si contano gli studi che cercano di stabilire quali stili di vita o condizioni ambientali fanno ammalare di più le persone. Questa visione d’insieme c’è già: ma deve essere sostenuta anche da dati, altrimenti chiunque può dire qualsiasi cosa.
    Negli ospedali alle volte fanno entrare persino i clown per rallegrare i pazienti e aiutarli a guarire. Tutte queste cose esistono.
    In inglese esiste una tecnica retorica chiamata “strawman argument”: si prende una visione caricaturale dell’avversario e delle sue posizioni e si usa quella per smontarlo. Pur con tutti i suoi limiti, che da un certo punto di vista sono anche insormontabili, la medicina tende a dare conto sia della complessità dell’individuo sia di regole più o meno conosciute che determinano il funzionamento degli organi, le patologie e i trattamenti. Fingere che non sia così è disonesto, anche se poi in tanti casi questa consapevolezza non viene applicata – ma questo e un altro problema.

  37. «The available evidence is not compelling and fails to demonstrate that homeopathy is an effective treatment for any of the reported clinical conditions in humans»
    Guarda che questa frase significa proprio ciò che ho scritto io: le risultanze sperimentali disponibili non sono convincenti e falliscono nel dimostrare che l’omeopatia è un trattamento efficace per una qualsiasi delle condizioni cliniche riportate negli esseri umani.
    ‘Fallire nel dimostrare’ non equivale a dire ‘dimostrare il contrario’ in ambito scientifico: che le risultanze sperimentali non riescano a dimostrare non vuol dire che il fenomeno non esista. La gravità esisteva anche prima di Newton, così come l’effetto dell’acido acetilsalicilico prima del 1970.
    E’ ben altra cosa, scientificamente, dimostrare che l’omeopatia non curi: questa è l’unica tua affermazione su cui non concordo.

  38. Forse ho fatto male a estrapolare una frase, ma non posso obbligare nessuno a leggersi decine di pagine di studio 🙂 (Io non le ho lette proprio tutte, lo ammetto, ma un bel po’ sì)
    Lo studio sostiene, come poi riassume in quella frase, che gli studi di alta qualità scientifica smentiscono il funzionamento dell’omeopatia, mentre ci sono alcuni studi più scadenti che in alcuni casi ne sostengono il funzionamento. Fallire nel dimostrare significa provare a dimostrare e non riuscirci. Quelli che hanno provato a dimostrare l’efficacia dell’omeopatia non sono riusciti a portare studi attendibili; quelli che ne hanno dimostrato l’inefficacia hanno portato studi di qualità più elevata.
    Questo è quello che dice l’analisi. Quindi, in sostanza, secondo gli studi più attendibili l’omeopatia NON funziona.

  39. Comunque, non confondere spiegare e dimostrare. Magari secoli fa non si riusciva a spiegare perché la mela cadeva, ma tutti vedevano che il fatto si verificava. Qui si sta parlando di dimostrare un fatto (le cure funzionano), non spiegare perché. Il fatto del funzionamento delle cure non è stato osservato.

  40. L’articolo l’ho letto fino alla frase incriminata. Nessuno scienziato si sognerebbe mai di asserire che una teoria non funziona se non ne trova la prova matematica che la confuta. Nel caso della medicina omeopatica, bisognerebbe dimostrare che l’effetto delle terapie è *sempre* inutile, è ciò è di difficile realizzazione.

    Nella pubblicazione che hai citato c’è pure scritto: «The evidence reviewers acknowledge that a limitation to this overview was the assessment of ‘effectiveness’ based on statistical significance and not clinical significance. This was, however, necessary due to the poor reporting and lack of analyses by the included systematic reviews and primary studies. Without the reporting of intervention effects, decisions could not be made about the clinical importance of the intervention.»
    E’ – come sostenevo – una ricerca il cui oggetto sono i trials scientifici che cercano di dimostrare l’efficacia dell’omeopatia, e non gli effetti clinici omeopatia. Dal risultato che dallo studio dei trials analizzati non è possibile evincere in quei casi l’efficacia delle cure omeopatiche, non è possibile implicare necessariamente che l’omeopatia non funziona, come dici tu ( in linguaggio logico-matematico il fallimento di alcuni trials è una condizione necessaria, ma non sufficiente, a dimostrare il non funzionamento dell’omeopatia).
    Se fosse così semplice, non ci sarebbe tutta la polemica che da secoli accende la comunità scientifica (e non solo) su questo tema.

  41. Riguardo alla frase da te citata, la significatività clinica è più importante di quella statistica, e l’evidenza clinica non c’è. Il fatto che non si riescano a trovare buoni studi che provino il funzionamento dell’omeopatia, cioè in quel caso studi che diano informazioni cliniche attendibili, mentre gli studi di alta qualità non riscontrano alcun effetto, è una prova ulteriore della sua inefficacia. Infatti la conclusione dello studio, nel suo complesso, è negativa nei confronti dell’omeopatia e non la consiglia. Questo è quello che dicono gli autori.
    Nella scienza l’onere della prova è su chi afferma qualcosa, non su chi lo nega. In medicina l’onere della prova è su chi afferma che una terapia funziona. Dici di avere una terapia? D’accordo, provamelo. Se non ci riesci non prescriverò la tua terapia. Se poi addirittura io faccio uno studio, in questo studio risulta che la tua terapia non funziona, a maggior ragione non ne vorrò sapere più.
    Questo è quello che si è verificato negli studi presi in esame:
    – positivi o dubbi nei confronti dell’omeopatia, ma qualità insufficiente
    – negativi, qualità buona
    Se non ti basta il fallimento degli esperimenti di qualità più elevata per concludere che una terapia non funziona, cosa ti potrebbe mai convincere? Qui veramente entriamo nel campo della religione e della fede cieca in qualcosa. E io mi arrendo.
    Aggiungo, e poi davvero penso che l’argomento sia stato sviscerato a sufficienza, che la comunità scientifica non è divisa sull’omeopatia: sono semmai divisi i pazienti, ma questo è un altro discorso.

  42. Una negazione è, di fatto, un’affermazione negativa.
    Col metodo scientifico è molto più facile dimostrare un’affermazione positiva che una negativa.

  43. Sono (ovviamente) d’accordo con UnUomoInCammino. Dal punto di vista del formalismo logico-matematico negare la proprietà P(x) vuol dire dimostrare che P(x) è non vera (cioè affermare la falsità di P(x)).
    Forse qualche esempio può rendere tutto più chiaro. La Terra non sembra in rotazione su se stessa: se si eccettuano alcuni fenomeni particolari, come le forze di Coriolis, un terrestre sprovveduto è portato a pensare che sia immobile o in moto rettilineo uniforme nello spazio, e che siano gli astri a ruotarle intorno, generando l’alternarsi del giorno e della notte o delle stagioni. Gli scienziati che hanno provato a confutare la teoria dell’immobilità terrestre hanno dovuto penare non poco per dimostrare che chi la affermava era in errore: si è dovuti attendere fino all’esperimento dei gravi a Bologna di Giovanni Battista Guglielmini alla fine del ‘700 (!) per poter asserire, una volta per tutte, che davvero era la Terra a ruotare su se stessa, e non gli astri a ruotarle intorno. Parliamo solo di 3 secoli fa, non di evi o ere geologiche, e Galileo e Copernico erano già passati da un bel pezzo.
    Nell’ambito scientifico chi asserisce una tesi deve necessariamente dimostrarla, teoricamente o empiricamente a seconda della disciplina. Non esiste l’onere della prova, non siamo in tribunale. Se partiamo senza alcun giudizio o preconcetto (cioè senza dare per scontato a priori che la medicina omeopatica non funzioni) e ci troviamo davanti al fenomeno delle migliaia di persone che da almeno due secoli si curano – molte con successo – omeopaticamente, un ricercatore onesto intellettualmente dovrebbe adoperarsi per dimostrare sia l’eventuale efficacia del metodo omeopatico, sia la sua eventuale inefficacia.
    In campo medico ciò è già abbastanza difficile per quanto riguarda la medicina tradizionale (valga quale esempio il caso dello scandalo Tamiflu: 500 milioni di sterline per un farmaco considerato all’epoca dalla medicina tradizionale ufficiale come l’indispensabile presidio contro l’influenza suina e l’aviaria, e ora giudicato ‘inefficace’ e con gravi effetti collaterali da un gruppo di ricercatori medici indipendenti); figuriamoci per la medicina omeopatica, la cui pratica è quasi impossibile da ridurre ai trials tradizionali a doppio/triplo cieco, perché basata fondamentalmente sul rapporto medico-paziente (gli omeopati sono soliti rivendicare: «noi curiamo i malati, non le malattie»).
    Tutti gli articoli che si trovano in giro sulla questione sono da una parte lavori scientifici che:
    – o cercano di dare basi biochimiche all’omeopatia (ma senza grande credito da parte della comunità scientifica, perché basati su fenomeni che avvengono oltre il misurabile empiricamente, come nel caso delle diluizioni, e anzi sono in netto contrasto con il senso comune);
    – oppure cercano di inferire statisticamente l’efficacia del trattamento omeopatico, basandosi su statistiche cliniche di pazienti trattati con successo con farmaci omeopatici (eseguiti però utilizzando rilevazioni non conformi a quelle previste dai protocolli di sperimentazione medica a causa delle interazioni medico/paziente).
    Dall’altra parte ci sono invece i lavori che confutano gli articoli pro-omeopatia, criticandone essenzialmente la metodologia di laboratorio (misurazioni non riproducibili, condizioni sperimentali al contorno non definite, misurazioni ripetute e non più ripresentatesi, etc.) oppure di rilevazione statistica non ortodossa (campioni polarizzati, mancato isolamento, povertà del campione, etc.).
    Mentre il «circo accademico» va avanti, migliaia di persone nel frattempo continuano a curarsi con l’omeopatia. Dal momento che non si riesce a trovare un esperimento che verifichi o falsifichi definitivamente la medicina omeopatica, discuterne diventa una guerra di religione, tra coloro i quali hanno amici, familiari o conoscenti che l’hanno provata con successo; e coloro i quali invece – giustamente, perché non hanno evidenze scientifiche a favore – non credono al nesso di casualità cura ⇒ guarigione, e ricordano che un solo caso non fa scuola, oppure che non esistono prove che la guarigione sia invece imputabile a cause terze, per non parlare poi della cattiva qualità dei lavori scientifici a sostegno dell’omeopatia, etc. etc.

    Io di certo non ho le prove per dimostrare che la medicina omeopatica funzioni; anzi, essendo abituato a guardare il dato, mi è più facile pensare che difficilmente essa potrebbe mai funzionare. Però mi è capitato, nel corso dei miei studi, anche di avvicinarmi a fenomeni paradossali per il nostro senso comune (lo scorrere del tempo che dipende dalla tua velocità, particelle che superano impossibili barriere di potenziale alte quanto le vuoi, elettroni che interferiscono con… se stessi!) che sono alla base di tante tecnologie che usiamo quotidianamente; eppure essi accadono, per quanto lontani possano sembrare dall’essere possibili. Questa sedimentata cultura del «diffidare del senso comune», unita alla stima per tante persone che utilizzano o erogano cure omeopatiche, fa sì che il mio scetticismo si mantenga a freno, e resti in attesa di una prova sperimentale che confermi o affondi definitivamente l’omeopatia. Nel frattempo, non vedo come o perché dovrei vietare/dissuadere di curarsi omeopaticamente (o con l’agopuntura) a persone che lo fanno da tempo con ottimi risultati.

    Scusami se sono stato prolisso, ma cerco sempre di fare in modo di non essere frainteso.

  44. I sistemi complessi non sono modellabili e descrivibili con un insieme di teorie rigorose, con una base assiomatica (molto) ridotta e poi con uno sviluppo inferenziale basato sulla logica aristotelica.
    Ad esempio il concetto di mucchio di sassi sfugge ad una definizione rigorosa.
    Ad esempio l’innamoramento esiste anche se non è dimostrabile.
    🙂

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