qualcosa di concreto

So che ci sono alcuni tra i lettori del blog che sono molto preoccupati dalla questione della crescita della popolazione. Come si sarà capito, lo sono anch’io, al punto da pensare che sia la maggiore emergenza che ci troviamo ad affrontare, perché racchiude tutte le altre – devastazione ambientale di ogni tipo, instabilità, carestie, deterioramento della qualità della vita… Non voglio suggerire che risolto quel problema si risolva tutto; smettere di crescere di numero e iniziare a decrescere è una condizione necessaria ma non sufficiente per affrontare le sfide che ci troviamo davanti.

Essendo io molto preoccupata, mi chiedo cosa si possa fare di concreto a parte inveire sul blog. Da un lato, convincere le donne che fanno molti figli a farne meno è il modo più etico per ridurre la popolazione e porta benefici alle donne, ai bambini e alle società nel loro complesso, sia quelle povere che quelle ricche. È quindi una delle rare soluzioni le cui controindicazioni sono infinitamente minori dei vantaggi. D’altro lato, tutti i valori su cui si basa non solo la civiltà occidentale, ma più o meno tutte le società del mondo nonché la stessa nostra biologia oppongono resistenza all’idea di decrescere demograficamente, anche se questo è razionalmente desiderabile e necessario. Quindi convincere le persone dell’ovvio e del logico è incredibilmente difficile. La prima cosa da fare, quindi, è lavorare incessantemente per cambiare il punto di vista, tartassando media, politici, autorità religiose, conoscenti (se ve la sentite) ogni volta che viene fuori l’argomento.

Un’altra cosa che ho pensato che si potrebbe fare è sostenere materialmente chi si impegna a fare qualcosa in merito. Navigando su internet ho conosciuto queste associazioni, anche se non ne ho avuto esperienza diretta:

Population Media Center: usa le soap opera televisive e radiofoniche per cambiare gli atteggiamenti degli ascoltatori o spettatori nei confronti di temi quali le malattie sessualmente trasmissibili, i contraccettivi, il traffico di minori, i diritti delle donne… Colonialismo culturale, si dirà, ma a me non sembra: hanno programmi anche negli Stati Uniti e in ogni paese lavorano con autori e attori del posto, cercando di capire il contesto culturale e di adeguarvisi, anche perché se no le loro storie non sarebbero sentite come vere da chi ascolta.

NSVI (no-scalpel vasectomy international: questa è un’associazione estremamente specifica che secondo me svolge un servizio preziosissimo, offrendo vasectomie gratuite a uomini di paesi poveri che non vogliono più avere figli (e che da quanto ho capito ne hanno già avuti) e sono stati preventivamente informati sull’operazione. Su questo blog c’è già stata una discussione in merito, ma io approfondendo il lavoro di questa associazione mi sono convinta che il loro lavoro è del tutto meritevole. La mancanza ad esempio di contraccettivi nelle Filippine, esclusivamente colpa della chiesa cattolica che ha fermato una legge per anni e ora l’ha impugnata, è una tragedia umanitaria. Di recente ho scoperto che la vasectomia a scopo contraccettivo in Italia è quanto meno scoraggiata. Solo che almeno noi abbiamo accesso ad altri tipi di contraccettivi: c’è chi non ha neanche quello. E poi sarebbe ora di smetterla di scaricare tutto il peso sulle donne, e di coinvolgere anche gli uomini.

Population Matters, nel Regno Unito (o iu-chei come dice Renzi) e Ecopop, in Svizzera, svolgono attività di sensibilizzazione e campagne sul tema della popolazione e della riduzione dell’immigrazione, in un’ottica anti-razzista e basata sui fatti. In Italia c’era un’associazione, Rientro Dolce, ma a quanto ho letto sul loro sito non è più attiva. Penso che fondare un’associazione su questo tema, in Italia, sarebbe necessario e una bella boccata d’aria in un dibattito sterile tra opposti estremismi. Se qualcuno decide di farlo mi faccia sapere, sarei interessata 🙂

Comunque, quello a cui volevo arrivare è che chi è interessato al tema forse può fare qualcosa contribuendo alle associazioni che se ne occupano. Anche per ridurre la frustrazione nel vedere che le cose peggiorano di giorno in giorno e tutti se ne fregano.

E a proposito di donne e riproduzione, recentemente ho letto un bel libro a fumetti sulle donne dello Yemen, basato sugli incontri e le ricerche di una fotografa italiana. L’autore è un mio parente, ed è così che ho incontrato questo testo, però siccome mi è piaciuto molto ho pensato di fare un po’ di pubblicità familista non richiesta. Tra l’altro lo Yemen dev’essere un posto molto affascinante. Probabilmente non esiste un posto non affascinante.

Il libro comunque tratta della condizione della donna in questo paese in maniera intelligente e sfaccettata, aiutandoci a capire perché è così difficile ribellarsi e quali possono essere modi intelligenti di farlo, e ricordandoci che dietro ogni oppressione c’è la complicità dell’oppresso, dettata da paura, ignoranza, lavaggio del cervello, ma anche da valori nobili quali il senso del dovere, la gratitudine e l’amore.

E a proposito di donne e oppressione, faccio un altro excursus. Ad un certo punto nel libro una donna yemenita fa il solito discorso che fanno certe donne, e anche uomini, non occidentali: sì, va bene, noi ci dobbiamo velare, ma almeno non dobbiamo come voi essere sempre belle e sensuali. Non abbiamo quell’ansia lì, non dobbiamo per forza vestirci attillate, truccarci, esporci. Leggendo queste cose avrei voluto saltare nel libro e rispondere a questa donna. Siccome non potevo lo faccio qui.

Non è la stessa cosa. È vero, non è il massimo neanche nella nostra società, dove le diseguaglianze rimangono,  il femminicidio è un problema irrisolto ed effettivamente ci si aspetta che una donna sia bella, sensuale, giovane, curata. La differenza è che noi siamo libere. Se io non voglio depilarmi, non voglio mettermi il reggiseno e non voglio truccarmi qualcuno storcerà il naso, non mi prenderanno a fare la cameriera, e magari ci sarà chi me lo farà pesare, però io resterò libera di scegliere e magari troverò pure marito, se è quello a cui ambisco. C’è una bella differenza.

E poi, come mostra questo libro, più copri la donna e più ti preoccupi di cosa c’è sotto. Certo, certi atteggiamenti fastidiosi e predatori non ci sono risparmiati neanche qui, ma di sicuro non devo aver paura di mostrare la mia faccia peccaminosa: ci sono tutti abituati e si può anche andare oltre. Se invece passa l’idea che il corpo e il volto di una donna sono fonte di tentazione, questa donna non sarà mai nascosta abbastanza: nel libro un ragazzo presentato come moderno fa una scena di gelosia alla sua fidanzata, che porta il niqab, perché gli occhi sono truccati e lei si muove molto, e gli uomini lo notano. Sotto quella palandrana nera! Andiamo in giro nudi e facciamoci l’abitudine, piuttosto.

Io non sopporto chi trova queste cose accettabili e cerca un equivalente occidentale per dimostrare che anche noi siamo oppresse. Sì, ogni tanto, ma molto meno. Io sono contenta di essere nata qui, come donna. Io voglio che tutte le donne del mondo siano libere di scegliere come lo sono io.

15 risposte a “qualcosa di concreto

  1. A parte il sostegno alle associazioni (che in un modo o nell’altro manifestano invariabilmente una doppiezza e un viscidume che è perfino arduo descrivere) ho già fatto e faccio tutto quello che consigli. Vasectomia compresa, pur non avendo figli. Diciamo che sono un discreto… “integralista” e che, come tale, posso permettermi di essere molto critico verso chi indossa una maglietta verde e per questo s’atteggia ad ambientalista. Il riferimento non è a te, che non conosco, ma a chi effettivamente fa cose del genere (e sono non tanti, ma tantissimi; direi la maggior parte di chi si dice “ambientalista”).

  2. Qualche mese fa ho ascoltato su Radio3 un dibattito letterario in cui una partecipante difendeva le ragioni del velo islamico. Sosteneva, indossando ella stessa il velo, che gli occidentali sbagliano ad imporne il divieto, perché tante donne islamiche lo indossano consapevolmente per svariati motivi (moda: soprattutto nel Regno Unito; indiscusso strumento seduttivo; difesa nell’essere giudicata/considerata prevalentemente quale oggetto sessuale). Cosa succederebbe – argomentava – se qui in occidente si tirasse il velo ad una sposa o ad una suora? Tale gesto sarebbe considerato sicuramente una prevaricazione.

    La giovane scrittrice, parlando per sé, spiegava che viveva il velo islamico come un modo per potenziare l’espressione della sua intellettualità, in quanto l’interlocutore maschile, non distratto dalla sua femminilità – soprattutto nel mondo islamico – avrebbe in tale modo prestato maggiore attenzione alla forza del suo pensiero, piuttosto che al suo essere femminile. Il velo come lente d’ingrandimento dell’intelligenza femminile, l’intelletto prima della corporeità.

    E’ stato davvero divertente quando ha ammesso – devo dire con grandissima onestà intellettuale – che al termine di una delle sue solite perorazioni del velo islamico qui in Italia, uno spettatore l’ha raggiunta al termine del dibattito e le ha dichiarato: «Sarà anche vero quello che dici, ma io sono stato così preso a fissarti il velo per tutto il tempo, che non ho proprio fatto caso al tuo discorso!»

    Per me la sensualità è un fenomeno che è ridestato da stimoli esterni, ma è totalmente psichico: a volte troviamo irresistibilmente attraenti/seduttive persone che magari non sono propriamente nate sotto gli auspici di Venere, mentre restiamo indifferenti davanti ai bellissimi di turno, per quanto essi siano svestiti. Di fronte alla natura psichica della libido, allora a cosa serve il velo? La vita e il tempo pongono già tante limitazioni al nostro essere, che aggiungerne ulteriori mi sembra davvero controproducente.

  3. gaiabaracetti

    Premetto subito che sono contraria alla proibizione del velo tanto quanto sono contraria alla proibizione di prostituzione e pornografia (se e solo se volontarie e non coatte). Anche se io non sono d’accordo, una donna deve poter disporre del proprio corpo come vuole.
    Sono invece favorevole all’obbligo di mostrare il volto se si svolge un certo mestiere o se ragioni di sicurezza momentanee lo richiedono.
    Detto ciò, trovo le donne che giustificano il coprirsi veramente avvilenti. È il classico caso dell’oppresso che razionalizza la propria oppressione. È vero che alle volte la bellezza distrae, ma questo è un problema di chi si fa distrarre, e soprattutto, come dici tu, la bellezza è soggettiva ed è persino qualcosa a cui ci si abitua. Una bella stupida sarà smascherata presto e una bella intelligente, semplificando, riuscirà a far passare le sue idee anche se all’inizio tutti saranno distratti dal suo aspetto. Idem per gli uomini. Che Guevara non era solo un bel tipo.
    L’esempio delle suore calza a pennello: infatti le suore si devono coprire i capelli e i preti no. Questo è un retaggio degli stessi due pesi e due misure di cui stiamo faticosamente cercando di liberarci e che rimproveriamo a tante società islamiche. Come sottolinei tu, il desiderio è soggettivo e non ha senso cercare di identificare un singolo universale oggetto del desiderio e nascondere quello. A qualcuno piaceranno i capelli, ad altri gli occhi, ad altri le movenze… cosa facciamo, copriamo tutto e ammazziamo quelle a cui sfugge un pezzettino?
    Quello che io trovo ripugnante è che si scarichi l’intera responsabilità del desiderio sessuale sulla donna. La donna è oggetto del desiderio, quindi si deve mascherare, l’uomo, poverino, non può fare a meno di guardare e quindi non solo non è colpevole se si fa distrarre, ma deve persino essere protetto dalla tentazione! Assurdo. Adesso anche l’uomo sta diventando oggetto sessuale, e questo non è il massimo, ma almeno sta passando l’idea che il desiderio che una donna o un uomo omosessuale può provare verso un uomo è simile ed equivalente al desiderio che un uomo o una donna lesbica (di cui tutti si dimenticano) può provare per una donna.
    Allora, o si coprono entrambi i sessi, oppure si lascia ognuno libero di farsi guardare come e quanto gli va. Se poi vorrà mantenere un aspetto dimesso perché si sente a suo agio, affari suoi, ma non ne faccia una bandiera. Sono scelte personali.
    Io non vado in televisione a difendere le mie eventuali accollature, perché non interessano a nessuno. È vero, vestirsi è un atto politico, ma quando si tratta di obblighi diventa solo l’accettazione di un’oppressione.

  4. Ma poi, che discorsi! A me distrae parlare con gente che ha il prezzemolo tra i denti, e allora cosa facciamo, un libro sacro con imposizione di museruola?
    Purtroppo non trovo il testo online, ma io sottoscrivo pienamente al concetto espresso da uno dei Monologhi della vagina: “La mia minigonna non ha niente a che vedere con te.”
    Magari la metto perché è bello sentire il vento sulle gambe, perché piace a me, perché mi va… e voi uomini che pensate che sia un messaggio per voi, siete fuori strada.

  5. Questa del prezzemolo tra i denti me la ricorderò fino a quando crepo!

    Io invece trovo (da uomo) davvero avvilente il paradigma in base al quale ogni donna va considerata come un potenziale oggetto sessuale, per cui copriamola perché altrimenti non si sa cosa ci suscita, come si reagisce e dove si va a finire. L’uomo in tal modo è ridotto ad un banale trasduttore con funzione d’ingresso “vedo una donna” e funzione d’uscita “sono tutto eccitato” e, per quanto possa essere più banale la psiche maschile rispetto a quella femminile, non credo proprio che sia così, se si eccettuano quei casi che entrano per l’appunto nel novero delle patologie a sfondo sessuale.

    Il problema – a mio avviso – è che al giorno d’oggi i modelli sociali in voga promuovono questo paradigma (non sei sufficientemente virile se non manifesti con qualche apprezzamento una donna appariscente), e lo stesso accade per il sesso opposto (non sei sufficientemente femminile se, quando passi, qualcuno non gira la testa o ti ammicca in qualche modo). E allora vai con gli apprezzamenti pesanti, i fischi, e le sbruffonate da una parte; e dall’altra le scollature ombelicali, le minigonne ascellari, e le magliettine con su scritto “Good girls go to heaven, bad girls go everywhere.”

    Il problema è che ci rimettono quelle che vogliono mettere le minigonne *solo* per sentire il vento sulle gambe (che bella immagine hai trovato), così come quelli che tirano dritto senza girare la testa (eh, ma ce l’hai le palle? l’hai vista a quella?).

  6. gaiabaracetti

    L’immagine non è mia, è del testo che non trovo 🙂 Anche se sottoscrivo pienamente, uno dei motivi per cui è bello potersi scoprire è la sensazione del sole o del vento sulla pelle (come uno dei buoni motivi per non mettersi le minigonne quando viaggi in treno è non appiccicarti ai sedili).
    La prima storia del libro sullo Yemen che ho citato è quella di una giovanissima donna, già moglie e madre, che fa arrabbiare il marito semplicemente perché le piace aprire la finestra e sentire l’aria sul viso scoperto – e così “si mostra”. Poverina…

  7. gaiabaracetti

    Comunque sono d’accordo, alla fine l’idea di coprire le donne svilisce non solo le donne ma anche l’uomo, riducendolo a mero animale arrapato a comando.

  8. Gaia, io ho aderito, da quando mi sono sviluppato, al “Movimento per l’Estinzione Umana Volontaria” (VHEMT.org) e cerco di fare proseliti quando posso: è abbastanza concreto? 😛

  9. gaiabaracetti

    Molto interessante il sito. Non posso dire di sognare un mondo in cui non ci sono più esseri umani, però. Molti meno, sì. Nessuno, no. Ma appoggio totalmente chi decide di non riprodursi. Io devo ancora compiere la mia scelta.

  10. L’emancipazione e la qualità delle vite delle donne è massimamente ecologico, è condizione di giustizia e… direi, di salvataggio del mondo e il primo mezzo contraccettivo.
    Ora ho quasi cessato di studiare il tantra, ma tempo addietro, quando lo facevo, mi rendevo conto che ogni libro di tantra era un libro di sociologia (sovversiva) e di ecologia.
    Le critiche del tantra sull’asservimento della Donna, sul suo degrado a capitale di produzione di pargoli per il patriarca padrone, sul fatto che questo patriarcalismo misogino, sessuofobo, ecocida, permeasse completamente tutta la cultura, le norme, le consuetudini, la (in)cultura erano più unanimi che comuni.
    La Donna e Gaia sono solo manifestazioni diverse della Vita e del sacro.
    gli attacchi e la violenza alla Donna e gli attacchi e la violenza a Gaia vanno sempre insieme, sono la stessa cosa.

    Tempo addietro lessi su http://www.rientrodolce.org un documento che testimoniava che i piani per i diritti sessuali, di salute ed integrità genitale, riproduttiva, sessuale e per la libido delle donne che, richiedono la cosa più semplice e assolutamente indispensabille, fondamentale: l’arbitrio nella scelta della riproduzione, la disponibilità di mezzi di contraccezione e il diritto all’aborto (e visto che gli oneri della riproduzione e dell’allevamento ricadono sulla donna è assolutamente giusto che le donne abbiano l’ultima parole e l’arbitrio in contraccezione e aborto) che l’ONU cercava di introdurre in vari paesi del terzo e quarto mondo, furono ferocemente osteggiati da tutti gli stati teocratici e fondamentalisti (USA, Iran, Vaticancro, Arabia Saudita, Pachistan, Indonesia, Israele, etc.) che minacciarono di tagliare i propri contributi all’ONU se questi piani fossero stati realizzati.

    Ancora una volta esiste un gravissimo sostegno ideologico e politico delle religioni patriarcali, (della “mano destra”) e, in particolare, di quelle monoteiste, alla crescita della zootecnia umana.

    Le religioni rimangono l’oppio delle menti e i primi fattori di distruzione di Gaia.

    E’ da tempo che sto cercando di capire come destinare il mio 0.8% che ora finisce a Greenpeace che ha un assordante silenzio sul problema della crescita demografica.
    Se ci fosse una qualche onlus che lavora su contraccezione e riproduzione sostenibile, decrescita demografica e diritti delle donne, loro emancipazione, non esiterei un secondo a destinare ad essa il mio 0.8%.
    La prima ecologia è la decrescita demografica.
    Tutto il resto è, in confronto alla gravità della bomba demografica, sono paliativi.

  11. Prova a scrivere su un motore di ricerca “Italia crescita popolazione associazione” o affini. Io ancora non ho trovato una singola associazione che se ne occupi. Rientro Dolce non è più attiva. E di associazioni, in questo paese, ce n’è in abbondanza. Solo non su quello, e gli ambientalisti se ne fregano. Io non ne posso più di di ricevere mai del WWF “salva il grazioso leprotto maculato” “regala un unicorno a Natale” – ma come pensano di salvare dall’estinzione queste specie se non affrontano il problema causato dalla nostra???
    Inizio a pensare che questa associazione bisognerà fondarla, sul modello di quelle straniere che conosco e che ho segnalato, e che io non trovo viscide. È che ora come ora non ce la farei a fare anche questo.
    Il mio 8xmille è già prenotato da Radio Onde Furlane (che lo merita e comunque ogni tanto mi assume), ma ho lo stesso problema riguardo alle elezioni europee: i partiti che mi rappresentano di più vogliono aumentare l’accoglienza degli immigrati, quelli che vorrebbero fare lotta all’immigrazione lo fanno per i motivi e con i modi sbagliati e comunque non mi rappresentano in tutto il resto. A chi dare il mio prezioso voto?

  12. Guarda, sul voto è un disastro.
    io, rispetto a te, ritengo che per tamponare lo tsunami migratorio (è necessario in casi gravi lavorare anche a livello sintomatologico) è necessario arrivare anche a provvedimenti estremamente radicali, violenti e se necessario, temporaneamente disumani. Ma questo è e deve essere solo emergenziale, non si può pensare di risolvere il problema solo con la chirurgia non lavorando sulle cause: uno problema così grave e complesso deve essere aggredito da molteplici fronti.

    Sul voto alle europee
    Era diventato un commento troppo lungo, lo scriverò a mo’ di pagina.

  13. gaiabaracetti

    Aggiornamenti sulla legge delle Filippine e l’opposizione della chiesa.

  14. gaiabaracetti

    230 donne morte ogni 100,000 parti, eppure la Chiesa è “per la vita”. Quanto mi fa arrabbiare…

  15. La chiesa cattolica è uno dei monoteismi e quindi misogina.
    Perciò:
    – la donna è, con la prole, di proprietà del patriarca
    – la donna è meno importante della prole che ella gli deve produrre
    Quindi in caso di problema in caso di parto le disposizioni sono chiarissime.
    E’ la donna a morire non il nascituro.

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